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Tecnologia Scuola

Tablet sì o tablet no nelle scuole? Questo è il dilemma

Mentre l'Italia accoglie l'intelligenza artificiale nelle scuole, la Finlandia, precursore nell'introduzione della tecnologia tra i banchi, dopo aver sperimentato per anni tablet e portatili decide di tornare ai libri di carta. Ecco perché e cosa ne pensano gli esperti

 

Negli ultimi decenni il sistema scolastico pubblico finlandese è diventato rinomato a livello mondiale per i buoni risultati ottenuti e per la sua disponibilità a sperimentare nuove tecniche di insegnamento. Fino a poco tempo fa infatti molte scuole fornivano gratuitamente i computer portatili a tutti gli alunni già a partire dall’età di 11 anni.

Quest’autunno, però, gli alunni di Riihimäki, una città di circa 30.000 abitanti a 70 km a nord di Helsinki, torneranno a mettere i libri nello zaino e a scrivere con carta e penna. La decisione è frutto della preoccupazione di genitori e insegnanti per l’impatto degli schermi sui bambini ma anche dei risultati di apprendimento.

Continua quindi a far dibattere l’uso della tecnologia tra i più giovani.

L’ESPERIMENTO (FALLITO?) DELLA FINLANDIA

Per quasi dieci anni, in Finlandia, lo Stato ha sostenuto l’acquisto di computer portatili e di altri dispositivi digitali per gli studenti fin dalle scuole medie, ma ora ha deciso di fare marcia indietro e riportare i cari vecchi libri sopra i banchi.

“I giovani usano così tanto i telefoni e i dispositivi digitali al giorno d’oggi che non volevamo che la scuola fosse uno dei luoghi in cui i bambini fissano solo gli schermi”, ha dichiarato Maija Kaunonen, insegnante di inglese presso una scuola media di Riihimäki. “La maggior parte degli studenti svolgeva gli esercizi il più velocemente possibile, per poi passare a giocare e a chattare sui social media”, ha riferito Kaunonen, aggiungendo che non era possibile controllare in tempo reale l’uso che ne facevano tutti.

LE CONSEGUENZE DELL’USO DELLA TECNOLOGIA IN CLASSE

Gli insegnanti infatti hanno osservato che le continue distrazioni dovute all’uso dei dispositivi digitali rendono molti bambini irrequieti e troppo volubili per concentrarsi. Inoltre, secondo quanto riferito da Reuters, in tutta la Finlandia, negli ultimi anni i risultati di apprendimento dei bambini hanno subito una lenta erosione. Motivo per cui il governo ha pianificato una nuova legislazione per vietare l’uso di dispositivi personali, come i telefoni, durante le ore scolastiche al fine di ridurre il tempo trascorso davanti allo schermo.

Anche Minna Peltopuro, neuropsicologa clinica che ha collaborato con la città per il cambiamento, ritiene che il tempo totale trascorso sullo schermo dovrebbe essere ridotto al minimo – attualmente gli adolescenti finlandesi fissano lo schermo per una media di 6 ore al giorno – poiché l’uso eccessivo del digitale comporta rischi sia fisici che mentali, come problemi agli occhi e ansia crescente.

“Un altro problema – osserva l’esperta – è il multi-tasking. Il cervello è molto vulnerabile al multi-tasking e soprattutto in giovane età non si riesce a gestirlo bene”.

STUDI E APPELLI CHE BOCCIANO SMARTPHONE E TABLET AI BAMBINI

Quanto sperimentato dalla Finlandia trova conferma in un recente studio pubblicato su Frontiers in Developmental Psychology, in cui si legge che “nessuna forma di utilizzo dello schermo ha avuto un effetto positivo sulle competenze linguistiche dei bambini”, con cui è invece fondamentale interagire verbalmente. Sebbene la ricerca si concentri su bambini dai 2 anni e mezzo ai 4, oltre a dimostrare che il rapporto dei più piccoli con i dispositivi elettronici è simile a quello dei loro genitori, ha scoperto che i bambini che stavano meno davanti a uno schermo ottenevano punteggi più alti sia in grammatica sia in padronanza linguistica. E coloro che non utilizzavano proprio dispositivi elettronici ne hanno beneficiato a livello di abilità linguistiche.

Con l’inizio della scuola, anche in Italia si è riacceso il dibattito sull’uso di tablet e smartphone tra i più giovani. Daniele Novara, pedagogista, e Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, hanno lanciato un appello – condiviso anche da attori come Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino e Luca Zingaretti – che invita il governo a vietare l’uso personale di smartphone ai minori di 14 anni e l’apertura di profili social ai ragazzi sotto i 16.

Per gli esperti è importante intervenire non solo perché un’esposizione prematura e massiccia alle tecnologie incide negativamente sullo sviluppo cerebrale ma anche perché ha effetti negativi sulla loro salute sociale. L’appello sottolinea infatti che i bambini che trascorrono troppo tempo sui dispositivi digitali rinunciano a momenti cruciali di socializzazione, come il gioco libero, il contatto con la natura e l’attività manuale, come l’uso della penna a scuola.

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