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Telecomunicazioni

Rete Unica? Asset di Open Fiber in Tim. Ecco come. Il paper del prof. Decina

Tutti i dettagli sul paper di Maurizio Matteo Dècina, analista finanziario ed economista, docente del corso di Economia dell'ICT all'università Tor Vergata, per realizzare l'incorporazione degli asset di Open Fiber (zone non a fallimento) in Tim

“Il processo migliore per realizzare la fusione delle reti comporterebbe nell’immediato l’incorporazione degli asset di Open Fiber (zone non a fallimento) in Tim. Successivamente dovrebbe essere pianificato uno scorporo della rete per il raggiungimento di un modello wholesale only a controllo statale”.

E’ quello che si aspetta Maurizio Matteo Dècina, analista finanziario ed economista, docente del corso di Economia dell’ICT all’università Tor Vergata, così come emerge da un paper (vedi link in fondo).

LA PREMESSA DEL PAPER

La premessa dello studio del prof. Dècina è il seguente: viste le “notevoli difficoltà” e considerato “lo spreco di risorse dovuto alla duplicazione delle infrastrutture” – si legge – “è lecito aspettarsi un nuovo assetto della rete fissa”.

L’ASSETTO OTTIMA

Quale dovrebbe essere l’assetto ottimale? Eccolo: “Una rete di accesso unica convergente a controllo pubblico, con tariffe basse e con una grande concorrenza sui servizi, tali da avere effetti sulla crescita economica”.

LA MIGLIORE OPZIONE

“L’opzione di scorporare immediatamente la rete è certamente la migliore dal punto di vista dell’efficienza economica – scrive il docente – ma comporta diverse problematiche”.

TUTTE LE PROBLEMATICHE

Ecco quali: lenta realizzazione tecnica per la fusione dei sistemi informativi e la ripartizione del personale; attribuzione di una notevole quantità di debiti sulla rete (almeno 15 miliardi dei 25 miliardi di debiti netti di TIM); sostenibilità critica per la società dei servizi di TIM (sulla quale rimarrebbero altri 20 miliardi di debiti lordi).

COME ELIMINARE GLI SPRECHI

Ma come si potrebbe e dovrebbe realizzare allora, in pratica, l’operazione di fusione per eliminare gli sprechi?

ASSET DI OPEN FIBER IN TIM

Un’opzione realista con benefici immediati per entrambe le società, secondo il prof, Dècina, sarebbe quella di conferire inizialmente gli asset di Open Fiber in Tim: “Open Fiber venderebbe i suoi asset a Tim coprendo i costi sostenuti e incassando una plusvalenza, rimanendo attiva nelle zone a fallimento di mercato cui si è aggiudicata tutti e tre i bandi Infratel (circa 2 miliardi su di una base d’asta di 3)”.

Anche in questo caso Dècina indica problematiche: “Possibili vincoli regolatori europei per l’assenza di un modello wholesale only e perdita parziale di efficienza economica”. Le quali però potrebbero essere superate in seguito ai notevoli benefici economici sul sistema Paese derivanti dalla fusione (6 miliardi di euro in 20 anni pari a circa lo 0,3% del Pil) ed in seguito alla pianificazione di un successivo scorporo della rete.

ECCO IL PAPER INTEGRALE DI DECINA. 

Il dibattito può partire.

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