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Afghanistan

Lo sapete che Hamas festeggia per i talebani a Kabul?

Appunti rapidi sulla situazione in Afghanistan. Il post di Daniele Raineri, inviato di esteri del Foglio, tratto da Facebook

Dopo avere preso il potere nella capitale Kabul i talebani hanno visitato gli ospedali per dire alle dottoresse che potranno continuare a lavorare, sono apparsi da ospiti pacifici a una celebrazione sciita (loro sono fondamentalisti sunniti, in teoria detestano gli sciiti), hanno indetto una conferenza stampa trasmessa su canali internazionali, hanno assicurato che i diritti delle donne saranno rispettati. Stanno consentendo e anzi proteggendo le operazioni internazionali di evacuazione all’aeroporto.

A questo punto la nozione che i talebani sono capaci di giocare su tempi lunghi dovrebbe essere chiara. “Voi avete gli orologi noi abbiamo il tempo” non si applica soltanto durante la guerra, dare giudizi sulla base di quello che ci fanno vedere in questa prima settimana è un errore. Sanno benissimo che nelle ambasciate afghane di tutto il mondo i media stanno facendo la fila per ottenere un visto e andare a Kabul tra fine agosto e settembre a raccontare “il nuovo Afghanistan”. I talebani in questo momento hanno bisogno di far funzionare il paese e di evitare un round di sanzioni internazionali punitive e paralizzanti. Hanno aspettato vent’anni per riprendersi Kabul, ci sono riusciti molto in anticipo sui piani, possono aspettare ancora. Sono fanatici pragmatici, sanno essere tenaci o duttili all’occorrenza.

Per chi si chiede se c’è da fidarsi. L’accordo di Doha tra Stati Uniti e talebani datato febbraio 2020 prevedeva l’inizio nel marzo 2020 di negoziati di pace con il governo afghano e il raggiungimento di un cessate il fuoco permanente in cambio del ritiro americano e della liberazione di migliaia di prigionieri talebani (che è avvenuta). Appena Biden ad aprile ha annunciato il ritiro senza condizioni dall’Afghanistan è cominciata la fase più violenta della guerra, i talebani hanno disintegrato il governo afghano e si sono presi il paese.

In questo momento i talebani stanno compilando in silenzio le liste degli oppositori e degli avversari passati, presenti e futuri. Si sono impadroniti di quel che resta degli archivi dei servizi segreti. Hanno accesso ai dati delle banche e ai registri dei passaporti. Hanno accumulato saccheggio dopo saccheggio un arsenale enorme di armi e di equipaggiamento militare pagato in questi anni dal governo americano.

Nota interessante. Il gruppo armato Hamas si è congratulato pubblicamente con i talebani “per avere sconfitto l’America e i suoi alleati e per avere dimostrato che la resistenza dei popoli, per primi i palestinesi in lotta, porta alla vittoria”. Il portavoce politico di Hamas ha celebrato con queste parole: “Oggi i talebani sono vittoriosi dopo essere stati accusati di essere retrogradi e di terrorismo. I talebani hanno affrontato l’America e i suoi agenti e hanno rifiutato mezze soluzioni. I talebani non si sono fatti ingannare dagli slogan della democrazia e delle elezioni e dalla false promesse. Questa è una lezione per tutti i popoli oppressi”.

Se si va a leggere lo statuto di Hamas (che non rappresenta tutti i palestinesi) si vede che la presa armi in pugno della capitale e la cacciata dei nemici è l’unico finale, l’unica soluzione, senza alternative possibili, che loro vedono per la guerra contro Israele. Sono perfettamente consapevole che questo è soltanto un tema dentro tanti altri temi della questione israelo-palestinese e che Hamas non è la voce di tutti i palestinesi, ma questa è una chiave di lettura che è spesso ignorata in favore di altre. Lo ripeto per chi fosse lento a comprendere: lo so che ci sono altri temi che si intrecciano e ci sarebbe da approfondire per la lunghezza di molti volumi, ma questo lato della questione è trascurato. L’apparato di sicurezza israeliano è ossessionato dalle immagini di evacuazione dagli aeroporti e basa il suo lavoro su un precetto assoluto: non finire mai in quelle condizioni.

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