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Vi racconto la strategia della Lega di Salvini

La Nota di Paola Sacchi sulle parole di Salvini in Senato e non solo

 

Se Enrico Letta e Giuseppe Conte, seppur non citati per nome, vengono ora apertamente accusati in aula in Senato da Matteo Salvini di tentare “di buttare fuori la Lega dal governo”, Mario Draghi invece viene elogiato e ringraziato numerose volte dallo stesso Salvini per “l’autorevolezza restituita al nostro Paese”.

Il leader leghista, insomma, a “qualcuno di sinistra che cerca di buttarci fuori” ricorda che loro sono i rappresentanti di quella ex maggioranza giallo-rossa sconfitta. Ai cui “ritardi” ha dovuto rimediare “superandoli, Draghi, con il suo convincente piano”.

L’ex ministro dell’Interno risponde a chi gli aveva intimato l’aut-aut, o dentro o fuori il governo, cercando di mettere in contrasto il nuovo che rappresenta l’ex presidente della Bce con il vecchio rappresentato invece da ritardi e insuccessi della ex maggioranza giallo-rossa. Quella accusata con il suo ex premier di “prendere ordini dalla signora Merkel”.

Incalza Salvini: “Avere invece un premier che alza il telefono con Bruxelles e chiede rispetto per l’Italia mi inorgoglisce come italiano e come parlamentare”.

Il Draghi europeista ma al tempo stesso elogiato nella versione “sovranista” a difesa del nostro Paese viene contrapposto da Salvini a Conte e a tutto il governo di prima. Ricorda: “Noi siamo alleati leali, la Lega ha risposto all’appello del presidente Mattarella mettendo l’interesse del Paese prima di quello del partito”. E quindi avverte, Salvini, “chi ci vuole buttar fuori” che “la Lega qui è e qui resta”.

Se pensano insomma di sospingerla fuori “non hanno capito bene”. Salvini fa leva sull’impegno preso dalla maggioranza con un ordine del giorno che apre alla riduzione del coprifuoco a maggio, ribadisce che così come per le riaperture il merito è della Lega e di Forza Italia.

Quel “centrodestra di governo” che si riunisce, a margine dei lavori in aula, in Senato (con Salvini ci sono il coordinatore azzurro Antonio Tajani e la vicepresidente dei senatori di Forza Italia Licia Ronzulli) dando anche un’immagine plastica in contrasto con la versione italiana della maggioranza “Ursula” senza la Lega. Quella che il Pd e i Cinque stelle sono sempre più sospettati di cercare di ricreare per il Quirinale nel 2022.

Un po’ difficile però se la Lega, come ha fatto ieri, avverte che un altro “Papeete” il Pd se lo può già da ora scordare. Proprio perché Draghi non è Conte. “Ha restituito autorevolezza al Paese”.

Elogi, apprezzamenti, che potrebbero anche contenere l’ipotesi da parte del “centrodestra di governo” di candidare lo stesso Draghi per il Colle.

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