Chi era Thomas Matthew Crooks? Come ha attentato alla vita di Donald Trump? E ci sono state falle nella sicurezza?
Ecco fatti, dettagli e approfondimenti.
CHI ERA THOMAS CROOKS, L’ATTENTATORE DI DONALD TRUMP
Quando gli agenti dei Servizi segreti sono saliti sul tetto dell’edificio, da cui erano partiti i colpi indirizzati a Donald Trump, hanno trovato il corpo disteso di Thomas Matthew Crooks, 20 anni, e un fucile stile Ar-15, l’arma da guerra che negli Stati Uniti chiamano “America’s rifle”, il fucile d’America più amato e temuto. Crooks, ultimo giovane a legare il proprio nome all’ennesima sparatoria, era nato quando negli Stati Uniti è stato reintrodotto sul mercato questo tipo di fucile, una volta scaduta la messa al bando federale delle armi da guerra.
GLI ORDIGNI DELL’AUTO DI CROOKS
Fonti anonime affermano che ci sarebbero ordigni esplosivi nell’auto di Thomas Matthew Crooks. Lo scrive il ‘Wall Street Journal’. Secondo quanto riportato, l’auto guidata da Thomas Matthew Crooks era parcheggiata vicino al luogo del comizio di Trump a Butler, in Pennsylvania.
Sia l’Associated Press sia la CNN riferiscono che nell’abitazione di Crooks e’ stato rinvenuto materiale esplosivo. Entrambe le testate citano fonti ufficiali delle forze dell’ordine.
GLI ASPETTI DA CHIARIRE SU ATTENTATORE E SICUREZZA
La facilità con cui il cecchino e’ stato in grado di avvicinarsi a Trump e’ “sorprendente”. Lo ha detto oggi il procuratore della contea di Butler, in Pennsylvania, dove i fatti sono accaduti. “Francamente, sono sorpreso che sia riuscito a salire su quel tetto e sparare”, ha detto il procuratore, Richard Goldinger, a MSNBC. “So che avevamo membri delle forze dell’ordine in questo edificio, quindi e’ ancora piu’ sorprendente che sia riuscito a salire lassu'”, ha precisato, indicando che si trattava di una vetreria. I servizi di sicurezza hanno riferito che il cecchino ha sparato da una posizione elevata fuori dal perimetro del meeting, a circa 150 metri di distanza, prima di essere abbattuto. Un video pubblicato dal sito americano TMZ mostra il tiratore sdraiato sulla pancia, sul tetto di un edificio e in possesso di un fucile. “Spero che l’indagine stabilisca come sia successo, ma si’, la cosa piu’ sorprendente per me e’ che mentre abbiamo un ex Presidente sul posto, qualcuno puo’ avvicinarsi a circa 140 metri, salire su un tetto e sparare”, ha insistito il procuratore. La polizia federale americana, l’FBI, che ha identificato il tiratore come Thomas Matthew Crooks, 20 anni, residente a Bethel Park, in Pennsylvania, ha riconosciuto che e’ “sorprendente” come Crooks sia stato in grado di sparare piu’ volte prima di essere “neutralizzato”.
Secondo un alto funzionario delle forze dell’ordine, citato dalla Cnn, l’autore della sparatoria avvenuta ieri sera al comizio dell’ex Presidente Donald Trump era stato individuato all’esterno dell’evento. Le forze dell’ordine locali avevano pensato che si comportasse in modo sospetto nei pressi dei metal detector. Secondo la fonte, le autorita’ avevano annunciato via radio che lo avrebbero tenuto d’occhio e che l’informazione sarebbe stata trasmessa anche ai servizi segreti. Successivamente, alcune persone hanno avvisato le forze dell’ordine che si trovavano in un sito esterno al luogo dell’evento, dicendo di aver visto un uomo armato sul tetto.
Fonti citate dalla Cnn hanno descritto la sparatoria come proveniente dalla posizione “ore tre” del podio di Trump, con colpi provenienti dal suo lato destro. Pochi secondi dopo che sono risuonati gli spari, i cecchini del Secret Service hanno iniziato a sparare al sospettato che e’ stato trovato in cima a un tetto. In particolare – proseguono le stesse fonti – la posizione dell’attentatore era al di fuori del perimetro di sicurezza, sollevando interrogativi sia sulle dimensioni del perimetro sia sugli sforzi compiuti per bonificare e mettere in sicurezza l’edificio dell’American Glass Research, e su come l’attentatore sia riuscito ad accedere al tetto. Fonti delle forze dell’ordine affermano che una parte delle conseguenze includera’ un esame per verificare se i servizi segreti avessero risorse sufficienti per proteggere Trump pochi giorni prima di diventare ufficialmente il candidato repubblicano alla presidenza e se siano state seguite le procedure per condurre i controlli di sicurezza nell’edificio che offriva un punto di osservazione privilegiato al presunto tiratore. Il Secret Service afferma che il direttore dell’agenzia si trovava a Milwaukee al momento della sparatoria al raduno di Trump. L’agenzia ha aggiunto che c’erano quattro squadre di cecchini sul campo, due del Secret Service e due delle forze dell’ordine locali al momento della sparatoria. Secondo l’emittente KDKA, un testimone afferma di aver detto agli ufficiali di aver visto un uomo armato muoversi “da un tetto all’altro”, pochi istanti prima del tentativo di assassinio. I testimoni hanno anche detto ai giornalisti di aver visto una persona che corrispondeva alla descrizione del presunto tiratore che portava un fucile fuori dal cordone di sicurezza della manifestazione prima della sparatoria. Il Secret Service non consente l’ingresso di armi all’interno delle aree delimitate di qualsiasi evento.
COSA DICE DELL’ATTENTATORE UN SUO EX COMPAGNO DI SCUOLA
Un ex compagno di classe ha descritto Thomas Matthew Crook, l’attentatore di Trump, come un “solitario” vittima di bullismo. Jason Kohler, 21 anni, ha detto a Fox News che Crooks indossava regolarmente abiti da caccia a scuola ed era preso di mira per come si vestiva e che potrebbe essere stato nella squadra di fucilieri della scuola. I due, ha aggiunto, erano in confidenza non erano amici. Kohler si e’ diplomato alla Bethel Park High School nel 2021. Crooks si e’ diplomato un anno dopo, nel 2022.
+++
ESTRATTO DA UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA
La storia di questo ventenne è chiusa nella zona di Bethel Park, Pennsylvania, a meno di un’ora dall’area del comizio del candidato-imprenditore. Le informazioni sul suo breve passato sono parziali, almeno in questa fase. Diploma al liceo locale due anni fa, bravo in matematica e scienze come testimonia un premio ricevuto, è descritto come «solitario» e con pochi amici, non tradiva emozioni, pare fosse bullizzato. Un aspetto personale sul quale i racconti non collimano. Per uno studente l’omicida «era preso di mira costantemente», un altro è sembrato più cauto. Una narrazione confusa e comune ad altri casi che può indicare una traccia da esplorare ma anche essere fuorviante.
L’album dell’istituto contiene una foto classica, di un ragazzino con gli occhiali, i capelli pettinati da un lato, la maglietta con la bandiera e il volto di Washington. Una clip breve lo mostra il giorno del diploma. Frammenti normali di vita americana. Diversa, invece, la versione di uno studente: ad una tv ha dichiarato che il killer non di rado indossava la mimetica e abiti da cacciatore, un segno esteriore di una possibile passione per le armi confermato dalla maglietta che portava al momento dell’imboscata, sabato pomeriggio. Una T-shirt di Demolition Ranch, canale Youtube dedicato sempre alle armi.
Thomas, dicono altri report, avrebbe lavorato per un certo periodo nella mensa di una casa di cura e non sembra avesse avuto precedenti giudiziari. Un vicino ha alluso a presunti contrasti con il padre, ma è un particolare da confermare. Uno zio, invece, ha offerto un angolo diverso: «Non avevamo più rapporti con loro (la famiglia), erano molti riservati».
I media, così come l’FBI a un livello superiore, si sono messi a scavare sui social per trovare spunti. Dalle carte risulta che il giovane si era registrato come repubblicano mentre da minore, alcuni anni fa, avrebbe fatto una minuscola donazione in favore di un programma liberal. Nulla al momento, però, che permetta di accostarlo ad un’ideologia specifica. L’analisi della sua vita digitale potrà offrire altri tasselli. Se ve ne sono.
Per ora guardiamo a quanto emerso dai primi passi dell’indagine. Thomas non ha fatto il militare e questo fa pensare che abbia imparato a maneggiare il fucile per conto proprio, anche perché sarebbe stato respinto dal club di tiro in quanto «scarso». Eppure, ha cercato di centrare Trump da una distanza di circa 120 metri usando una versione dell’AR-15, modello molto diffuso. Per le autorità era stato acquistato legalmente dal padre circa sei mesi fa. Un dettaglio che ci riporta un su sentiero noto: report ufficiali hanno rivelato che quasi il 70 per cento dei responsabili di stragi negli Stati Uniti ha impiegato un’arma di proprietà dei genitori. L’hanno sottratta, in qualche caso avevano un facile accesso, sapevano dove trovarla o persino gli è stata consegnata come dono. Scorciatoie per non pochi massacri.
+++
LA QUESTIONE DELLE ARMI
In vent’anni Crooks è diventato un aspirante killer e l’Ar-15 l’arma più famosa d’America. Erano giovani quelli che hanno fatto una strage a Parkland nel 2017 e a Uvalde nel 2022, e tutti imbracciavano un’arma d’assalto. Sono i ragazzi della “generazione Ar-15”.
Dieci anni era durato il divieto, sancito da una legge firmata il 13 settembre del 1994 dall’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Il 13 settembre 2004 era scaduto il termine e per celebrare l’evento il mercato delle armi aveva rilanciato il fucile calibro 22 e 308, originariamente progettato per sostituire quello usato nella guerra del Vietnam. Ar sta per “ArmaLite Rifle”, a indicare la praticità dell’arma, piccola e potente. Durante i dieci anni della messa al bando le stragi erano diminuite ed era rallentato l’incremento costante degli episodi. Ma soprattutto, secondo gli esperti, era calata del 70 per cento la probabilità che qualcuno facesse ricorso a fucili da guerra per compiere una strage. Clinton aveva spinto per una misura d’urgenza dopo una serie di eventi tragici che avevano sconvolto il Paese: nell’89 una sparatoria in una scuola elementare a Stockton, California, con un fucile semiautomatico tipo Kalashnikov, aveva colpito una maestra e 34 bambini, in gran parte immigrati asiatici, dei quali cinque erano morti. Nell’ottobre del ’91 un altro fucile da guerra venne usato per una strage alla Luby’s Cafeteria, a Killeen, Texas: 23 morti e 27 feriti. Due anni dopo, a luglio, una strage avvenne in un edificio al numero 101 di California Street, a San Francisco: otto morti e sei feriti.
A novembre del ’93 una legge per la messa al bando delle armi da guerra venne approvata dal Senato. Nel maggio del ’94 gli ex presidenti Gerald Ford, Jimmy Carter e Ronald Reagan scrissero ai rappresentanti della Camera perché dessero il via libera definitivo al divieto di vendita. Nella lettera avevano citato un sondaggio realizzato da Cnn/Usa Today/Gallup da cui emergeva come il 77 per cento degli americani fosse a favore. La National Rifle Association, l’organizzazione che riunisce produttori e possessori di armi, si oppose, ma senza successo. Scaduto il decennio, i fucili da guerra sono tornati sul mercato, le stragi sono aumentate e i giovani aspiranti killer hanno trovato il loro feticcio. Tra il 2004 e il 2017 le stragi sono passate, in media, da 5,3 all’anno a 25. Secondo ricercatori citati dalla noprofit Everytown, che monitora i dati legati all’uso di armi, se una legge federale avesse continuato a vietare l’accesso ai fucili da guerra tra il 2005 e il 2019, si sarebbero evitate almeno trenta stragi di massa e il ferimento o l’uccisione di 1470 persone. Tra il 2015 e il 2022 le stragi sono aumentate di sei volte. Al momento la vendita di armi d’assalto e’ vietata in soli nove Stati su cinquanta: Washington, California, Illinois, New York, Massachusetts, New Jersey, Connecticut, Maryland e Delaware. La Pennsylvania non ha nessun divieto: bastano 18 anni per comprare un fucile da guerra. Brooks, ex studente modello bravo in matematica, non ha avuto nessun problema a procurarsi il suo.