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Ciuffo Mancio

Roberto Mancini fra orgoglio e stile

Il corsivo di Paola Sacchi sul "ciuffo del Mancio"

 

Miracolo di un ciuffo, che passa alla storia del calcio e dell’Italia che si rialza. Il “ciuffo del Mancio”, rappresentazione plastica della testardaggine elevata all’ennesima potenza di un italiano dai modi e dalle parole misurate, mai una di troppo, come gli riconosce l’uomo della strada, l’uomo dell’Italia profonda che ha sofferto in silenzio, è stato costretto a chiudere attività imprenditoriali in questo lungo lockdown da Covid. E che si è identificato in Roberto Mancini.

Domenica a poche ore dalla finalissima un imprenditore mi diceva: “Io non capisco niente di calcio. Ma qui la partita va molto oltre il tifo. Questo dovrà essere un segnale per la ripartenza, per tutti noi che ci svegliamo la mattina e dobbiamo rimboccarci le maniche perché siamo solo noi che ci procuriamo lo stipendio, certezze non ne abbiamo”. Il “ciuffo del Mancio”, che non deflette sotto un tifo avversario come quello di Wembley, il ciuffo che fa perdere le staffe agli inglesi e fa apparire Mancini, per la sua classe, il vero” inglese “, il ciuffo che manda in tilt anche il Principe William — di cui si è rimpianta la straordinaria eleganza dei gesti della mamma Princess Diana — significa concretamente molto anche per il nostro Pil.

Come ieri è stato ricordato dai dirigenti della Figc a Palazzo Chigi, durante la cerimonia con il premier Mario Draghi. Non è solo un pur fondamentale elemento psicologico, toccasana per l’Italia che deve ripartire. E l’impresa di quel ciuffo, della sua squadra, di amici e non di divi, è anche riuscita a far spoliticizzare in un attimo il tentativo maldestro partito dalla mattina di lunedì di trasformare la vittoria, tutta e solo dell’Italia, in una  vendetta dell'”Europa”, confondendo volutamente la Ue con l’Europa geografica cui l’Inghilterra appartiene, contro la Brexit.

Belle e sobrie le parole del Presidente Sergio Mattarella, illuminate da un sorriso speciale e anche un po’ inedito per i suoi modi contenuti di solito al massimo. Belle quelle del premier Draghi che ha elogiato l’orgoglio italiano. L’orgoglio del “ciuffo del Mancio”, che ci crede fino alla fine, a dispetto di tutto.

Ha fatto tornare in mente certi tipi italiani, come l’ingegner Ferrari e la divertente scenata, nel film “Le Mans ’66”, agli americani della Ford quando si recano a Maranello per cercare di papparsi in un attimo l’ azienda italiana simbolo nel mondo. “Ora, ho appetito”, disse Ferrari mollando di colpo lo staff dei mastini della Ford. Lo stesso “appetito” di Roberto Mancini.

Orgoglio italiano.

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