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Disinformazione

Non solo La Stampa, tutti gli obiettivi dei troll russi

L'operazione di disinformazione tramite troll filo-russi ha preso di mira giornali in 16 paesi, inclusa La Stampa in Italia. L'articolo di Giuseppe Gagliano

Trentadue importanti media occidentali sono stati presi di mira, tramite i commenti dei lettori online, in una massiccia operazione di manipolazione da parte di “troll” filo-russi che diffondono disinformazione favorevole agli interessi del Cremlino, secondo uno studio pubblicato nel Regno Unito lunedì.

Secondo questo studio del Crime and Security Research Institute dell’Università di Cardiff, lo scopo di questa “operazione di grande influenza” è presentare alla Russia il quadro fittizio dell’opinione pubblica favorevole in Occidente.

Tra i media presi di mira in 16 paesi da “queste infiltrazioni sistematiche e diffuse” ci sono The Times nel Regno Unito, Le Figaro in Francia, Der Spiegel e Die Welt in Germania, La Stampa in Italia, The Washington Post o Fox News negli Stati Uniti.

Queste azioni sono emerse in uno studio condotto ad aprile sulle crescenti tensioni tra Ucraina e Russia. Secondo i ricercatori, questo tipo di tattica è in aumento dal 2018.

“Dirottando sezioni di commento dei media occidentali, questa campagna è stata in grado di presentare la sua propaganda come un riflesso dell’opinione dominante”, secondo quanto dichiarati da Martin Innes, direttore del Crime and Security Research Institute presso l’Università di Cardiff.

Secondo lo studio, sono stati identificati ben 242 articoli pubblicati tra febbraio e metà aprile sugli interessi geopolitici della Russia, accompagnati da commenti “pro-russi o anti-occidentali”.

Questi commenti, pubblicati da troll che cambiano facilmente la propria identità, sono stati poi utilizzati come base per articoli o pubblicazioni sui media e sui canali di lingua russa. Tra questi ultimi ci sono l’agenzia di stampa pubblica Ria Novosti o il gruppo “Patriot Media Group” legato all’imprenditore Yevgeny Prigojine, considerato vicino a Vladimir Putin e finanziere secondo Washington di una “fabbrica di troll” per porre in essere interferenza nelle elezioni presidenziali americane del 2016.

“Deviando le sezioni di commento dei media occidentali”, non protette in questo settore, questa campagna “ha potuto presentare la sua propaganda come un riflesso dell’opinione dominante”, ha commentato il professor Martin Innes, che dirige l’istituto di ricerca.

Per il capo della diplomazia britannica Dominic Raab, il cui ministero sostiene un programma di ricerca realizzato da questo istituto, “questo rapporto mette in luce la minaccia posta alla nostra democrazia dalla disinformazione su Internet sostenuta dallo Stato russo”.

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