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Cina Tunisia

Tunisia nei Brics?

Dopo l'Algeria, anche la Tunisia farà richiesta di ingresso nei Brics, al fianco di Cina e Russia? Ecco fatti e commenti

 

Per adesso è solo una voce scaturita dal turbolento mondo politico tunisino. Tuttavia, date le premesse, è forte il sospetto che la Tunisia, che sta faticosamente negoziando un prestito da 1,9 miliardi con l’Fmi, voglia davvero aderire ai Brics con l’obiettivo di emanciparsi dalla morsa delle istituzioni finanziarie globali guidate dall’Occidente e ottenere linee di credito agevolate e soprattutto senza condizioni.

Nel frattempo l’Italia segue con attenzione la Tunisia:  “Siamo favorevoli a sostegni di tipo economico per favorire la crescita di questo Paese così importante, l’Italia farà la sua parte anche nei confronti del Fmi. L’Italia ha una visione strategica sulla Tunisia”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani oggi in conferenza stampa alla Farnesina con il collega tunisino Nabil Ammar.

L’annuncio

Come riferisce Al-Monitor, è l’Arab News Agency a riportare le parole di Mahmoud bin Mabrouk, portavoce del Movimento 25 luglio, una delle formazioni politiche tunisine che sostiene il presidente populista Kais Saied. Secondo il portavoce, il paese nordafricano punta ad aderire presto ai Brics, il gruppo delle economie emergenti che comprende Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica al quale hanno chiesto di entrare a far parte Paesi come l’Algeria, l’Egitto, l’Uruguay, gli Emirati Arabi Uniti e il Bangladesh.

“Non accetteremo diktat o interferenze negli affari interni tunisini”, ha dichiarato Mabrouk facendo riferimento alle trattative in corso con l’Fmi. “Stiamo negoziando i termini, ma ci rifiutiamo di ricevere istruzioni (e di piegarci) all’agenda dell’Ue”.

Il portavoce ha evocato i Brics parlando di “un’alternativa politica, economica e finanziaria che permetterà alla Tunisia di aprirsi al nuovo mondo”.

Come riportato dal quotidiano arabo Asharq al-Awsat, la Tunisia seguirà l’esempio dell’Algeria, che ha già fatto richiesta di entrare a far parte dei Brics.

È sempre Al-Monitor tuttavia a evidenziare come, dopo l’annuncio di Mabrouk, non siano pervenute dal governo tunisino né conferme né smentite.

Il commento degli analisti

“Non è chiaro – è il commento rilasciato ad Al-Monitor da Sharan Grewal, ricercatrice del Center for Middle East Policy presso la Brookings Institution – quanto tutto ciò sia ufficiale. L’annuncio infatti non è arrivato dal presidente Saied o da qualche altro esponente di governo, ma da uno dei numerosi, nuovi e piccoli, movimenti politici che sono emersi in appoggio del presidente dal 2021”.

L’esperta quindi ridimensiona la portata della notizia, ricordando come “il Movimento 25 luglio non è il partito di Saied – in realtà non ne ha uno – e non è chiaro che tipo di contatti o collegamenti ci siano tra di loro”.

Per Grewal tuttavia è “plausibile” che Saied nutra l’intenzione di far aderire la Tunisia ai Brics in considerazione delle sue posizioni populiste e antioccidentali. A tal proposito, la ricercatrice ricorda come Saied abbia ripetutamente denunciato i “diktat stranieri” dietro al prestito che la Tunisia sta negoziando con l’Fmi. Pertanto, nota Grewald, Saied “potrebbe in teoria considerare i Brics come una strada alternativa per ottenere aiuti stranieri e sostegno”.

È del tutto possibile, però, aggiunge Grewald, che queste voci siano studiate apposta “per mettere pressione sull’Fmi. Far balenare l’opzione esterna della Cina, in particolare, dovrebbe suscitare a Washington un tale numero di paranoie da spingere i funzionari Usa ad approvare il prestito dell’Fmi nonostante le loro riserve su Saied”.

Infonde cautela anche Sabina Henneberg, ricercatrice del Washington Institute for Near East Policy, per la quale la Tunisia è al momento troppo instabile dal punto di vista politico ed economico perché possa essere accolta dai Brics.

Parlando con Al-Monitor, Henneberg nota in tal senso che anche per l’Egitto e l’Algeria, ambedue candidati Brics, non è previsto alcun ingresso automatico nell’alleanza, e ciò dovrebbe valere a maggior ragione per la più piccola e instabile economia tunisina.

La ricercatrice nota come Tunisi dovrà molto probabilmente intraprendere la strada delle riforme strutturali prima di ricevere il benvenuto dai Brics. Ma ancor di più, sempre secondo Henneberg, il Paese dovrà dar prova di salde credenziali antioccidentali di cui per il momento, nonostante le recenti uscite di Saied, non si vedono i segni.

Per Alexandra Blackman, docente alla Cornell University, è vero che quello della non interferenza da parte di attori stranieri è sempre stato uno dei principi guida della politica tunisina. Ciò non toglie che l’adesione ai Brics non cancellerebbe il problema; al contrario, “potrebbe essere foriero di nuove critiche al regime di Saied riguardanti l’interferenza straniera di altri attori”. Per questo motivo, conclude Blackman, “è improbabile che la Tunisia entri a far parte (dei Brics) in questo momento.

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