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Resistenza Antibiotici

Guerra, povertà e cambiamenti climatici ai tempi del colera

Secondo i dati Oms, finora quest’anno il tasso medio di letalità del colera è quasi triplicato rispetto agli ultimi 5 anni e sono 27 i Paesi che hanno segnalato focolai. Cosa sta succedendo e dove si sta diffondendo?

 

Il colera sta tornando più forte di prima. Ad annunciarlo è il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, riferendosi in particolare alle epidemie che stanno colpendo la Siria e Haiti. Ma la malattia non conosce confini e sono sempre di più gli Stati che segnalano focolai e fanno richiesta di vaccini, che però sembrano non tenere il passo con la domanda.

COS’È IL COLERA E COME SI PRENDE

Il colera è una grave infezione intestinale che si trasmette per contatto orale (diretto o indiretto) con feci, alimenti o acqua contaminati. Se non trattato adeguatamente, può provocare disidratazione e complicazioni che si possono rivelare letali.

PERCHÉ L’OMS È PREOCCUPATA

“Nell’ultimo anno abbiamo assistito a un preoccupante aumento di focolai in tutto il mondo, dopo anni di calo dei casi. Solo nei primi 9 mesi [del 2022, ndr], sono 27 i Paesi che hanno segnalato focolai – ha detto Tedros -. La situazione si sta evolvendo in modo allarmante e si sta espandendo in nuove aree”.

Oltre ai numeri quello che teme l’Oms è la letalità più alta della malattia. “Non solo stiamo assistendo a più focolai – ha avvertito il Dg – ma anche a focolai mortali”.

I DATI

I dati dell’Oms, giudicati ‘limtati’ dal suo stesso Dg, mostrano che il Case Fatality Rate, ovvero il tasso medio di letalità, dall’inizio di quest’anno è quasi 3 volte superiore a quello degli ultimi 5 anni.

Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), i principali focolai in corso, stando all’ultimo aggiornamento del 24 agosto 2022, sono stati segnalati da Afghanistan, Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Nigeria.

Fino a quella data sono stati segnalati in tutto il mondo circa 39.857 casi sospetti, tra cui 114 decessi.

Fonte: Ecdc

OCCHI PUNTATI SULLA SIRIA…

Come ha fatto notare Tedros, il colera si nutre “di povertà e conflitti” e non a caso uno dei Paesi che sta pagando il prezzo più caro è la Siria, dove “sono stati segnalati oltre 10 mila casi sospetti solo nelle ultime 6 settimane”. Il focolaio, scrive Ansa, si trova nel nord del paese, nelle zone tra la metropoli settentrionale di Aleppo e il fiume Eufrate.

Si tratta della prima epidemia di colera in questi undici anni di guerra. Per l’Oms la situazione è “allarmante” e la carenza di acqua potabile così come la distruzione delle infrastrutture idriche – tutte conseguenze del conflitto – stanno stremando la popolazione.

Dopo undici anni di guerra, secondo l’Onu, quasi la metà dei siriani dipende da fonti d’acqua alternative, molto spesso inquinate, mentre almeno il 70% delle acque reflue non è trattata.

…E SU HAITI

Versa nelle stesse disastrose condizioni un altro Paese in continuo bilico. Haiti “si stava preparando a essere certificato come libero dal colera entro la fine dell’anno”, ha detto Tedros, ma dopo oltre 3 anni senza casi negli ultimi giorni sono di nuovo ricomparsi.

“Sono stati ufficialmente segnalati 2 casi, e sono 20 i casi sospetti e 7 morti indagate in altre aree. Ed è probabile che il numero effettivo di casi sia significativamente più alto”, ha precisato il Dg.

Haiti, il Paese più povero del continente americano e uno dei più poveri al mondo, era già stato colpito nel 2010 da un’epidemia di colera che in due anni aveva provocato più di 9 mila morti e 800 mila malati.

NON SOLO GUERRA E POVERTÀ

Come se non bastassero guerra e povertà, anche i cambiamenti climatici hanno un ruolo nello scoppio di epidemie come questa. “Eventi climatici estremi come inondazioni, cicloni e siccità riducono ulteriormente l’accesso all’acqua pulita e creano l’ambiente ideale per la diffusione del colera”, ha ricordato Tedros.

Il Pakistan, per esempio, deve far fronte oltre ai focolai di colera anche di malaria e dengue a causa delle inondazioni che lo hanno colpito.

LA CORSA AI VACCINI

Una soluzione abbastanza semplice per tamponare il diffondersi del colera ci sarebbe, tuttavia, è più complessa di quanto dovrebbe: “Il colera può uccidere in poche ore, ma può essere prevenuto e anche curato facilmente con la reidratazione orale o antibiotici per i casi più gravi. Ma la realtà – ha spiegato Tedros – è che molte persone non hanno accesso a questi semplici interventi”.

Il Dg ha infatti detto che nel 2013 l’Oms e i suoi partner hanno creato una scorta internazionale di vaccini contro il colera e l’anno scorso ne sono state spedite 27 milioni di dosi, ma con questi ritmi “l’offerta non riesce a tenere il passo con la domanda”.

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