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Comici Russi

La bufera tragica sui comici russi putiniani

Reazioni e commenti al caso della telefonata dei due comici russi considerati vicini ai Servizi putiniani con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La nota di Paola Sacchi.

La telefonata di due comici russi, Vovàn & Lexus, di cui uno spacciatosi per presidente della commissione dell'”Unione africana”, al premier Giorgia Meloni – che peraltro non cade nella trappola, difendendo l’indipendenza di Kiev, anche se ammette quel che pensano tutti e cioè che per l’Ucraina occorre trovare una via d’uscita – diventa lo scandalo, non al sole ma da bufera autunnale in sintonia con il meteo, per le opposizioni mai riuscite a trovare insieme la “quadra” a difesa dell’Ucraina.

Non solo, diventa lo scandalo di un premier che non avrebbe detto al parlamento quel che esattamente pensa e cioè che si registra “una certa stanchezza”, ovvero la verità, visto lo stallo, pur difendendo sempre le ragioni dell’aggredito. Ma allora perché i cosiddetti “giornaloni” non pretendono streaming diretti anche di tutte le telefonate private di leader del centrosinistra e dei Cinque Stelle che con lo streaming hanno chiuso da tempo? Ecco, sarebbe stato interessante sapere, ad esempio, il contenuto delle telefonate di Matteo Renzi nei giorni fatidici che precedettero l’elezione di Sergio Mattarella senza però avvisare Silvio Berlusconi, che non per un fatto personale, come poi spiegò, nei confronti di Mattarella, ma per il modo unilaterale usato da Renzi buttò all’aria il patto del Nazareno. Questo solo per fare un esempio.

Sembra che lo streaming valga solo per Meloni, poiché premier di un governo di centrodestra o destracentro. Quando vittime dgli scherzi dei due “comici” russi sono stati pure il premier spagnolo Pedro Sanchez (Pse) e addirittura Angela Merkel. Si dirà, ma Renzi o Giuseppe Conte non sono stati vittime di scherzi di comici. Ma quanta ipocrisia. Avrebbero potuto esserlo pure loro.

Due pesi e due misure. E stavolta Renzi si trova persino d’accordo con il leader pentastellato Conte nell’attaccare il premier. Alleanze variabili nel cosiddetto campo largo, o piuttosto campo stretto. Senza però riflettere sul fatto che per i giornalisti solo resocontare le votazioni sull’Ucraina delle opposizioni ha significato quasi andare ai matti. Uno qui, un altro là e qualcun altro chissà. Pd e terzo polo certamente a difesa dell’Ucraina. Non così i pentastellati e la sinistra più radicale. E un conto la posizione del Pd di Enrico Letta, cui per obiettività occorre dar atto di una scelta netta, un altro conto la posizione del Pd di Elly Schlein. Pur dalla parte del sostegno all’Ucraina anche militare, come il predecessore, la leader dem ha preferito non nominare nei testi la parola “armi”. Una babele a sinistra sull’Ucraina e la politica estera, che rispunta nei giorni dell’aggressione di Hamas a Israele e della sua controffensiva. Pur tutti, Conte compreso, a difesa di Israele e uniti nella condanna di Hamas, il gruppo terroristico distinto dalla causa dei palestinesi, le opposizioni hanno avuto piazze diverse.

Conte e un pezzo di Pd, seppur ufficialmente a titolo personale, come ha detto Schlein, hanno avuto una piazza dove non c’era neppure una bandiera di Israele e tutta sbilanciata sulla causa palestinese, seppur ben distinta e distante dagli estremismi di altre manifestazioni di fatto pro Hamas. Ma resta il fatto che la sinistra non parla mai con una voce univoca. E pure sull’Ucraina le voci sono state molteplici. Mentre il centrodestra ha sempre votato compatto da quando c’era il governo Draghi. Altra cosa le sfumature dentro la coalizione di centrodestra, di cui una parte allora al governo e un’altra all’ opposizione. Ma le sfumature non sono corrisposte a votazioni, anche se a Matteo Salvini a tutti i costi si è cercato di ritagliare la parte del filo-russo. Lega, Fi, FdI hanno sempre votato compatti. Così come compatta è la loro posizione a difesa di Israele. E ora basterebbero due comici russi a rimettere in discussione questi atti precisi di attività politica e parlamentare?

Detto questo, è persino banale dire che occorrerà prendere tutte le misure perché, come ha detto Meloni, certi “scherzi” per modo di dire accadano mai più. Ma questo non può essere un alibi per le opposizioni che continuano a guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri senza fare i conti con la trave nel loro, la trave che proprio a partire dalle divisioni sulla politica estera impedisce loro di rappresentare un fronte davvero alternativo. Quanto al fatto che per l’Ucraina serve trovare una via d’uscita, con una pace giusta, questa è materia tutta da affrontare, al di là degli impostori al telefono di Palazzo Chigi.

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