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Roma traccheggia sulla Salva Milano?

Sono in tanti nel capoluogo lombardo ad attendere il varo della Salva Milano: dagli imprenditori che si sono visti i cantieri sigillati dall'intervento della magistratura ai dirigenti e ai funzionari indagati. Ma Roma frena e il Pd è spaccato. Mentre il sindaco Sala preme...

In un periodo storico in cui persino la maggioranza, nonostante sia particolarmente ampia, litiga su tutto, la Salva Milano sembrava aver avuto l’unico merito di mettere tutti d’accordo: esponenti di destra e di sinistra, locali e romani.

BEPPE SALA HA FRETTA

Chiesta con insistenza dal sindaco di Milano Beppe Sala sotto la cui amministrazione si sta ridisegnando lo skyline meneghino con buona pace della consuetudine secondo la quale nessun palazzo dovrebbe avere l’ardire di superare in altezza la Madonnina dorata sul pinnacolo più alto del Duomo, la norma nel passaggio tra Camera e Senato sembra essersi persa in una nebbia ancora più fitta della scighera meneghina.

CHI LA ATTENDE CON ANSIA

Sono in tanti nel capoluogo lombardo ad attendere il varo della Salva Milano, persino più delle numerose gru che affollano il paesaggio: dagli imprenditori che si sono visti i cantieri sigillati dall’intervento della magistratura ai dirigenti e ai funzionari indagati.

La lista delle presunte irregolarità urbanistiche – spesso mostruose per portata – sulle cui indagini avviate dalla Procura locale la Salva Milano getterebbe una colata di calcestruzzo è lunga: per lo più – dicono i giudici che vorrebbero trascinare palazzinari e funzionari in processo – torri spuntate come funghi dopo un acquazzone autunnale al posto di vecchi edifici, nonostante i cantieri fossero stati aperti per semplici ristrutturazioni, aumenti di cubature spropositati e opere completamente difformi rispetto al progetto presentato in Comune.

QUEL FARO MEDIATICO CHE DA’ FASTIDIO

Nel mentre però sempre più giornali e giornalisti hanno iniziato a occuparsi della norma. Le manovre parlamentari e politiche sono – secondo Stefano Feltri, già direttore del quotidiano Domani e ora curatore della newsletter Appunti – un “tentativo trasversale di Fratelli d’Italia e Pd di sanare per legge giganteschi progetti immobiliari a Milano che la Procura considera illegali e che ha sequestrato: Hidden Garden, Torre Milano e Park Towers, e poi la settimana scorsa anche Scalo House. Ci sono quindici inchieste, enormi cantieri bloccati, mesi di lavorio sotto traccia in Parlamento per smantellare le inchieste per via legislativa, ma in silenzio, come se si volesse evitare di rendere anche questa vicenda parte della più grande questione dello scontro quasi quotidiano tra governo Meloni e magistratura. O meglio, delle polemiche del governo Meloni contro i giudici”.

I SALVA PAESAGGIO

A dicembre si era levato anche il grido di dolore di urbanisti e giuristi nella lettera appello firmata, tra gli altri, da Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Consulta, Salvatore Settis, Accademico dei Lincei, Angela Barbanente, presidente della Società Italiana Urbanisti, Angela Barbanente, presidente della Società italiana urbanisti e Tomaso Montanari, rettore dell’Università per stranieri di Siena.

CHE FINE HA FATTO IL CONDONO?

Se la giustizia nel nostro Paese non è una folgore, l’iter per l’approvazione di una legge rischia di essere ancora più lento. Scrive oggi il Corriere della Sera: la giudice dell’udienza preliminare Teresa De Pascale, dopo aver dichiarato il non luogo a procedere per il reato di abuso d’ufficio abolito nel giugno 2024, ha infatti rinviato a giudizio all’11 aprile — per l’ipotesi di abusi edilizi, lottizzazione abusiva e falso — otto persone fra costruttori, architetti e funzionari del Comune di Milano per la realizzazione da 45 milioni di euro di «Torre Milano», il grattacielo di 24 piani che in via Stresa con il motto «la città ti manda in alto» vuole omaggiare edifici simbolo dell’architettura milanese come la Torre Breda o la Terrazza Martini, alto 82 metri e tuttavia autorizzato con una semplice autodichiarata «Scia-Segnalazione certificata di inizio attività» a titolo di «ristrutturazione edilizia» al posto di due demoliti ex edifici preesistenti ma solo di due e tre piani.

TUTTI I PROBLEMI DI MILANO E DELLA GIUNTA SALA

I primi processi insomma partiranno lo stesso. Un ulteriore danno economico per gli imprenditori del mattone coinvolti, un enorme danno all’immagine per una città che sulla carta patinata delle riviste non  smette mai di correre ed è già pronta ad affrontare le Olimpiadi di Milano – Cortina e vorrebbe tanto un nuovo stadio, mentre nella realtà quotidiana si ritrova paralizzata da problemi come il caro casa, il caro affitti (la protesta degli studenti universitari in tenda) e la gentrificazione.

Problemi che Milano ancora non è riuscita a risolvere, nonostante le promesse della giunta Sala 2. Sullo sfondo, anzi, in periferia, monta il tema dell’insicurezza e la frustrazione di chi è costretto a chiudersi in casa a doppia mandata mentre fuori aumentano le piazze dello spaccio. Tutte questioni irrisolte che avranno ampia eco nell’ormai imminente campagna elettorale per la conquista di Palazzo Marino, col Pd sempre più distante da Sala il quale, non per caso, appoggia le rivendicazioni dei presidenti di Regione Luca Zaia e Vincenzo De Luca sul terzo mandato.

I DUBBI ROMANI

Quanto alla Salva Milano, il tema che ha iniziato a turbare la politica romana, probabilmente, è che nonostante il nome affibbiatole dalla stampa, la nuova norma con le sue maglie larghe e permissive su autocertificazioni e difformità progettuali, si applicherebbe anche al resto del Paese. Questa volta rendere l’Italia un po’ più milanese non vorrebbe dire ridurre il gap tra la nostra nazione e l’Europa.

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