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L’Italia è sotto ricatto? Il caso hedge fund-Financial Times

Il Financial Times riferisce della mega scommessa ribassista degli hedge fund sui titoli del debito pubblico italiano. L’Italia - priva di spazi di manovra in termini di politica di bilancio - è un Paese sotto ricatto in vista del voto? Il commento di Giuseppe Liturri

 

“I mercati insegneranno agli italiani a votare nella maniera giusta”. Fu l’infelice uscita con cui il 29 maggio 2018 – in piena bagarre post elezioni, con Carlo Cottarelli che vagava ramingo tra il Colle e Palazzo Chigi alla vana ricerca di voti e con lo spread che saliva di 80 punti in poche ore – il commissario UE Gunther Oettinger commentava gli eventi.

Sono passati poco più di 4 anni e pare che sia già partito lo stesso balletto. Infatti è da qualche giorno che sui grandi mezzi di informazione internazionali (Bloomberg, Reuters, Financial Times) appaiono articoli dal tono allarmato sulle possibili reazioni del mercati verso un esito elettorale che vedrebbe prevalere la destra con le sue idee euroscettiche.

Ammesso e non concesso che siano vere entrambe queste cose (la vittoria della destra e le idee che le vengono attribuite), lo spettacolo offerto dai grandi media stranieri è noioso e svela le solite modalità ricattatorie da parte di chi sapientemente li imbecca, un copione stucchevole che abbiamo già visto in scena a maggio e ottobre/novembre 2018, per non parlare degli ultimi mesi del 2011.

Le prime avvisaglie ci sono state con gli articoli che hanno commentato l’intervento di Mario Draghi al Meeting di Rimini, tutti dominati dal richiamo verso l’Italia al rispetto degli impegni assunti in sede europea, a prescindere dal governo in carica.

Sembrava che i mercati stessero parlando per interposto Draghi, nel ruolo di portavoce.

Ma l’affondo più incisivo è arrivato questa mattina, quando il Financial Times ha esibito sulla propria home page un articolo che riferisce della mega scommessa ribassista degli hedge fund sui titoli del debito pubblico italiano.

Il valore complessivo di tali posizioni si è attestato a circa 39 miliardi, il più alto dal 2008, superando anche il livello raggiunto nel 2018.

Alla base di tutto ciò, ci sono diversi ordini di considerazioni:

  • la particolare vulnerabilità della nostra economia nei confronti della crisi energetica in generale e, in particolare, di ulteriori restrizioni nelle forniture di gas russo;
  • Il progressivo esaurimento del programma di acquisti di titoli da parte della Bce e la scarsa fiducia nei nuovi strumenti annunciati al fine di contenere l’aumento dello spread.
  • I timori verso le scelte di politica economica del futuro governo, orientate verso una politica di bilancio più espansiva rispetto al sentiero di rientro del debito richiesto da Bruxelles.

A prescindere dalla maggiore o minore fondatezza dei motivi che avrebbero condotto alla costituzione di quelle posizioni ribassiste e del metodo ormai riconoscibile, l’amara conclusione da trarre è che l’Italia – priva di una banca centrale e di spazi di manovra in termini di politica di bilancio – è un Paese sotto ricatto. E chi ci tiene in ostaggio ci tiene a ricordarcelo prima di recarci alle urne, come una repubblica sudamericana negli anni ‘70.

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