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Nome Vaiolo Scimmie Monkeypox

L’Oms cambierà nome al vaiolo delle scimmie (monkeypox), ecco perché

Un gruppo di scienziati ha chiesto all’Oms di cambiare al più presto il nome del virus del vaiolo delle scimmie o monkeypox per indicare l’epidemia che si sta diffondendo in tutto il mondo. L'episodio fa tornare alla mente quanto accaduto con il Covid-19 (e suscita qualche polemica)

 

A breve il virus del vaiolo delle scimmie, o monkeypox, cambierà nome. La decisione arriva in seguito alla denuncia di alcuni scienziati che ritengono “stigmatizzante” e “imprecisa” l’attuale denominazione.

Della modifica si occuperà l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

LA RICHIESTA DEGLI SCIENZIATI

Su Virological, un forum di discussione per l’analisi e l’interpretazione dell’evoluzione molecolare e dell’epidemiologia dei virus, un gruppo di scienziati ha pubblicato un articolo intitolato Urgent need for a non-discriminatory and non-stigmatizing nomenclature for monkeypox virus.

Nel testo, gli autori usano il nome “hMPXV” per indicare l’infezione umana e distinguerla da quella animale.

LE RAGIONI

L’appello di cambiare urgentemente il nome del virus è dovuto al fatto che gli esperti lo ritengono “inaccurato”, “discriminatorio” e “stigmatizzante” a causa dei riferimenti all’Africa occidentale e centrale, regioni che danno il nome ai due differenti ceppi del virus.

Gli autori, infatti, mettono in guardia da “una narrazione crescente nei media e tra molti scienziati che cercano di collegare l’attuale epidemia globale all’Africa, all’Africa occidentale o alla Nigeria” e criticano l’uso di foto di pazienti africani con lesioni da vaiolo.

A tal proposito, riferisce il documento, l’Associazione della stampa estera in Africa ha rilasciato una dichiarazione in cui esorta i media mondiali a smettere di utilizzare immagini di persone africane per evidenziare l’epidemia in Europa.

PERCHÉ RISCHIA DI PASSARE UN MESSAGGIO SBAGLIATO

“La percezione prevalente nei media internazionali e nella letteratura scientifica – si legge nell’articolo – è che il monkeypox sia endemico nelle popolazioni di alcuni Paesi africani. Tuttavia, è assodato che quasi tutti i focolai di monkeypox in Africa, prima dell’epidemia del 2022, sono stati il risultato di una trasmissione dagli animali all’uomo e solo raramente sono stati segnalati casi di trasmissione prolungata da uomo a uomo”.

Come ricordano gli scienziati, sebbene l’origine del nuovo focolaio globale di monkeypox sia ancora sconosciuta, “vi sono prove sempre più evidenti che lo scenario più probabile è che la trasmissione umana criptica attraverso i continenti sia in corso da più tempo di quanto si pensasse”.

LA RISPOSTA DELL’OMS

Non ha tardato ad arrivare la risposta del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, il quale ha dichiarato che l’organizzazione sta “lavorando con partner ed esperti di tutto il mondo per cambiare il nome del virus”.

Un annuncio, fa sapere il Dg, sarà fatto “il prima possibile”.

COVID E VARIANTI

Non è la prima volta che l’Oms decide di cambiare nome a un virus per evitare discriminazioni. Anche quello del Covid-19, chiamato in modo dispregiativo dall’ex presidente americano Donald Trump e dai suoi sostenitori “il virus di Wuhan”, era stato subito rinominato “Sars-Cov-2”.

Così come le successive varianti che ne sono derivate. Gli aggettivi “inglese”, “sudafricana”, “brasiliana”, “indiana” e così via, che indicavano dove era stata identificata la prima volta la variante, sono state sostituite con le lettere dell’alfabeto greco per non stigmatizzare quei Paesi o regioni applicando divieti di viaggio e altre restrizioni nei loro confronti.

QUESTIONI GEOPOLITICHE

Addirittura, dopo la lettera Mu (variante passata in sordina perché considerata “di interesse” e non “di preoccupazione” secondo i gradi attribuiti dall’Oms) sono state saltate Nu e Xi.

La motivazione, come aveva spiegato al Corriere della sera la portavoce dell’Oms Margaret Harris, ha a che fare con due ragioni diverse. Nu, in inglese, era troppo simile a “new”, cioè “nuova” e questo avrebbe creato confusione nel pubblico anglofono; mentre Xi (attuale Omicron), oltre a essere un cognome estremamente comune, è in particolare quello del presidente cinese stesso, cosa che Pechino non avrebbe apprezzato particolarmente.

“Le nostre linee guida impongono di non utilizzare nomi che possano danneggiare gruppi culturali, sociali, nazionali, regionali, professionali o etnici”, aveva detto Harris.

BURIONI ALL’ATTACCO

In merito alla decisione dell’Oms, il virologo Roberto Burioni, docente dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha sarcasticamente twittato:

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