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Salvini

Quanto durerà la “pace di Verona” tra Salvini e Meloni?

Cosa cambia nel centrodestra dopo l'abbraccio di Verona tra Salvini e Meloni. La nota di Paola Sacchi.

 

L’abbraccio di Verona tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni pone fine alla spaccatura del centrodestra dai giorni del Mattarella bis. Vedremo fino a quando la pace veronese durerà, se il centrodestra saprà rimettersi in carreggiata per il 2023 con un progetto saldo insieme a Forza Italia (per Silvio Berlusconi “Il vero centro, la spina dorsale della coalizione”), che ufficialmente nella città scaligera sostiene Flavio Tosi e non il sindaco Federico Sboarina (FdI).

Sboarina è l’artefice della pax, con la sapiente opera di mediazione del potente governatore veneto, il leghista Luca Zaia. Se “Matteo”, salito un po’ a sorpresa sul palco che era stato allestito solo da Fratelli d’Italia, e “Giorgia”, come la presidente di FdI ha scherzato, non faranno “la fine di Romeo e Giulietta”, ora spetta al centrodestra nella sua interezza (di governo e di opposizione) togliersi di dosso la parte dei Montecchi e Capuleti, logicamente accarezzata dalla sinistra per mascherare le crepe tra Pd e Cinque Stelle e insinuarsi nel cuneo delle divisioni altrui con mire neo-proporzionaliste.

È, comunque, un fatto che l’abbraccio di Verona per ora è uno stop anche alle mire neocentriste di partiti di Draghi senza Draghi o sempre con lo stesso Draghi, al di là della volontà del premier, con riedizioni di alleanze governative, disegnate sui grandi giornali da congressi di carta a tavolino spacca-Lega e spacca-FI, per nuove maggioranze incubatrici di un non ben precisato centro, dai vaghi numeri elettorali.

Evidente che se il centrodestra, dato il vantaggio da tutti i sondaggi, resterà unito, qualsiasi sarà il risultato delle Amministrative anche all’interno della coalizione, lo spazio per manovre neocentriste si ridurrà ancora di più. Salvini ha già detto che, in base alla regola, il leader e candidato premier sarà chi avrà preso più voti. Quindi, potrà esserlo la stessa Meloni se i risultati delle Politiche coincideranno con i sondaggi che ora vedono in testa FdI.

Cambiano schemi e narrazione dopo l’abbraccio di Verona. Anche se un anno è lungo in vista del 2023. Meloni prevede che il governo non durerà fino a quella data e auspica elezioni al più presto. E il leader della Lega l’altro ieri a Narni, in Umbria, ha comunque ribadito in modo netto la sua indisponibilità a riedizioni di esecutivi di larghe alleanze, come quello di Draghi.

Molto probabilmente il governo di emergenza nazionale resisterà anche al passaggio del dibattito parlamentare del 21 giugno. Ma Verona, dove sul palco era anche il leader centrista di centrodestra Maurizio Lupi, segna un passaggio importante dell’ unità della coalizione. E spazza via simmetrie costruite a tavolino tra Salvini e Giuseppe Conte, ovvero lo scomodo alleato del “campo largo” obiettivo del Pd.

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