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VACCINI COVID

Vi spiego il flop dell’Ue sui vaccini. Parla Fabbri (Limes)

Il fallimento della strategia europea, rispetto a Stati Uniti e Regno Unito, sui vaccini secondo l'analista Dario Fabbri del comitato scientifico della rivista di geopolitica Limes

 

Il mondo vede nei vaccini e nelle cure l’unica strada per uscire dalla pandemia da Covid-19 che ha infestato le nostre vite. L’Unione europea è indietro nella somministrazione dei vaccini rispetto agli USA, dove almeno il 20% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, e al Regno Unito, dove più del 26% della popolazione è stata almeno parzialmente vaccinata. La media europea non supera il 6% dei cittadini europei. Perché tutta questa differenza nei numeri?

Dario Fabbri, esperto e analista di Limes, nel suo approfondimento settimanale prova a spiegarlo snocciolando quattro motivazioni che ruotano tutte intorno a una parola: potenza. 

I Paesi europei non hanno aziende che producono vaccini 

Con la sola eccezione della Pfizer BioNTech, metà tedesca e metà statunitense, i Paesi europei non hanno aziende che producono vaccini. La Pfizer BioNTech, tra l’altro, non ha deciso di privilegiare la relazione con l’Unione Europea ma ha preferito puntare su altri mercati. 

L’assenza di potenza 

L’analista Dario Fabbri rileva che i Paesi che meglio stanno affrontando la pandemia e la vaccinazione di massa della propria popolazione sono le grandi potenze o alleati diretti di grandi potenze: gli Stati Uniti, la Cina, la Russia e il Regno Unito. La Gran Bretagna, che ha una produzione propria, ha tagliato gli aspetti burocratici della Commissione Europea, ed è legata agli Stati Uniti. Israele sta operando molto bene, il Paese ha un legame forte con gli Stati Uniti. Fabbri rimarca la caratteristica tipicamente “emergenziale”, dice Fabbri, della società israeliana che è disposta a intervenire su se stessa quando si tratta di crisi legata all’esistenza della popolazione. L’unica eccezione sono i Paesi più piccoli e disinvolti, come la Serbia, che hanno preso i vaccini tanto dall’Europa che dagli Stati Uniti, dalla Russia e dalla Cina.

Quando uno Stato reale, cioè una potenza concreta, va a trattare con le aziende farmaceutiche fa ciò che vuole delle dosi di vaccino, o perché sono state prodotte sul proprio territorio e sono state finanziate dallo Stato stesso o perché se ne appropria imponendo i propri termini alle aziende farmaceutiche. La potenza è l’aspetto principale.

Commissione Europea: il governo di nessuno 

“Per questa ragione” – continua l’analista di Limes, Fabbri – la Commissione europea, che è il governo di nessuno, sta fallendo. È comprensibile la rabbia dei cittadini tedeschi perché in parte la Germania poteva fare da sé vista la produzione casalinga della Pfizer BioNTech, ma ha scelto, per ragioni geopolitiche di propaganda, di unirsi al destino dell’Ue, sebbene abbia comprato sottobanco dosi da BioNTech e CureVac. Per ergersi a paladina dell’UE e dominarla in questa fase drammatica”.

La capacità di gestire il proprio denaro

La terza ragione, secondo Fabbri, riguarda a capacità di spendere i propri soldi. L’analista presenta l’esempio della casa farmaceutica Pfizer BioNTech che ha sviluppato un vaccino di ultimissima generazione. Pfizer non ha ricevuto fondi dall’amministrazione americana mentre BioNTech ha potuto usufruire di fondi del governo tedesco e dell’Unione europea. Alla fine del 2020 Pfizer e BioNTech decidono non di relazionarsi con l’EMA (l’Agenzia Europea del farmaco) ma con l’FDA (Food and Drug Administration). Perché? Secondo Fabbri la risposta è sempre la stessa: la potenza. Pfizer e BioNTech decidono di privilegiare il rapporto con gli Usa perché sono la prima potenza del pianeta. Gli Stati Uniti e il Regno Unito, tra l’altro, hanno speso molto di più per le dosi in loro possesso. Per quanto riguarda AstraZeneca la Gran Bretagna ha speso 4 dollari a dose, contro i 2 spesi in Europa, e così 20 dollari spesi negli Usa per Pfizer contro i 15 nell’Unione Europea. Questa differenza corrisponde alla disponibilità finanziaria, perché la possibilità per l’America di spendere di più si riflette sulla possibilità di avere più dosi. Non è un caso che questi due Paesi non siano in assoluto più ricchi di altri Stati europei ma hanno la possibilità di accedere al credito sul mercato finanziario perché rappresentano solo se stessi e hanno una stabilità, sebbene aleatoria in questa fase, interpretata sui mercati superiore rispetto a quella della Commissione europea. 

L’assenza di diversificazione 

L’ultima ragione è ancora un argomento di potenza. Escludendo Stati Uniti e Regno Unito che hanno produzione interna, ci sono piccoli paesi, come la Serbia, l’Ungheria, la Repubblica Slovacca, che stanno lavorando meglio della media europea perché hanno scelto di avere accesso a più vaccini, hanno differenziato l’approvvigionamento non prendendoli solo dagli Usa ma anche dalla Cina e Russia. Anche questo, secondo Fabbri, è legato alla potenza perché la Commissione Europea sente una fortissima pressione americana affinché il vaccino di Sputnik sia solo l’estrema ratio, proprio perché russo. A dimostrazione ci sono le lungaggini per la sua approvazione.  L’assenza di potenza, la minore capacità finanziaria a cui si soggiunge un unione che non ha alle spalle uno stato, tutto questo di riverbera in un pressing americano sull’UE affinché non prenda il vaccino russo e cinese. Tuttavia ora l’azienda italo svizzera Adienne inizierà la predizione di Sputnik. 

Provando a tirare le somme di tutti questi aspetti Fabbri arriva a una conclusione desolante per l’UE, un fallimento conclamato che non la rende capace di stare al passo delle potenze mondiali. 

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