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Berlino

Perché Kaliningrad fa scontrare Russia e Repubblica Ceca

Cosa c'è di serio nel referendum (farlocco) per l’annessione della città di Kaliningrad alla Repubblica Ceca. L'articolo di Pierluigi Mennitti.

Nel passaggio dal mondo virtuale a quello reale qualcuno s’è perso per strada, ma almeno in duecento sono riusciti a radunarsi davanti al portone dell’ambasciata russa di Praga. Obiettivo: ottenere il riconoscimento del referendum che ha certificato l’annessione dell’exclave di Kaliningrad alla Repubblica Ceca.

Potrebbe sembrare un grottesco brogliaccio narrativo di Bohumil Hrabal o un racconto satirico di Jaroslav Hasek. Ma questa iniziativa politica, che attinge appieno alle radici dell’umorismo nero boemo strappando anche qualche sorriso in tempi così drammatici, è il frutto di un gruppo di burloni che, partendo dai social media, è riuscito a catalizzare l’attenzione di tutta la stampa mitteleuropea. In contemporanea con lo svolgimento dei referendum farlocchi di Putin nelle regioni ucraine occupate, sotto l’hashtag #KaliningradIsCzechia si è svolto online un altrettanto farlocco referendum per l’annessione della città natale di Emmanuel Kant alla Repubblica Ceca. A differenza di quel che accadeva tra Donetsk e Lugansk però, la coercizione al voto favorevole non era rappresentata da soldati armati, ma da risposte alternative alla domanda sull’annessione che non ammettevano rifiuti: si poteva barrare la casella “sì” o quella “certamente”.

Nessuna sorpresa dunque che il risultato sia stato plebiscitario (esattamente come con i referendum di Putin). Così mentre le regioni ucraine occupate passavano nella fantasia del dittatore al Cremlino sotto il dominio russo, in quella dei referendari cechi l’exclave di Kaliningrad diventava una provincia di Praga. Con tanto di nuovo nome, Kralovec, e una sfilza di spot pubblicitari disseminati sulla rete per invitare turisti vicini e lontani a visitare il nuovo territorio liberato.

Un tempo tedesca con il nome di Königsberg, Kaliningrad e la sua regione sono poi state annesse all’Unione Sovietica, in continuità territoriale con Mosca quando i tre Stati baltici erano repubbliche sovietiche. Con la fine dell’Urss, Kalinigrad è diventata un’exclave in teritorio Ue, incassata tra Polonia, Lituania e affacciata sul Mar Baltico.

Per la Repubblica Ceca è anche il coronamento di un sogno, quello di uno sbocco al mare. I referendari hanno infatti già annunciato la formazione di una flotta ceca, mentre le previsioni del tempo, pubblicate quotidianamente online, riportano oltre alle temperature di Praga e Brno anche quelle di Kaliningrad con in più informazioni sui venti e sul moto ondoso del Baltico.

Non mancano i progetti infrastrutturali. Ma al posto dei gasdotti cari a Putin, i cechi hanno in programma un “birrodotto”, il Beer Stream 1, che rifornirà i pub di Kaliningrad (pardon, Kralovec) direttamente dagli stabilimenti cechi di Pilsner Urquell, Budweiser e Staropramen.

Tutto si muove sul filo dell’ironia e del grottesco: dalla Repubblica Ceca alla Polonia sono ormai migliaia gli utenti internet che partecipano allo sfottò. Ma la notizia è arrivata anche a Mosca, dove di questi tempi si ride poco. E infatti i russi non l’hanno presa bene. Tanto che il portale internet politexpert.net si è sentito in dovere di chiedere spiegazioni a un esperto. Mikhail Timoshenko, colonnello in pensione, ha assicurato in un’intervista che la Repubblica Ceca non deve sperare in una divisione di Kaliningrad, perché la Russia non cederà mai il suo territorio: “Praga potrebbe trovarsi con le spalle al muro se dovesse provocare le forze della flotta del Baltico della Federazione Russa”. Insomma, la situazione è grave ma non seria. Almeno sul fronte di Kralovec/Kaliningrad.

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