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Covid

Giro di soldi negli ospedali sui morti Covid? L’inchiesta della Rai

Perché in Italia ci sono così tanti morti nonostante le restrizioni cha ci sono? Sono tutti morti di Covid o sono morti con il Covid? Sono le domande al centro di un servizio della trasmissione di Rai2, ReStart.

 

Soldi, potere, avanzamenti di carriera. Un grande business e un cortocircuito burocratico di prima grandezza si intrecciano. Perché in Italia ci sono così tanti morti nonostante le restrizioni? Sono tutti morti di Covid o sono morti con il Covid? Chi ci guadagna e chi ci perde? E se oltre ai soldi, alla gestione di una montagna di denaro, centrassero anche i moduli Istat? Domande affrontate dalla trasmissione di Rai2, ReStart.

Al centro, un servizio firmato dalla giornalista Valentina Noseda.

“Molto spesso viene scritto morto di Covid quando nella realtà non lo è”. A che scopo? Il meccanismo lo spiega il dirigente di un ospedale romano: “Perché salga il numero dei positivi. La stessa cosa accade con i ricoveri: se un malato oncologico viene ricoverato, anche se non ha sintomi ma è positivo, diventa immediatamente un paziente Covid”. A chi conviene gonfiare i numeri? “È questione di soldi, potere e carriera. La si definisce “produttività” ma purtroppo si producono soltanto “molte false morti per Covid”. Sarebbero queste – secondo il medico –le ragioni di un numero sovrastimato di pazienti da parte degli ospedali. Strutture che, a partire dal 12 agosto 2021 e con effetto retroattivo, ricevono rimborsi per ogni ricovero Covid: 3.713 euro per un paziente ricoverato in area medica e 9.697 euro se ricoverato terapia intensiva, ha scritto ieri Milena Gababelli sul Corriere della Sera.

Ma c’è di più: “In alcune strutture ospedaliere si alterano i dati perché sperano che dimostrandosi in sofferenza per il Covid possano mettere le mani più facilmente sui soldi del Pnrr. Si stanno organizzando anche per assumere nuovo personale”. Secondo il dirigente medico intervistato da ReStart “il pubblico apre le strutture e la gestione del personale viene data ai privati”. “I positivi – conclude – servono per alimentare il sistema”. Dato che i soldi aggiuntivi per i ricoveri Covid partono dal giorno della degenza, se un paziente entra in ospedale perché si è rotto una caviglia e dopo giorni si scopre che è positivo il rimborso comincia dal primo giorno della degenza. Ovviamente tutto legale.

Ha senso? Come sottolinea Giuseppe Conforzi della Uil Fpl Lazio è una scelta che pone l’urgenza di un costante controllo della spesa; un controllo che può fare solo un organo terzo che monitorizzi costantemente il passaggio dei malati nelle strutture private accreditate e non accreditate. Perché di interessi e di soldi ne girano. E ne girano assai.

Rivela a Rai2 un sanitario che lavora nel privato: “A noi sono arrivate richieste dall’alto, dai direttori generali, dai direttori sanitari, di alterare le cartelle cliniche, scrivendo che il tampone è positivo o dichiarando come Covid casi sospetti. Per l’ospedale su 10 morti, 7 sono Covid. è già deciso”.

È notizia di mercoledì che il movimento Ucdl, Unione per le Cure i diritti e le Libertà, per il tramite del presidente Erich Grimaldi, ha depositato un esposto alle Corte dei Conti di Roma/Lazio, chiedendo di indagare su un ipotetico danno erariale derivante anche dal conteggio, come pazienti e defunti Covid, dei malati ricoverati per altre patologie e risultati incidentalmente positivi, sovrastimando i rimborsi agli ospedali.

Il bollettino di ieri, giovedì 27 gennaio, fa registrare 155.697 nuovi casi su 1.039.756 tamponi con un tasso di positività stabile al 15%. I decessi sono stati 389.

Non conosciamo le dimensioni del fenomeno di quanto denunciato dai sanitari alla Rai. Commenta il servizio Stefania Salmaso, epidemiologa, già direttore del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità: “Quando un paziente entra in ospedale con una gamba rotta e risulta positivo; anche se asintomatico chiaramente non viene ricoverato per il Covid però la sua gestione all’interno dell’ospedale è differente, perché non può essere messo in una corsia insieme ad altre persone. L’ospedale avrà un costo in più. Dal punto di vista amministrativo-gestionale può quindi essere corretto che sia segnalato come paziente Covid. Altra cosa è sostenere che ci siano addirittura dei decessi dichiarati per Covid in pazienti che neppure sono infetti”. Come si risolve tutto ciò? “Con dei flussi informativi obiettivi in tempo reale, dove i dati non sono autoriferiti ma certificati. È questa la grande speranza del Pnrr. che la digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale ci porti a trasparenza, a non riportare dati sbagliati o addirittura alterati”.

Per Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, è tra l’altro urgente uscire da una visione medievale della malattia: “Se un paziente entra in ospedale perché ha una gamba rotta e ha il Covid deve essere ricoverato in Ortopedia dove sarà allestita una zona per i pazienti infetti. Finché non faremo questo continueremo davvero a registrare la percentuale di morti più alta al mondo. Finché all’interno del modulo Istat si certifica la positività al tampone, quel decesso viene classificato automaticamente come morte per Covid”.

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