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Cosa vogliono Russia e America dall’Ucraina. L’analisi di Fabbri

La crisi tra Russia e Ucraina porterà davvero allo scoppio di una guerra? Cosa vuole Putin? E quali sarebbero le ripercussioni sul gas? Ecco l'opinione di Dario Fabbri, analista geopolitico

 

Ci sono centomila truppe russe ammassate lungo il confine con l’Ucraina che stanno creando preoccupazioni per lo scoppio di una guerra che potrebbe permettere a Mosca di sottrarre a Kiev altri pezzi di territorio, come successo con la penisola della Crimea nel 2014.

IL CONTESTO E LE ULTIME DICHIARAZIONI

Per quanto remota, la guerra è una possibilità: la Russia però si ritroverebbe a dover fronteggiare un paese meglio armato rispetto a pochi anni fa e una popolazione per buona parte ostile. Senza contare le sanzioni internazionali – gli Stati Uniti ne hanno promesse di pesanti, fino all’esclusione di Mosca dalla rete SWIFT per i pagamenti – e il possibile blocco indefinito del Nord Stream, il gasdotto diretto tra Russia e Germania che le autorità tedesche devono ancora autorizzare. Oggi la ministra degli Esteri di Berlino, Annalena Baerbock, ha detto che “ogni ulteriore atto aggressivo [verso l’Ucraina, ndr] avrà un alto prezzo per la Russia, economicamente, strategicamente, politicamente”.

COSA VUOLE LA RUSSIA

La Russia di Vladimir Putin ha un progetto per l’estensione della sua influenza politica in quei paesi tra Europa orientale e Asia centrale che un tempo facevano parte dell’Unione sovietica: li chiama “territori orfani”.

Più nell’immediato, però, l’obiettivo del Cremlino è ottenere dalla NATO (l’alleanza atlantica guidata dagli Stati Uniti) rassicurazioni formali del fatto che non recluterà nuovi membri nelle vicinanze della Russia: Mosca vuole mantenere dei territori-cuscinetto neutrali tra sé e la NATO, che percepisce come una minaccia alla propria sicurezza.

L’ANALISI DI DARIO FABBRI SULL’UCRAINA

Durante un interventoRai News 24, l’analista geopolitico Dario Fabbri – che di recente ha iasciato la rivista Limes – ha spiegato che la degenerazione della crisi in Ucraina in un conflitto vero e proprio è “certamente possibile, ma non è la soluzione preferibile anzitutto dai russi. I russi avrebbero facilità a invadere l’Ucraina; molto più difficile è rimanervi, soprattutto nella parte occidentale del paese, dove la popolazione dalla Galizia fino a Kiev è tendenzialmente ostile ai russi”.

“Ciò che i russi stanno provando a fare”, ha detto Fabbri, “è creare la condizione per un negoziato a loro favore partendo da un punto di forza, che è quello della minaccia”. L’analista parla dell’Ucraina come del “paese più importante […] che esista al mondo” per la Russia, “e non le appartiene più: ha un’inclinazione occidentalista”.

COSA VUOLE PUTIN

Quali sono gli obiettivi del presidente russo Vladimir Putin? Fabbri lo definisce “un grande tattico”, ma ha “perso” l’Ucraina. “Ciò che vuole il Cremlino è cogliere il momento per imporre un negoziato agli Stati Uniti”.

“La Russia”, prosegue l’analista, “sa che l’America adesso può concederle qualcosa, perché è molto concentrata sulla Cina. E dunque ha necessità di non avere due nemici nello stesso tempo”. Mosca invece vuole garanzie sul fatto che l’Ucraina e la Georgia – confina con entrambe: con la prima a ovest e con la seconda a sud-ovest – “non entreranno mai nella NATO”.

“Questo, sul piano scritto, gli americani non lo metteranno mai. Ma garanzie informali è ciò a cui punta il Cremlino”.

DA CHE PARTE STANNO GLI STATI UNITI SULL’UCRAINA

In caso di invasione russa, gli Stati Uniti interverrebbero a fianco dell’Ucraina? Per Fabbri è una domanda difficile. Da un lato, infatti, l’Ucraina non è un paese rilevante per l’America, perché a occuparsi del contenimento di Mosca in Europa sono – in autonomia – i paesi baltici e la Polonia. Dall’altro lato, se Washington rifiutasse di schierarsi con Kiev contro Mosca, si troverebbe “in una situazione di grande imbarazzo”: non vogliono arrivare a dover scegliere se agire o meno.

Per Fabbri, la volontà degli Stati Uniti è sdoppiata tra l’amministrazione politica, che da decenni “un accordo con la Russia lo troverebbe anche”, e gli apparati, cioè le agenzie del governo federale (i funzionari del dipartimento della Difesa e i servizi), “che un accordo con la Russia proprio non lo vogliono”. E non lo vogliono perché temono di perdere il controllo sull’Europa.

Come spiegato da Fabbri anche a Startmag, la paura degli apparati è che un’apertura alla Russia, liberandola dall’opera di contenimento della NATO, permetterebbe a Mosca di stringere patti con la Francia, l’Italia e la Germania e causerebbe un’erosione e un’eventuale perdita dell’egemonia politica di Washington sull’Europa.

IL RUOLO DELLA NATO

Per Fabbri non è facile nemmeno prevedere quale sarà il ruolo della NATO in un’eventuale guerra in Ucraina (che non fa parte dell’alleanza, benché vi abbia dei contatti). L’organizzazione, spiega l’analista, è infatti composta da “paesi fortissimamente russofobi, dai baltici ai polacchi, e paesi di inclinazione simpatetica verso la Russia: noi, l’Italia; ma anche la Francia e la Spagna”.

LA QUESTIONE DEL GAS

Nel caso di una guerra tra la Russia e la NATO (e dunque l’Europa), Fabbri si immagina ripercussioni “drammatiche” per le forniture di gas naturali, visto che la Russia è la principale fonte delle importazioni del Vecchio continente.

Il dramma, però, sarebbe per Fabbri “di brevissimo periodo”: “la Russia ha bisogno di esportare gas quanto noi ne abbiamo bisogno in questi mesi dell’anno per riscaldarci. La Russia non campa di nient’altro […], non può chiudere i rubinetti molto a lungo”. A detta degli analisti, gli interventi degli Stati Uniti, con il loro gas liquefatto, non basterebbero a compensare l’assenza dei flussi russi.

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