“In 15 classi partirà una sperimentazione dell’intelligenza artificiale”. A dare l’annuncio dal Forum di Cernobbio, che si è concluso ieri, è stato il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. L’obiettivo è personalizzare la didattica e colmare la distanza tra alunni con buoni voti e alunni in difficoltà.
DOVE E COME SI SPERIMENTA L’IA A SCUOLA
Ad incontrare l’intelligenza artificiale (IA) a scuola saranno 15 classi di 4 regioni: Lombardia, Toscana, Lazio e Calabria. La sperimentazione, che avrà una durata di due anni, avverrà in classi di seconda media e di prima e quarta superiore. Secondo Orizzonte Scuola, “Per la scelta definitiva delle classi è questione di giorni. I direttori degli Uffici Scolastici delle regioni coinvolte le stanno scegliendo, poi bisognerà avere l’ok di dirigenti scolastici e professori, oltre che degli alunni per ragioni di privacy”.
L’IA dunque entrerà in classe sotto forma di assistente virtuale attraverso un software, installabile su Google Workspace e focalizzato su lingue straniere e materie Stem – ovvero quelle scientifiche e tecniche. Tra le sue funzioni ci sarà quella di individuare e segnalare sia al docente in classe che all’alunno interessato un’eventuale difficoltà di apprendimento.
“Un discente può non aver appreso le tecniche di sviluppo di un’equazione di secondo grado. Bene, il software è in grado di individuare il ritardo e di segnalarlo. A quel punto, un docente adeguatamente formato potrà soffermarsi sul problema e sull’alunno, quindi lavorare per far superare l’impasse in un tempo breve. La temuta intelligenza artificiale diventa un aiuto per il ragazzo e il suo professore”, ha affermato il consigliere del ministro, Paolo Branchini, dirigente di ricerca presso l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e docente a contratto al dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università Roma Tre.
GLI OBIETTIVI
“Siamo uno dei primi Paesi ad aver avviato quest’anno scolastico una sperimentazione nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la personalizzazione della didattica”, ha detto Valditara anticipando che “se il modello funzionerà pensiamo di estenderlo ulteriormente proprio perché la personalizzazione della didattica è uno dei must della mia azione di governo in materia di istruzione e credo che l’intelligenza artificiale adeguatamente guidata dal docente possa svolgere un ruolo significativo”.
Per Branchini l’IA servirà a colmare la distanza tra alunni con buoni voti e alunni in difficoltà, “quest’ultimi rintracciabili soprattutto tra i migranti”. La sperimentazione inoltre si pone altri due obiettivi: rilanciare l’ascensore sociale, offrendo a tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro condizione di partenza, la possibilità di migliorare il proprio livello di istruzione e contrastare la dispersione scolastica, soprattutto nella delicata fase della scelta della scuola superiore.
L’ESPERIMENTO DI BENJAMIN BLOOM
L’idea, ha spiegato il consigliere del ministro, si ispira a un esperimento del 1984 dell’americano Benjamin S. Bloom, professore e psicologo dell’educazione, che, mettendo a confronto tre classi di trenta studenti ciascuna, dimostrò come i risultati degli alunni che avevano ricevuto trenta assistenti (cioè uno per ogni allievo) fossero migliori di quelli delle classi a cui ne erano stati assegnati cinque o nessuno, oltre all’insegnante.
Oggi quegli assistenti umani verranno sostituiti da quelli virtuali e “aiuteranno i professori senza dare loro alcun compito aggiuntivo né appesantirne il quotidiano”, ha precisato Branchini. Alla fine del progetto, per dare una valutazione alla didattica personalizzata, gli esiti saranno paragonati con una classe in cui non è stata introdotta l’IA e della valutazione si occuperà la struttura di Invalsi.
“Al momento non ci sono evidenze dirette con assistenti basati su IA. Per questo la sperimentazione serve a chiarire se funziona, ma anche con quali limiti”, ha chiarito il consigliere del ministro. “A me non risulta che ci siano altri test di questo tipo al mondo. Ma deve essere chiaro che questo progetto ha il professore al centro. L’IA non è sostitutiva, farà da supporto e aiuterà a tracciare percorsi di apprendimento. […] Si tratta di assistenti, non sono docenti. E non ne prenderanno certo il posto”.
Se il progetto darà gli stessi risultati del test di Bloom, dal settembre 2026 l’IA potrebbe raggiungere tutte le scuole italiane.