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Tutte le tensioni tra Usa, Turchia e Russia nel mar Nero

Mar Nero

L’approfondimento di Giuseppe Gagliano

 

Il 10 febbraio il ministero della Difesa russo ha reso noto che due bombardieri a lungo raggio Tu-22M3 hanno effettuato un volo di routine sul Mar Nero, volo di ricognizione che deve essere letto come una risposta strategicamente proporzionale a quella attuata il 9 febbraio da parte della Sesta Flotta della Marina degli Usa insieme alla Turchia nelle stesse acque a conferma — ammesso che ce ne fosse bisogno — che la Turchia per gli Usa svolge un ruolo di grande rilevanza in funzione di contenimento anti – russo.

Ebbene, che il Mar Nero rivesta un ruolo di grandissima rilevanza a livello geoeconomico e geopolitico è del tutto ovvio.

Sotto il profilo della sicurezza energetica infatti, la regione del Mar Nero è una zona di transito di importanza strategica sia per i paesi importatori dell’Europa centrale e orientale che per i paesi produttori come la Russia o l’Azerbaigian, o più in generale i paesi della regione del Caspio.

Gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli sono tra i più importanti passaggi marittimi del mondo, con tre milioni di barili di petrolio provenienti dalla Russia, dall’Ucraina e dal bacino del Caspio che vi transitano quotidianamente. La libera circolazione nello stretto nel Mar Nero è garantita dalla Convenzione di Montreux firmata nel 1936 dai paesi rivieraschi del Mar Nero (Turchia, URSS, Romania, Bulgaria) e dai paesi europei (Francia, Regno Unito, Grecia, Regno Unito della Jugoslavia).

Dall’inizio degli anni 2000 le crisi Russia – Ucraina hanno ridisegnato la mappa delle reti di trasporto degli idrocarburi. Il volume del gas in transito attraverso l’Ucraina è andato gradualmente diminuendo, la sua quota è passata dall’80% a circa il 35% delle consegne di gas russo in Europa, e l’epicentro del transito del gas si è spostato dall’Ucraina alla Turchia, all’Europa sudorientale e alla regione baltica. Ciò è dovuto in parte alla volontà della Russia di bypassare il territorio ucraino, a nord con i gasdotti Nord Stream 1 e 2, e a sud con il TurkStream.

La posizione geografica della Turchia, al crocevia di regioni ricche di idrocarburi (Russia, Asia centrale, Medio Oriente, Mediterraneo orientale) e paesi europei consumatori, ne fa un hub per paesi importatori e produttori. I paesi dell’Europa orientale e sud-orientale sono al centro delle lotte per l’influenza e della competizione tra i progetti europei e russi.

Infine il 70% dei potenziali giacimenti di gas naturale del Mar Nero sarebbe concentrato su due siti: “Neptune Deep” e “Trident”, situati nella Zona Economica Esclusiva (ZEE) intorno alla Crimea.

Sotto il profilo geopolitico negli ultimi anni la regione ha assistito a una recrudescenza di tensioni e nuove rivalità che hanno portato a un deterioramento della stabilità regionale.

L’annessione illegale della Crimea nel 2014 e il conflitto aperto nel Donbass hanno permesso alla Russia di rafforzare la sua presa militare su questo spazio dove sentiva che la sua influenza stava diminuendo dalla fine dell’Urss. Questa percezione è stata rafforzata dall’allargamento della Nato a Romania e Bulgaria nel 2004, poi dal riconoscimento nel 2008 delle aspirazioni euroatlantiche della Georgia e dell’Ucraina al vertice di Bucarest.

Le tensioni all’indomani dell’incidente avvenuto nel novembre 2018 tra la Marina russa e quella ucraina nel Mar d’Azov, collegata al Mar Nero dallo stretto di Kerch, sottolineano l’importanza dello spazio del Mar Nero per la Russia.

Infatti il Mar Nero è un’area privilegiata in cui la Russia è in grado di esercitare e proiettare la propria proiezione di potenza marittima, soprattutto dal suo intervento in Siria nel settembre 2015. Nel contesto del Mar Nero è centrale l’infrastruttura militare di Sebastopoli.

Due quindi sono le posture politiche che si fronteggiano: da un lato quella degli Usa e della Nato che non accettano — anzi che non hanno mai accettato — la proiezione di potenza marittima russa e dall’altro lato la Russia legge le attività militari occidentali nel Mar Nero come un tentativo di minacciare l’egemonia russa a livello marittimo.

Nello specifico, il ministero della Difesa russo interpreta la presenza di aerei e navi statunitensi che si avvicinano regolarmente ai propri confini simulando occasionalmente attacchi missilistici come una minaccia permanente ed inaccettabile alla sovranità russa.

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