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Solinas

Su Solinas i magistrati hanno già votato in Sardegna…

La vertenza del centrodestra in Sardegna su Solinas è stata risolta dalla magistratura... I Graffi di Damato

Già barcollante, e parecchio, di suo per gli occhi e le mani per niente nascoste mosse sulla carica di governatore della Sardegna dai fratelli d’Italia, e soprattutto di Giorgia Meloni, cresciuti di parecchio anche nell’isola e perciò desiderosi di farsi valere pure sugli alleati sardo-leghisti dell’amministrazione regionale uscente, Christian Solinas è stato di fatto eliminato dalla gara con la solita “tegola giudiziaria” – come l’ha chiamata in prima pagina la Repubblica – cadutagli addosso con tempismo a dir poco sospetto.

LE ACCUSE A SOLINAS

Accusato di abuso d’ufficio, corruzione ed altro con sei amici o complici, e sottoposto anche ad un sequestro di beni per 350 mila euro, peraltro proprio mentre in Parlamento il ministro della Giustizia Carlo Nordio definiva “obsoleti” i reati contro la pubblica amministrazione di cui è infarcito il codice penale, Solinas potrà ormai rivedere in cartolina il suo ufficio dopo le elezioni del 25 febbraio, come Trieste nella leggenda del generale Cadorna rivolto alla regina.

“L’indagine procedeva da qualche anno” su ben “due filoni”, ha raccontato Repubblica riferendosi alla “compravendita di un immobile e lo scambio di un incarico in un ente pubblico con lezioni (ben retribuite) che Solinas avrebbe dovuto tenere in una università dell’Albania, con promessa di laurea honoris causa”. La tegola giudiziaria, quindi, per rimanere nel linguaggio del giornale che si contende col Fatto Quotidiano l’accesso privilegiato alle Procure della Repubblica, può ben definirsi vecchia. Ma è caduta – ripeto – al momento giusto per produrre i suoi inevitabili effetti politici.

A completare lo spettacolo contribuisce il già citato Fatto Quotidiano sparando in prima pagina il solito titolo di aggiudicazione del merito degli “scandali”, al plurale, di Solinas e dintorni da esso “svelati”, non so se pure agli inquirenti, oltre che ai lettori.

GLI EFFETTI POLITICI DELL’OPERAZIONE GIUDIZIARIA

Dicevo degli “inevitabili effetti politici” dell’operazione giudiziaria scattata a quattro giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione delle liste dei candidati alle elezioni regionali sarde. Inevitabili, naturalmente, per l’abitudine che ormai accomuna destra e sinistra di giocare di sponda con le Procure per regolare anche i loro conti interni.

Sarebbe stato bello se all’annuncio delle perquisizioni, del sequestro e altro in Sardegna la premier Giorgia Meloni avesse trovato il tempo, interrompendo a Bologna e dintorni i suoi incontri di carattere anche internazionale, in particolare con l’ormai amica presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, per annunciare o magari solo far sapere con una certa discrezione a qualche giornalista che per rispetto della decenza istituzionale, del primato della politica e di tante altre cose la scalata del suo partito al governatorato dell’isola s’interrompeva in quel momento. Invece il suo silenzio è caduto sulla testa di Solinas o Salvini come la scarpa nella vignetta di Stefano Rolli sulla prima pagina del Secolo XIX.

Così è se vi pare, alla Pirandello.

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