I leader politici dei quattro paesi membri del Quadrilateral Security Dialogue (o Quad: il forum informale sulla sicurezza tra Stati Uniti, Australia, India e Giappone) si accorderanno per la creazione di una catena di approvvigionamento sicura sui semiconduttori come i microchip: si tratta di componenti cruciali per un gran numero di settori industriali – dall’elettronica di consumo alle automobili, specialmente quelle elettriche – la cui carenza globale sta creando grossi problemi di produzione.
LA BOZZA DEL COMUNICATO
Venerdì 24 settembre i massimi rappresentanti di Stati Uniti, Australia, India e Giappone si riuniranno – per la prima volta dal vivo – a Washington e discuteranno dell’importanza di avere “filiere resilienti, diverse e sicure sulla tecnologia”: lo scrive il quotidiano giapponese Nikkei, che ha ottenuto la bozza del comunicato congiunto dell’incontro.
L’OBIETTIVO DEGLI STATI UNITI
Questa sottolineatura dell’importanza delle filiere dei semiconduttori sta a segnalare che il Quad sta ampliando il suo campo d’azione, andando oltre la collaborazione sulla sicurezza intesa in senso stretto. L’obiettivo dell’amministrazione americana di Joe Biden è rafforzare il forum, dargli una sistemazione formale e trasformarlo in un’organizzazione focalizzata sul contenimento della Cina nella regione dell’Indo-Pacifico.
Alla riunione di venerdì parteciperanno, oltre a Biden, i primi ministri australiano (Scott Morrison), indiano (Narendra Modi) e giapponese (Yoshihide Suga).
COSA DICE IL COMUNICATO
Oltre che sui semiconduttori, nella bozza di documento si presta particolare attenzione alla necessità di definire regole comuni sulle nuove tecnologie: “il modo in cui la tecnologia è progettata, sviluppata, governata e usata dovrebbe essere plasmato dai nostri diritti democratici condivisi e dal rispetto per i diritti umani universali”.
“La tecnologia”, si legge, “non dovrebbe essere usata male o abusata per attività maligne come la sorveglianza autoritaria e l’oppressione”.
Non menzionata, ma implicitamente presente, è la Cina. Gli Stati Uniti e gli alleati attaccano Pechino per le violazioni dei diritti della minoranza uigura nello Xinjiang e temono che il suo progresso tecnologico, affiancato alla diffusione dei suoi standard normativi, possa favorirne l’espansione dell’influenza nel mondo.
NESSUNA MENZIONE DELLA CINA
La Cina, tuttavia, non viene menzionata non soltanto in questa frase ma in tutto il comunicato. Il motivo, spiega il Nikkei, è la reticenza dell’India ad abbandonare la sua storica postura di non-allineamento in politica estera ed entrare in un’alleanza formale e diretta contro uno specifico paese.
IL FURTO DI TECNOLOGIE
Nel comunicato si parla anche delle pratiche di furto di proprietà intellettuale (un attacco implicito alla Cina, anche in questo caso), definite “una sfida comune che mina il fondamento stesso dello sviluppo tecnologico globale”.
I paesi del Quad accetteranno di collaborare sulla prevenzione dei furti di tecnologie sensibili – quelle cioè che possono minacciare direttamente la sicurezza nazionale – e sullo sviluppo del 5G. In particolare si parla di promuovere l’utilizzo della “open RAN“, un nuovo modello per le reti 5G che mira a separare il software dalla componentistica fisica delle infrastrutture. L’obiettivo è colpire il potere di mercato della cinese Huawei sulle apparecchiature 5G.
L’INIZIATIVA SUI CHIP
Tornando ai microchip, il Quad ha intenzione di lanciare una iniziativa comune “per mappare la capacità, identificare le vulnerabilità e rafforzare la sicurezza delle filiere per i semiconduttori e i loro componenti vitali”.
Insieme, gli Stati Uniti e il Giappone valgono meno del 30 per cento della capacità produttiva di chip globale. Il Giappone però produce soprattutto chip di memoria (dal grande valore strategico), mentre negli Stati Uniti hanno sede aziende molto importanti che progettano (ma spesso non producono da sé) microchip, come Qualcomm.
L’azienda nettamente più importante (per quota di mercato e capacità tecniche) nel segmento della fabbricazione dei chip è TSMC, che ha sede a Taiwan: il paese è vicino agli Stati Uniti; la Cina lo considera una parte integrante del suo territorio. Sui microchip Pechino è peraltro in ritardo, dipende dall’estero, ma sta realizzando grossi investimenti per potenziare le proprie capacità.
L’Australia e l’India, invece, non possiedono aziende nazionali che producono chip ma possono contribuire alla revisione e al rafforzamento delle filiere filo-americane. In India, in particolare, sta fiorendo un’industria tecnologica che però – scrive il Nikkei Asia – dipende dai chip cinesi poco avanzati; il paese, viste le tensioni politiche e militari con Pechino, è favorevole a un rafforzamento delle filiere attraverso il Quad.