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Abi Sindacati

Ecco come Mps, Unicredit, Ubi, Banco Bpm e Carige sbuffano contro la Bce

Che cosa ha detto l'Abi a nome di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Banco Bpm, Ubi e non solo su Bce, Npl e Gacs europea

E’ una critica garbata nella forma ma tostissima nella sostanza contro la Banca centrale europea quella che arriva oggi dall’Abi, l’associazione delle banche che riunisce e rappresenta gruppi come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi Banca, Banco Bpm, Carige, Bper e non solo.

CHE COSA DICE L’ABI SU BCE, MPS E NPL

E’ il direttore generale Giovanni Sabatini dell’associazione presieduta da Antonio Patuelli a esternare tutte le perplessità dei banchieri su merito e metodo della condotta della Vigilanza bancaria europea sul caso degli Npl.

IL CASO DELLA LETTERA BCE A MPS

Tutto nasce dalla lettera che la Bce ha inviato a Mps e che è stata svelata ieri dal Sole 24 Ore. Una lettera che si inserisce nel solco della consueta azione della Vigilanza bancaria europea: missive simili sarebbero state recapitate anche ad altre banche, non solo italiane, per incrementare gli accantonamenti previsti sulle sofferenze.

DOSSIER CREDITI NON SOLO PER MPS

Il nodo è proprio quello dei crediti. E Sabatini, intervistato da Antonio Satta di Mf/Milano Finanza, parla proprio di questo, criticando la Bce: “Noi valutiamo questi crediti sulla base di dati storici e se i precedenti dimostrano che alla fine del settimo-ottavo anno per un prestito garantito ti rimane un valore del 25-30% sarebbe giusto mettere a bilancio questa cifra, non zero, come ti chiede la norma di vigilanza prudenziale”, facendo riferimento proprio alla richiesta giunta al Monte dei Paschi di Siena dall’Istituto centrale presieduto da Mario Draghi. Dunque, dice il direttore generale dell’Abi, “c’è anche un problema di coordinamento tra le regole contabili e le regole prudenziali”.

LA QUESTIONE NPL

Non solo: “E’ ovvio che se sto negoziando la vendita di un pacchetto di npl e nel frattempo cambiano le condizioni regolamentari che ne abbattono il valore di mercato, il compratore abbia tutto l’interesse a fermarsi o a imporre prezzi stracciati. E così il problema non si risolve ma si aggrava. La valutazione dei costi e benefici va fatta anche quando si emanano nuove regole o si fa azione di vigilanza. Ci vuole maggiore equilibrio e forse anche più chiarezza nella comunicazione”.

LE BIZZARRIE DELLA COMUNICAZIONE

Poi Sabatini approfondisce aspetti non secondario sul caso Mps, sempre sul lato della comunicazione: “Ho il massimo rispetto degli obblighi di trasparenza che derivano dalla disciplina sul market abuse, ma c’è da chiedersi se davvero questa informazione fosse così price sensitive, se rispondesse, insomma, a quei requisiti di sufficiente determinatezza che richiede una comunicazione al mercato o se al contrario, visto che la situazione è ancora in divenire, l’informazione stessa non rischiasse di suscitare una reazione non coerente. Del resto il quadro generale è quello che è, tra guerre commerciali, la Brexit, il rallentamento della crescita generale, insomma l’incertezza è massima, se ci aggiungiamo anche comunicazioni parziali su situazioni non ancora definite, il rischio di una reazione eccessiva è altissimo”.

SERVE UNA GACS EUROPEA

Non solo critiche da parte dell’associazione bancaria, comunque. Dall’Abi arriva anche una proposta di una sorta di Gacs europea: “Un aiuto per proseguire il grosso sforzo di riduzione che già è stato fatto potrebbe venire da una nuova misura come la Gacs, la garanzia pubblica onerosa nella cessione dei crediti. Il vecchio decreto scade a febbraio e per inciso non è costato un euro, anzi ha portato soldi alle casse pubbliche. Ora ce ne vuole uno nuovo esteso alle insolvenze probabili, e magari, visto che non è un problema solo italiano, anche l’Europa potrebbe far proprie queste misure. Nel 2011, del resto, la Commissione consentì agli Stati di garantire le obbligazioni bancarie, per permettere alle banche, ove ci fossero problemi di liquidità, di effettuare operazioni di auto-collateralizzazione”.

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