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Popolare Di Bari

Come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e Ubi salveranno col Tesoro la Popolare Bari

Che cosa ha deciso il Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) costituito anche dalle grandi banche come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Ubi Banca e non solo. Fatti, numeri e scenari sulla Popolare di Bari

Le banche fanno sistema e, come avvenuto per Carige, contribuiscono a salvare Banca Popolare di Bari dopo la richiesta dei commissari nominati da Bankitalia.

E’ questo il senso dell’operazione sistemica decisa ieri all’unanimità dal consiglio di amministrazione del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), costituito anche dalle grandi banche come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Ubi Banca e non solo.

CHE COSA HA DECISO FITD SULLA POPOLARE DI BARI

Dal Fitd arrivano subito 310 milioni di euro. L’intervento avviene attraverso un versamento in conto futuro aumento di capitale della banca e ha carattere anticipatorio nel quadro di un più ampio progetto di rafforzamento patrimoniale di 1,4 miliardi di euro da realizzare nei prossimi mesi.

In quest’ambito il Fitd si impegna per un importo massimo di 700 milioni. Le banche mettono dunque le basi per portare la Popolare di Bari rapidamente fuori dalle secche e ridarle immediatamente ossigeno.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Secondo le indiscrezioni del Sole 24 Ore, i commissari della Banca Popolare di Bari avevano immaginato una cifra più alta e vicina ai 340 milioni: “La somma deliberata alla fine viene però ritenuta più vicina a quanto effettivamente indispensabile per l’istituto di credito e soprattutto capiente: 288 milioni, infatti, è il fabbisogno quantificato per coprire il gap di patrimonio rispetto ai requisiti minimi e per non perdere i finanziamenti Ela (erogati alle banche in crisi provvisoria di liquidità) dalla Bce. Si tratta di un ammontare più elevato rispetto allo shortfall calcolato nei mesi scorsi, oscillante tra 150 e 200 milioni. La quota residua rispetto ai 310 milioni (poco più di 20 milioni, dunque) è quella necessaria alle perdite ulteriori stimate per chiudere il conto economico 2019”, ha scritto oggi il Sole. “L’intervento è stato elevato in zona Cesarini da 300 a 310 milioni perché Bankitalia avrebbe accertato che, senza gli ulteriori 10 milioni, a gennaio 2020 si sarebbe aperto un nuovo shortfall di capitale a causa dei principi contabili Ifrs9”, ha scritto invece il Messaggero.

IL PIANO DEI COMMISSARI

L’intervento del Fondo è stato deciso sulla base di un piano presentato dai commissari. Un piano con un drastico piano di derisking che prevede la cessione di 2 miliardi di crediti deteriorati e una netta riduzione dell’attivo e del passivo della banca e allo stesso tempo una ‘cura dimagrante’ della rete di sportelli con la conseguente uscita di circa 900 addetti, secondo le indiscrezioni di Radiocor sulle linee guida del piano industriale 2020-2024 della Popolare di Bari presentate al Fondo interbancario di tutela dei depositi dai commissari straordinari dell’istituto- Blandini e Ajello puntano a riportare in equilibrio la più grande popolare del Sud spingendo sulla crescita delle commissioni anche grazie al nuovo modello di business di banca per gli investimenti nel Mezzogiorno.

I PROSSIMI PASSI

All’operazione complessiva si aggiunge così un altro un tassello di peso che si innesta nell’ambito di un intervento più ampio per il quale il Governo ha già annunciato un’iniezione di capitali da 900 milioni da realizzare tramite il Mediocredito Centrale e che punta alla creazione di un istituto per il Sud. Il decreto legge per “il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca d’investimento” riprenderà il proprio cammino dopo le festività.

IL RUOLO DI MCC E L’AUMENTO DI CAPITALE

Per l’aumento di capitale vero e proprio, comunque, ci vorrà ancora molto tempo, probabilmente mesi visto che la banca dovrà passare attraverso le assemblee per deliberare il cambio di statuto, la trasformazione in spa e poi l’aumento di capitale. Il prossimo passaggio chiave, in ogni caso, è la conversione del decreto legge che autorizzato a ricapitalizzare Mcc fino a 900 milioni.

CHE COSA DICE IL FONDO

Il ruolo del Fondo non si esaurisce però alla decisione assunta ieri dopo una discussione di tre ore. L’intervento complessivo per risollevare le sorti della banca, si legge nella nota diffusa ieri, prevede «un ampio progetto di rafforzamento patrimoniale di 1,4 miliardi euro, da realizzare nei prossimi mesi». Il Fondo, si spiega, si impegna «a concorrere alla complessiva operazione di rafforzamento patrimoniale per l’importo massimo di 700 milioni». Quest’ultima soglia va considerata come un «fino a un massimo di», dunque l’auspicio è che alla fine l’apporto necessario in sede di aumento di capitale sia inferiore. L’altro partner dell’operazione sarà il Mediocredito centrale, che a sua volta oggi riunirà il cda per deliberare il proprio impegno fino a 700 milioni .I passi successivi, prosegue la nota, «saranno disciplinati da un accordo quadro che verrà sottoscritto dalle parti allo scopo di pervenire alla configurazione dell’assetto complessivo dell’operazione. Ci sarà quindi un piano industriale sulla base di un’attenta valutazione dell’attivo e del passivo della banca e la determinazione del fabbisogno patrimoniale definitivo».

GLI ATTESI VIA LIBERA DI BRUXELLES E ANTITRUST

Tutta l’operazione sistemica, comunque, dovrà passare il vaglio dell’Antitrust europeo in tema di aiuti di Stato: “Anche l’intervento preliminare appena varato dal Fitd dovrà passare allo stesso setaccio e dunque dovrà essere notificato a Bruxelles. Dovrà essere il ministro per l’Economia, con apposito decreto, a fissare i passaggi successivi per il salvataggio della banca pugliese e, in particolare, delle modalità di intervento di Mcc. Dovrà probabilmente indicare le modalità con le quali nelle prossime settimane dovrà essere ricapitalizzata la banca: sarà l’azionista Invitalia a farsi da tramite dell’operazione. Va, inoltre, ricordato che il decreto prevede che le azioni di Mcc, una volta rilevate le quote di altre banche, possano essere scisse e spostate direttamente sotto il controllo dello Stato”, ha scritto il Sole 24 Ore.

LE AUDIZIONI

La commissione Finanze della Camera, ha fissato la scadenza per gli emendamenti a lunedì 13 gennaio dopo un ciclo di audizioni. A partire saranno l’8 i sindacati, Federcasse, Invitalia, Mediocredito centrale e i rappresentanti del Fondo interbancario. Il giorno successivo sarà la volta di Consob, dei sindaci di Bari e Teramo (Antonio Decaro e Gianguido D’Alberto) e della Banca d’Italia. A chiudere il 10 gennaio il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

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