Vediamo di ricostruire, seppure brevemente, le principali tappe che hanno condotto alla tregua attuale.
In primo luogo dopo 45 giorni di conflitto sul piano militare certamente l’aspetto più rilevante è stata la conquista della città di Shusha, sita su un altopiano che apre la strada per la capitale della regione Stepanakert mentre sul piano della politica interna armena è certamente la dichiarazione del premier armeno Nikol Pashinyan che, dopo aver annunciato la firma della conclusione del conflitto, ha sottolineato che la decisione di firmare la tregua è stata molto difficile perché rappresenta una ferita molto dolorosa per il popolo armeno. Di analogo significato sul piano politico la dichiarazione del presidente del parlamento turco Mustafa Sentop per il quale l’Armenia ha accettato il diritto dell’Azerbaijan di riprendersi ciò che gli appartiene. L’Armenia ha dovuto arrendersi e ritirarsi dal Karabakh, che aveva occupato e dove aveva compiuto massacri. Con la sconfitta dell’Armenia si è chiusa una tragica pagina di storia.
In secondo luogo, grazie ad una efficace offensiva aerea, le forze azere nel giro di sei settimane hanno piegato gli armeni della repubblica del Nagorno Karabakh, consentendo in tal modo a Baku di riprendere il controllo dell’altopiano e delle regioni circostanti occupate. Infatti il controllo del Karabakh – permettendo il controllo di una parte considerevole del territorio azero – consente altresì il controllo dell’approvvigionamento idrico alla repubblica caucasica.
In terzo luogo, l’accordo siglato il 9 novembre tra Russia, Azerbaigian e Armenia prevede che entro il 1° dicembre l’Armenia si dovrà impegnare a restituire all’Azerbaigian i sette distretti limitrofi al Nagorno-Karabakh conquistati nella guerra del 1991-94. Anche se i due eserciti rimarranno nelle posizioni attualmente occupate lungo la linea del cessate il fuoco sarà posta in essere una forza di pace della Federazione russa, che controllerà il Karabakh per i prossimi 5 anni, che potranno essere rinnovati.
L’accordo prevede inoltre che l ’Armenia dovrà garantire i trasporti tra il Nakichevan e le regioni orientali dell’Azerbaigian, mentre l’Azerbaigian si dovrà impegnare a garantire le comunicazioni lungo il corridoio di Lachin che mette in collegamento il Karabakh all’Armenia. Entrambi i corridoi saranno controllati dalle guardie dell’FSB della Federazione russa. Complessivamente il dispiegamento delle forze armate russe sarà coordinato dal Centro nazionale per la difesa della Federazione russa.
Quali considerazioni di natura strettamente geopolitica possiamo formulare?
Incominciamo dalla prima considerazione.
In apparenza la Russia rimane un soggetto sul piano geopolitico di grande rilevanza nel Caucaso dal momento che è stata proprio la Russia che ha gettato le premesse per porre termine al conflitto attuale impedendo in tal modo una vittoria assoluta e schiacciante da parte azera .In seconda battuta il fatto che sia proprio la Russia a garantire la tregua come indicato poc’anzi dimostra il peso politico e militare della Russia.
Tuttavia, la proiezione di potenza turca in funzione antiarmena, ha certamente ridimensionato l’influenza geopolitica russa dimostrandone i limiti. Infatti la Russia deve, alla stato attuale almeno, accettare la restituzione del Nagorno-Karabakh all’Azerbaigian possibile grazie al corridoio di Lachin che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia.
Veniamo alla seconda. Anche in questo contesto geopolitico, come in quello siriano e libico, emerge una inusuale alleanza tra la Turchia e la Russia possibile anche a causa del disimpegno americano determinato dalla volontà di rivolgere la propria logica di contenimento in funzione anti- cinese.
Terza e ultima considerazione. Ancora una volta questo conflitto, come a nostro avviso quello libico e siriano, ha dimostrato da un lato l’irrilevanza sia dell’Onu che dell’Unione Europea – e quindi del diritto internazionale – e dall’altro lato ha dimostrato come lo strumento militare sia decisivo nella soluzione dei conflitti internazionali. Con buona pace di Aldo Capitini.