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Demenza

6 abitudini che rallentano la demenza. Lo studio sul Bmj

Prevenire e rallentare la demenza è possibile e, secondo uno studio decennale che ha coinvolto oltre 29.000 persone, bastano sei abitudini. Tutti i dettagli

 

La memoria è una funzione fondamentale della quotidianità e il suo naturale deterioramento dovuto all’età compromette la qualità della vita e la produttività. Ma il suo declino può anche sfociare in modo incontrollato nella demenza e, dunque, in patologie come l’Alzheimer.

Sebbene i ricercatori sappiano da tempo che esiste un legame tra demenza e fattori come l’isolamento sociale e l’obesità, le prove ottenute da ricerche precedenti non erano mai state sufficienti per valutare l’effetto di uno stile di vita sano sulla memoria.

Ora, però, sembra che sia possibile rallentarne il declino grazie a sei abitudini. Ad affermarlo è uno studio decennale condotto su oltre 29.000 anziani e pubblicato sul British Medical Journal.

“Una combinazione di comportamenti sani e positivi è associata a un tasso più lento di declino della memoria negli adulti anziani cognitivamente normali”, affermano nell’articolo i ricercatori del National Center for Neurological Disorders di Pechino.

LO STUDIO

Lo studio, iniziato nel 2009 e concluso a fine 2019, ha osservato 29.072 persone di età superiore ai 60 anni con funzioni cognitive normali provenienti da diverse aree della Cina.

All’inizio dello studio è stata misurata la funzione della memoria attraverso dei test ed è stata verificata la presenza del gene ApoE, che è il più importante fattore di rischio per la malattia di Alzheimer. I soggetti sono stati poi monitorati per 10 anni con valutazioni periodiche.

LE ABITUDINI

Nel corso dei 10 anni sono stati valutati sei fattori di stile di vita sano: dieta sana, esercizio fisico regolare, contatti sociali attivi (≥due volte a settimana), attività cognitiva attiva (≥due volte a settimana), non aver mai fumato o aver fumato in precedenza e non bere o bere solo occasionalmente alcol.

Per dieta sana, spiegano i ricercatori, si intende il consumo di almeno 7 dei 12 gruppi di alimenti raccomandati: frutta, verdura, pesce, carne, latticini, sale, olio, uova, cereali, legumi, noci e tè.

È considerato esercizio fisico regolare una quantità pari o superiore a 150 minuti di intensità moderata o 75 minuti di intensità vigorosa, a settimana.

E, infine, scrivere, leggere, giocare a carte o ad altri giochi almeno due volte alla settimana rientrano tra le attività cognitive attive.

COME È STATO CALCOLATO IL PUNTEGGIO

I partecipanti sono stati poi suddivisi sia in portatori e non portatori di ApoE sia in gruppi per stili di vita in base al loro punteggio, che poteva variare da 0 a 6.

Uno stile di vita considerato favorevole mette in pratica da 4 a 6 fattori; uno medio da 2 a 3 e uno sfavorevole da 0 a 1.

I RISULTATI

Dopo aver tenuto conto dei fattori che possono influenzare i risultati, i ricercatori hanno scoperto che ogni singolo comportamento sano era associato a un rallentamento nel declino della memoria. In particolare, una dieta sana è stata l’abitudine che ha dato i migliori risultati, seguita dall’attività cognitiva e dall’esercizio fisico.

Anche le persone con il gene ApoE che avevano una vita complessivamente sana hanno mostrato un tasso di declino della memoria più lento rispetto a quelle con ApoE ma con uno stile di vita meno sano.

Secondo quanto descritto nello studio, le persone con 4-6 buone abitudini o 2-3 avevano rispettivamente quasi il 90% e circa il 30% in meno di probabilità di sviluppare demenza o decadimento cognitivo lieve rispetto a coloro che le seguono meno.

“Questi risultati – afferma l’articolo – forniscono una prospettiva ottimistica, in quanto suggeriscono che, sebbene il rischio genetico non sia modificabile, una combinazione di fattori di stile di vita più sani è associata a un tasso più lento di declino della memoria, indipendentemente dal rischio genetico”.

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