Dipendenza, deprivazione sociale, disturbi del sonno e frammentazione dell’attenzione. Sono i quattro effetti dell’abuso delle piattaforme digitali tra bambini e adolescenti identificati dallo psicologo statunitense Jonathan Haidt, autore del bestseller La generazione ansiosa.
Per preservare il benessere fisico e mentale dei più giovani è quindi fondamentale lo sforzo congiunto di scuole e famiglie che ultimamente, secondo l’esperto, hanno contribuito a una vera e propria “riconfigurazione dell’infanzia”, in cui ci si preoccupa di più – ed estremamente – del mondo reale e troppo poco di quello digitale, dove bambini e adolescenti trascorrono molto tempo.
IPER-PROTEZIONE DAL MONDO REALE
Nel libro La generazione ansiosa, Haidt non solo esplora l’impatto che gli smartphone e i social media hanno avuto sugli adolescenti, ma anche come sia aumentata la propensione degli adulti a controllare e proteggere i minori nel mondo fisico, riducendone le occasioni per esplorazioni autonome del mondo e giochi non strutturati.
Questa attitudine, per lo psicologo, limita lo sviluppo dell’autonomia e della fiducia in sé stessi dei bambini, fattori cruciali per affrontare le sfide emotive e sociali.
LA DIFFUSIONE DI MASSA DEGLI SMARTPHONE
Haidt osserva inoltre che l’iper-protezione dal mondo reale ha coinciso con la diffusione di massa degli smartphone e con l’ascesa dei social media quali strumenti predominanti nella vita dei giovani, ai quali tuttavia non ha corrisposto la stessa attenzione protettiva da parte degli adulti. Con la conseguenza che gli adulti sono molto più attenti ai comportamenti dei bambini nel mondo fisico di quanto lo siano per i comportamenti relativi all’ambito digitale.
La diffusione degli smartphone poi, stando a numerosi dati su fenomeni psichici e sociali negli Stati Uniti, ha fatto registrare tra il 2010 e il 2015 un’impennata delle curve relative al disagio percepito – per esempio le percentuali di persone che hanno dichiarato stati di ansia e depressione – e oggettivo, se si guarda agli accessi al pronto soccorso per atti di autolesionismo e tentativi di suicidio.
LA “RICONFIGURAZIONE DELL’INFANZIA”
Da qui, sulla base di numerosi dati e ricerche specifiche, Haidt sostiene che i due fenomeni – la genitorialità iperprotettiva o safetism e la diffusione di smartphone e social media – si siano combinati per generare una vera e propria “riconfigurazione dell’infanzia”.
QUANTO TEMPO TRASCORRONO I GIOVANI SU INTERNET
Secondo i dati forniti da WindTre per il suo progetto NeoConnessi – con cui si propone di accompagnare scuole e famiglie nel momento delicato in cui i bambini si trovano per la prima volta a possedere uno smartphone o un tablet e a navigare in autonomia – il 41% dei bambini italiani tra i 6 e i 10 anni trascorre da 1 a 3 ore al giorno su Internet, mentre il 47% degli adolescenti tra gli 11 e i 19 anni dichiara di trascorrere più di 5 ore al giorno online.
Dai dati Istat/Save The Children si apprende inoltre che, in Italia, il 40,7% degli adolescenti tra gli 11 e i 13 anni utilizza i social media, con una prevalenza femminile (47,1%) rispetto ai maschi (34,5%).
I 4 EFFETTI DELLO SMARTPHONE SU BAMBINI E ADOLESCENTI
Haidt identifica quattro effetti principali dell’abuso delle piattaforme digitali. In primo luogo, la dipendenza indotta da stimoli che generano dopamina (piccole gratificazioni come i like alla condivisione di un contenuto personale), la quale produce un effetto amplificato sui minori a causa dell’incompleto sviluppo della corteccia prefrontale. Inoltre, l’uso intensivo dei social media è correlato anche a un aumento dei livelli di ansia e depressione, con un impatto particolarmente severo sulle ragazze, che affrontano la pressione di confrontarsi con standard irrealistici di bellezza e successo, mentre i maschi hanno una maggiore probabilità di incorrere nell’abuso dei videogiochi e della pornografia.
Si è osservato poi un calo nelle interazioni sociali faccia a faccia, definito deprivazione sociale, poiché i giovani preferiscono le comunicazioni digitali rispetto ai contatti personali. Questa riduzione delle interazioni dirette limita la capacità di sviluppare empatia e competenze relazionali.
Il terzo effetto riguarda i disturbi del sonno poiché l’uso protratto di dispositivi mobili interferisce con il sonno degli adolescenti, complici la luce blu emessa dagli schermi e l’abitudine di controllare i social media prima di dormire.
Infine, la frammentazione dell’attenzione e quindi la riduzione della capacità di concentrazione, dovuta al costante disturbo prodotto dalle notifiche che hanno lo scopo di indurre gli utenti a entrare nelle piattaforme.
I SUGGERIMENTI DI HAIDT
In previsione dell’impatto a lungo termine di queste tecnologie sulle generazioni future, lo psicologo suggerisce un cambiamento culturale, volto a ristabilire la libertà di esplorazione e l’apprendimento attraverso l’esperienza diretta.
Sono consigliate anche limitazioni all’uso degli schermi (lo smartphone costituisce un aspetto del fenomeno ma le smart TV collegate a Internet e i computer disponibili nelle stanze dei minori senza controllo da parte degli adulti sono altre vie attraverso le quali si può verificare l’abuso) e dei social media.
Infine, Haidt suggerisce che l’età minima per l’uso dei social media dovrebbe essere fissata a 16 anni per mitigare i rischi associati all’uso prematuro di queste piattaforme, consentendo agli adolescenti di maturare emotivamente e socialmente prima di affrontare le pressioni e le sfide legate ai social media.