Il colera sta tornando più forte di prima. Ad annunciarlo è il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, riferendosi in particolare alle epidemie che stanno colpendo la Siria e Haiti. Ma la malattia non conosce confini e sono sempre di più gli Stati che segnalano focolai e fanno richiesta di vaccini, che però sembrano non tenere il passo con la domanda.
COS’È IL COLERA E COME SI PRENDE
Il colera è una grave infezione intestinale che si trasmette per contatto orale (diretto o indiretto) con feci, alimenti o acqua contaminati. Se non trattato adeguatamente, può provocare disidratazione e complicazioni che si possono rivelare letali.
PERCHÉ L’OMS È PREOCCUPATA
“Nell’ultimo anno abbiamo assistito a un preoccupante aumento di focolai in tutto il mondo, dopo anni di calo dei casi. Solo nei primi 9 mesi [del 2022, ndr], sono 27 i Paesi che hanno segnalato focolai – ha detto Tedros -. La situazione si sta evolvendo in modo allarmante e si sta espandendo in nuove aree”.
Oltre ai numeri quello che teme l’Oms è la letalità più alta della malattia. “Non solo stiamo assistendo a più focolai – ha avvertito il Dg – ma anche a focolai mortali”.
I DATI
I dati dell’Oms, giudicati ‘limtati’ dal suo stesso Dg, mostrano che il Case Fatality Rate, ovvero il tasso medio di letalità, dall’inizio di quest’anno è quasi 3 volte superiore a quello degli ultimi 5 anni.
Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), i principali focolai in corso, stando all’ultimo aggiornamento del 24 agosto 2022, sono stati segnalati da Afghanistan, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Nigeria.
Fino a quella data sono stati segnalati in tutto il mondo circa 39.857 casi sospetti, tra cui 114 decessi.
OCCHI PUNTATI SULLA SIRIA…
Come ha fatto notare Tedros, il colera si nutre “di povertà e conflitti” e non a caso uno dei Paesi che sta pagando il prezzo più caro è la Siria, dove “sono stati segnalati oltre 10 mila casi sospetti solo nelle ultime 6 settimane”. Il focolaio, scrive Ansa, si trova nel nord del paese, nelle zone tra la metropoli settentrionale di Aleppo e il fiume Eufrate.
Si tratta della prima epidemia di colera in questi undici anni di guerra. Per l’Oms la situazione è “allarmante” e la carenza di acqua potabile così come la distruzione delle infrastrutture idriche – tutte conseguenze del conflitto – stanno stremando la popolazione.
Dopo undici anni di guerra, secondo l’Onu, quasi la metà dei siriani dipende da fonti d’acqua alternative, molto spesso inquinate, mentre almeno il 70% delle acque reflue non è trattata.
…E SU HAITI
Versa nelle stesse disastrose condizioni un altro Paese in continuo bilico. Haiti “si stava preparando a essere certificato come libero dal colera entro la fine dell’anno”, ha detto Tedros, ma dopo oltre 3 anni senza casi negli ultimi giorni sono di nuovo ricomparsi.
“Sono stati ufficialmente segnalati 2 casi, e sono 20 i casi sospetti e 7 morti indagate in altre aree. Ed è probabile che il numero effettivo di casi sia significativamente più alto”, ha precisato il Dg.
Haiti, il Paese più povero del continente americano e uno dei più poveri al mondo, era già stato colpito nel 2010 da un’epidemia di colera che in due anni aveva provocato più di 9 mila morti e 800 mila malati.
NON SOLO GUERRA E POVERTÀ
Come se non bastassero guerra e povertà, anche i cambiamenti climatici hanno un ruolo nello scoppio di epidemie come questa. “Eventi climatici estremi come inondazioni, cicloni e siccità riducono ulteriormente l’accesso all’acqua pulita e creano l’ambiente ideale per la diffusione del colera”, ha ricordato Tedros.
Il Pakistan, per esempio, deve far fronte oltre ai focolai di colera anche di malaria e dengue a causa delle inondazioni che lo hanno colpito.
LA CORSA AI VACCINI
Una soluzione abbastanza semplice per tamponare il diffondersi del colera ci sarebbe, tuttavia, è più complessa di quanto dovrebbe: “Il colera può uccidere in poche ore, ma può essere prevenuto e anche curato facilmente con la reidratazione orale o antibiotici per i casi più gravi. Ma la realtà – ha spiegato Tedros – è che molte persone non hanno accesso a questi semplici interventi”.
Il Dg ha infatti detto che nel 2013 l’Oms e i suoi partner hanno creato una scorta internazionale di vaccini contro il colera e l’anno scorso ne sono state spedite 27 milioni di dosi, ma con questi ritmi “l’offerta non riesce a tenere il passo con la domanda”.