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Cosa dice la ricerca del Cnr sui vaccini finanziata dai buddisti

La risposta ai vaccini anti-Covid non è uguale per tutti. Ecco perché secondo uno studio del Cnr finanziato dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, che nella lotta al Covid ha sostenuto anche varie organizzazioni quali Save The Children, Comunità di Sant'Egidio, Arci Nazionale e Medici Senza Frontiere

 

La risposta ai vaccini anti-Covid non è univoca ma individuale. Ad affermarlo è uno studio condotto da un gruppo di ricercatori afferenti a vari enti di ricerca italiani guidati dall’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr. La ricerca, pubblicata sulla rivista Communications Medicine del gruppo editoriale Springer Nature, ha identificato le basi genetiche della diversa risposta alla vaccinazione. In particolare in relazione al vaccino prodotto da Pfizer/BioNTech.

RICERCATORI E FINANZIATORI DELLO STUDIO

All’inizio della campagna vaccinale contro il Covid-19, un gruppo di medici e ricercatori della Fondazione Irccs Istituto Neurologico “Carlo Besta” (Fincb), dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”- Irccs, dell’Azienda Ospedaliera Senese e della Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, guidati dall’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche di Segrate (Cnr-Itb), ha unito le proprie forze per studiare le basi genetiche delle differenze interindividuali nella risposta anticorpale alla vaccinazione anti-Covid-19 con il vaccino Comirnaty BNT162b2, ovvero quello realizzato da Pfizer/BioNTech.

La ricerca è stata finanziata dall’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

LE INIZIATIVE DEL SOKA GAKKAI NELLA LOTTA AL COVID-19

Come indicato sul sito del Soka Gakkai, l’istituto ha contribuito in vari modi all’emergenza Covid, in primis devolvendo l’intera somma dell’8×1000 ricevuto dallo Stato, pari a 4.066.994 milioni di euro. Tra i beneficiari sei progetti portati avanti da organizzazioni umanitarie quali Save The Children Italia, Fondazione Pangea, Comunità di Sant’Egidio, Arci Nazionale, Medici Senza Frontiere e Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi).

Con i fondi dell’8×1000, l’istituto ha finanziato poi anche il progetto di natura scientifica “Meccanismi della malattia Covid-19”, realizzato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e da altri sei soggetti con sedi nelle regioni Lombardia, Toscana, Liguria, Puglia e Lazio. In questo ambito, una nuova fase dello studio prevedeva l’analisi delle componenti genetiche che influenzano la risposta anticorpale ai vaccini per capire meglio la variabilità della malattia che dipende dalla risposta iniziale del sistema immunitario (al vaccino o al virus).

PERCHÉ NON RISPONDIAMO TUTTI ALLO STESSO MODO AI VACCINI

Lo studio ha mostrato come alcuni soggetti, con determinate varianti genetiche nei geni del complesso maggiore di istocompatibilità (proprietà delle cellule di un tessuto di essere riconosciute come proprie da parte dell’organismo e non essere quindi eliminate dal sistema immunitario) coinvolto nei principali meccanismi di difesa del nostro sistema immunitario, producevano differenti quantità di anticorpi diretti contro l’antigene del coronavirus Sars-CoV-2.

Fin dall’inizio della campagna vaccinale, infatti, si era osservata una differenza sostanziale nelle quantità di anticorpi prodotti dai soggetti vaccinati.

“Come per la maggior parte dei farmaci, così anche per i vaccini ogni individuo può rispondere in maniera più o meno efficace e questo è dovuto, almeno in parte, alla costituzione genetica individuale”, ha spiegato Francesca Colombo, ricercatrice del Cnr-Itb, che ha guidato lo studio. “Il nostro studio ha coinvolto 1.351 soggetti (operatori sanitari vaccinati nei primi mesi del 2021, nei tre centri ospedalieri coinvolti nello studio), ai quali è stato prelevato un campione di sangue per l’estrazione del Dna e di siero per la misurazione degli anticorpi anti-Sars-CoV-2 dopo un mese dalla somministrazione della seconda dose del vaccino Pfizer-Biontech”.

DIFFERENTI COMBINAZIONI DI GENI

“Con le analisi statistiche effettuate abbiamo scoperto che una particolare regione del genoma, sul cromosoma 6, era significativamente associata ai livelli anticorpali”, ha aggiunto Martina Esposito, primo autore dello studio e assegnista di ricerca presso il Cnr-Itb. “In questa specifica regione genomica sono presenti dei geni che codificano per delle molecole presenti sulla superficie cellulare, coinvolte nei meccanismi di risposta immunitaria. Questi geni sono molto variabili (sono gli stessi che vengono valutati quando si cerca la compatibilità fra donatori di midollo osseo, ad esempio) ed esistono differenti combinazioni. Il nostro studio ha evidenziato che alcune combinazioni erano associate a livelli di anticorpi più alti, mentre altre a livelli più bassi, spiegando quindi dal punto di vista genetico le differenze nella risposta alla vaccinazione osservate tra individui diversi”.

LA MEDICINA DI PRECISIONE

Questa scoperta, come spiegato da Massimiliano Copetti, responsabile Biostatistica della Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, è importante perché permette di “differenziare e personalizzare la campagna vaccinale, fornendo a ciascun individuo il vaccino più adatto, cioè quello che gli permetterà di produrre più anticorpi possibili”. Inoltre, “questo approccio può essere esteso anche ad altri vaccini ideati contro altre malattie”, ha aggiunto Massimo Carella, biologo genetista e vice-direttore scientifico della Fondazione Irccs Casa Sollievo della Sofferenza.

Lo studio apre infatti nuove strade verso quella medicina di precisione di cui si parla sempre più spesso perché, anche nell’ambito dei vaccini, la conoscenza delle basi genetiche di una risposta più o meno efficace potrebbe consentire una campagna vaccinale più mirata, soprattutto per i soggetti più fragili.

Infine, i ricercatori hanno in programma di condividere i dati prodotti con altri gruppi, a livello internazionale, per ottenere informazioni riguardanti la genetica della risposta ai vaccini anti-Covid-19, che possano essere valide per individui non solo di origine europea, ma anche di altre popolazioni del mondo.

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