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Aviaria, ecco le aziende pronte per i vaccini

Mentre oltreoceano l'influenza aviaria dilaga negli allevamenti e un altro caso di contagio da bovino a uomo è stato confermato, Stati Uniti, Unione europea e non solo stanno prendendo accordi con varie case farmaceutiche per un potenziale vaccino. Fatti, nomi delle aziende che li produrrebbero ed effetti sui loro titoli in Borsa

 

Vaccinare l’uomo o le galline contro l’influenza aviaria? Stati Uniti, Unione europea e altri Paesi si stanno organizzando per acquistare o produrre vaccini che potrebbero essere utilizzati per proteggere i lavoratori del pollame e del settore lattiero-caseario a rischio, i veterinari e i tecnici di laboratorio.

Infatti, anche se “il rischio generale [per l’essere umano] resta basso”, affermano i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), negli Usa è stato confermato un secondo caso di infezione in un lavoratore del settore lattiero-caseario nel Michigan. L’uomo ha riportato solo sintomi oculari così com’era successo al lavoratore del Texas, colpito da congiuntivite emorragica e ritenuto il primo caso umano di Hpai A/H5N1 legato all’epidemia tra le mucche negli Stati Uniti, nonché la prima persona al mondo ad aver contratto il virus aviario da un bovino.

L’AVIARIA NEGLI ALLEVAMENTI USA

Un nuovo ceppo di influenza aviaria emerso alla fine del 2020 ha causato un numero di morti senza precedenti tra gli uccelli selvatici e il pollame domestico e ha iniziato a infettare molte specie di mammiferi, allertando gli esperti riguardo a possibili conseguenze anche per l’uomo.

Lo scorso marzo, i funzionari statunitensi hanno segnalato il primo focolaio del virus nei bovini da latte, che ha poi infettato decine di mandrie in 9 Stati e 2 lavoratori del settore. La Food and Drug Administration (Fda), scrive Reuters, ha stimato che il 20% della fornitura di latte degli Stati Uniti presenta segni del virus, il che indica che è probabile una diffusione più ampia.

Si teme, tra l’altro, che l’esposizione dell’uomo al virus nel pollame e nelle attività lattiero-casearie possa aumentare il rischio che il virus muti e acquisisca la capacità di diffondersi facilmente nelle persone.

QUALI PAESI VOGLIONO I VACCINI

Gli eventi che si stanno verificando oltreoceano hanno quindi allertato le autorità sanitarie del Paese ma anche di altri Stati. La scorsa settimana, secondo quanto riferito da Reuters, gli Usa hanno dichiarato che stavano trasferendo il vaccino sfuso dell’australiana CSL Seqirus in dosi finite che potrebbero fornire 4,8 milioni di dosi. Una portavoce dell’azienda farmaceutica ha riferito di contratti con 30 governi e di essere in trattativa con altri dal 2022, ma che le richieste si sono accelerate con l’epidemia statunitense.

In Europa, l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera) della Commissione Ue sta lavorando a un approvvigionamento congiunto del vaccino di CSL Seqirus per “prevenire potenzialmente una pandemia”. Inoltre, un anno fa la Commissione Ue si era assicurata due contratti di riserva – uno con Gsk e l’altro con Seqirus Uk – per l’acquisto di vaccini contro l’influenza aviaria nel caso in cui il virus dovesse passare all’uomo e diventare facilmente trasmissibile tra gli esseri umani.

Il Canada ha fatto sapere di aver incontrato Gsk per discutere l’acquisizione e la produzione di un vaccino contro l’influenza aviaria. Anche altri Paesi, tra cui il Regno Unito, stanno discutendo su come procedere con i vaccini pre-pandemici.

PAPABILI PRODUTTORI DI VACCINI CONTRO L’AVIARIA

Un anno fa Politico affermava che sebbene esistano vaccini contro l’influenza aviaria per gli animali, quelli per l’uomo erano “in pausa” considerato il basso rischio di contagio. Tuttavia, i ricercatori ci stavano lavorando “per ogni evenienza” ma si sarebbe proceduto al “ritocco finale” solo se ritenuto indispensabile.

Come scriveva Start, le principali case farmaceutiche che potrebbero produrne rapidamente grandi volumi grazie alla loro infrastruttura per la produzione di vaccini contro l’influenza stagionale sono appunto Gsk, CSL Seqirus e Moderna.

Ma anche a Sanofi potrebbe essere chiesto di passare alla produzione di vaccini contro un’influenza pandemica e gli Stati Uniti sono in trattative pure con Pfizer e Moderna per la loro tecnologia mRNA, con cui sarebbe più facile aggiornare un potenziale vaccino ai diversi ceppi dell’influenza.

Novavax, invece, che finora non è stata contattata, ha detto che la sua piattaforma “potrebbe essere una risorsa interessante dal punto di vista della preparazione alle pandemie, poiché i vaccini contro l’influenza aviaria attualmente disponibili producono una risposta immunitaria limitata”.

LE AZIONI DELLE BIOTECH TORNANO SU

Dopo il raffreddamento dell’entusiasmo degli investitori per i titoli biotech a causa della fine della pandemia, gli ultimi eventi hanno riacceso il loro interesse.

Le azioni dei produttori di vaccini, tra cui Moderna e BioNTech, osservava la scorsa settimana il Financial Times, hanno registrato “un forte rialzo mercoledì [22 maggio] dopo che l’Australia ha segnalato il primo caso umano di influenza aviaria H5N1 e gli Stati Uniti hanno rilevato il terzo, aumentando i timori di una trasmissione più ampia”.

In particolare, “le azioni di Moderna sono salite del 13,7% a 163,33 dollari, dopo aver guadagnato circa il 50% nell’ultimo mese” e “la tedesca BioNTech ha chiuso in rialzo dell’11% a 102,30 dollari”.

Anche Novavax, che ha condotto test pre-clinici su vaccini mirati a tre diversi ceppi H5N1, è salita del 5,3% a 15,70 dollari e le azioni della società tedesca CureVac, che il mese scorso ha annunciato uno studio sul vaccino H5N1 in fase iniziale in collaborazione con Gsk, sono salite del 18,8% a 3,91 dollari.

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