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Brexit

Vi racconto l’Halloween Deal per la Brexit

Il punto di Daniele Meloni su Brexit

Nuovo rinvio per la Brexit. Il vertice dei capi di stato e di governo di Bruxelles ha deliberato all’unanimità lo spostamento al 31 ottobre dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Un nuovo delay dunque, in attesa che Theresa May e Jeremy Corbyn giungano a un accordo da far votare ai Comuni per evitare una hard brexit, avversata sia dal capo del governo britannico, sia dai leader europei.

La premier inglese, che chiedeva un’estensione fino al 30 giugno, ha affermato che comunque il suo obiettivo è quello di “portare a termine la Brexit il prima possibile”, anche se queste sue parole difficilmente ammorbidiranno i backbenchers del suo partito, che chiedono la sua testa per avere tradito il mandato popolare del 23 giugno 2016.

Si apre ora una nuova fase nei rapporti tra Londra e Bruxelles, e anche nella ormai sempre più impazzita politica britannica. Per evitare di partecipare alle elezioni per il Parlamento europeo, May e Corbyn devono presentarsi ai Comuni con un’ampia maggioranza sul loro deal prima del 22 maggio. Fermo restando che trovino un accordo. Il leader laburista, infatti, sembra restio voler condividere con i Conservatori il peso di una scelta che potrebbe pregiudicargli la vittoria alle prossime politiche. Vero è però che le eventuali elezioni europee con un sistema elettorale proporzionale e non maggioritario come quello Uk, potrebbero trasformarsi in un bagno di sangue sia per lui che per May.

Il Brexit Party di Nigel Farage rischia di polarizzare la campagna elettorale con una feroce campagna anti-governativa, anti-establishment ed anti-europea che andrebbe a concorrere con quella dei conservatori, mentre il nuovo Change Uk di Heidi Allen e Chuka Umunna, il partito nato dagli 8 fuoriusciti dal Labour e 3 dai Tories, farebbe una campagna serrata per corteggiare il 48% dei remainers del 2016, in particolare quelli nelle zone urbane filo-laburiste.

L’entente tra i due leader poggia dunque su basi tutt’altro che solide, e il tempo sembra giocare a favore di chi vuole procrastinare l’uscita dall’Unione il più possibile per poi riproporre un voto popolare sulla questione europea, e chi vorrebbe che May lasciasse spazio a un nuovo leadership contest in casa Tory appena dopo Pasqua e, di conseguenza, a un nuovo Premier Tory che entrerebbe in carica per il mese di giugno. Perché si realizzi quest’ultima ipotesi però, il partito dovrebbe cambiare la regola che prevede che il suo leader non possa essere sfidato per un anno dopo che gli è stata riconfermata la fiducia, cosa che, puntualmente, accadde a May nel dicembre 2018. L’alternativa è che May si dimetta di sua spontanea volontà, ma sembra molto difficile lo faccia senza avere portato a termine un accordo sulla Brexit.

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