Nonostante le rassicuranti parole pronunciate dal presidente Biden, la Francia ha compiuto una scelta netta e inequivocabile: ha richiamato i propri ambasciatori negli Stati Uniti e in Australia ufficialmente per protestare contro il recente accordo siglato tra Australia, Stati Uniti e Inghilterra (Aukus) nel contesto dell’Indo-Pacifico per contenere la proiezione di potenza cinese.
LA DICHIARAZIONE DEL MINISTRO DEGLI ESTERI DI FRANCIA
Sotto il profilo degli interessi nazionali francesi la dichiarazione del ministro degli Esteri francese sulla gravità eccezionale di questo accordo che ha ignorato la Francia sono pienamente giustificabili.
LA POSIZIONE DELL’AUSTRALIA
Anche le rassicuranti affermazioni dell’Australia il 18 settembre secondo le quali, pur comprendendo pienamente la profonda delusione francese per la decisione presa da Canberra – l’Australia ha deciso di non dare seguito al contratto con Naval Group dietro indicazione dei capi militari che hanno considerato i sottomarini a propulsione nucleare una deterrenza più efficace rispetto ai sottomarini tradizionali — non sono servite a pacare la reazione francese.
LE CONSEGUENZE PER LA FRANCIA NELL’INDO-PACIFICO
Due considerazioni sono necessari a questo punto: da un lato questo accordo ha esplicitamente ridimensionato e collocato a latere le scelte politiche fatte dalla Francia nel contesto dell’indo-Pacifico. Dall’altro lato l’accordo siglato tra Australia, Stati Uniti e Inghilterra dimostra ancora una volta non tanto la marginalità dell’Unione Europea quanto la sua irrilevanza.