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Vladivostok

Vi spiego le armi della disinformazione russa

Ecco a cosa mira la propaganda del Cremlino. L'analisi di Marco Mayer, docente al Master in Cybersecurity della LUISS ed ex-consigliere del ministro dell’Interno per la Cybersicurezza.

La declassificazione del documento sulla disinformazione russa decisa dal presidente Draghi è stata un’ottima scelta, e spero che costituisca un precedente anche per il futuro. Il testo integrale chiarisce che si tratta di un fisiologico e doveroso monitoraggio delle fonti aperte per vedere i trend e ricostruire il significato dei flussi e dei relativi messaggi. Ecco il link per leggere il documento riservato.

Se lo si legge attentamente, emerge chiaramente che è ben diverso dal testo dell’articolo del Corriere della Sera che allude a liste di proscrizione. Tra l’altro cita solo due persone. Stralci del documento sono stati connessi dal Corriere con una lista di nomi per accreditare – in buona o cattiva fede – il falso scoop della presunta caccia alle streghe è stata redatta dal Corriere.

Con la declassificazione si contribuisce a fare chiarezza sulle responsabilità e sulla trasparenza. Per capirci: il materiale che deve restare veramente riservato è limitato, pertanto una declassificazione può sgombrare il campo da molti fraintendimenti più o meno sinceri. Una intelligence più aperta e flessibile è oltretutto anche più efficace.

Chi ha concepito l’operazione ha voluto colpire due piccioni con una fava, per usare una espressione semplice: politiche governative e il Copasir. Quest’ultimo negli ultimi anni sotto le presidenze di Guerini, Volpi e Urso ha indubbiamente messo in agenda temi molto sensibili: dipendenza energetica dalla Russia e dipendenza digitale dalla Cina, eclatanti falle nelle normative del Golden Power, vulnerabilità sistemiche nella PA, eccessiva apertura del sistema bancario italiano alle autocrazie, disinformazione in campo no vax, vaccini e pandemia, fallimento dell’app Immuni, ecc..

Talora è necessario apporre una classifica di riservatezza per non mettere in difficoltà (e tanto meno in pericolo) alcune delle persone citate. Ma come avviene in altri paesi democratici, per la stampa e per l’opinione pubblica va bene anche se, declassificando, per prudenza si cancella qualche nome. Un altro aspetto fondamentale è compiere un salto di qualità nella gestione informatica, basterebbe copiare la CIA che con la sua reading room rende veloce e facilissimo l’accesso ad una vastissima gamma di materiale declassificato. In pochi minuti si può accedere a molti documenti preziosi.

Franco Gabrielli ha dichiarato che chi ha fatto avere il “bollettino” riservato al giornale verrà individuato e punito. Ha ragione: purtroppo non è la prima volta che avviene, ma è una fuga di notizie inaccettabile.

Questa volta il danno è stato davvero molto grave.

L’origine potrebbe non essere solo domestica. Potrebbe essere una tipica operazione da manuale delle tecniche russe di depistaggio e disinformazione. Mentre i russi con missili e artiglieria radono al suolo intere cittadine dell’Ucraina e uccidono migliaia di civili, si accredita l’idea che in Italia sia in atto la caccia alle streghe contro il dissenso e contro i giornalisti indipendenti. Ma scherziamo?

Ho cercato subito di mettere in evidenza il grave rischio di una delegittimazione o peggio di una ridicolizzazione del Copasir. Il Comitato ha, infatti, un ruolo importantissimo nel nostro regime parlamentare democratico. Devo dire che tutto il Comitato parlamentare ha reagito subito con puntualità e con efficacia. Il Presidente Adolfo Urso, durante una puntata della trasmissione “Porta a Porta”, ha ricostruito con grande chiarezza i passaggi di questa brutta storia.

Naturalmente si può fare poco con chi opera in malafede. Perché alcuni giornali hanno ribadito le accuse come se niente fosse stato chiarito, arrivando addirittura a parlare di maccartismo. Inoltre, come già accennato, si è cercato di delegittimare il Copasir ed in particolare il suo presidente, anche sul piano personale.

Anche le prime dichiarazioni del sottosegretario Gabrielli non sono state riprese da chi non voleva sentire e si è continuato a parlare di “liste di proscrizione”, ignorando i fatti e tutte le documentate e autorevoli smentite.

Con una battuta direi che una parte dei media sembra quasi aver voluto dar ragione a Putin o ai cinesi quando dichiarano che le libertà e la democrazia non esistono e sono solo una finzione occidentale. Una campagna vergognosa che purtroppo ha potuto contare su alcuni cavalli di Troia. Per combattere le sfide della disinformazione e le relative campagne di influenza occorre innanzitutto difendere e promuovere la massima libertà di espressione.

Consiglio la lettura di un libro molto bello, Defending my enemy, scritto da una persona che conosco da anni e che stimo molto, Aryeh Neier: è un libro che consiglio davvero, perché riguarda la difesa delle opinioni di un neo-nazista in un noto caso giudiziario degli Stati Uniti.

Un’altra attività importante è raccontare ai cittadini come funzionano i processi di disinformazione chiarendo bene perché sono parte integrante di quella guerra che definiamo ibrida (militare o commerciale che sia). Tali processi non possono ridotti alle sole fake news che sono un piccolo tassello di un mosaico molto più complesso.

Un errore diffuso ad arte è quello di far credere all’opinione pubblica che disinformazione e bufale coincidano. Ecco due esempi concreti. La Cina ha messo in atto una serie di messaggi, di comunicazioni minimizzanti e omissive all’OMS e di manipolazioni mediatiche per far dimenticare ai cittadini cinesi e al mondo intero le gravi omissioni e censure relative alla fase iniziale della pandemia. Per circa 80 giorni (dal novembre del 2019 all’ultima settimana del gennaio 2020) le autorità hanno permesso a milioni e milioni di persone ignare di volare dall’ aeroporto internazionale di Wuhan verso ogni genere di destinazione.

Un altro caso di scuola è il complesso di azioni compiute dalla Russia per promuovere le grandi virtù del suo vaccino Sputnik che però non era stato autorizzato neppure dalla OMS. Eviterei – per le indagini in corso – di parlare di alcuni ricercatori dello Spallanzani e delle loro dichiarazioni pubbliche favorevoli…

Da anni la Russia e la Cina costruiscono a tavolino vere e proprie narrative che poi cercano di veicolare con un pluralità di canali, come è avvenuto per il supporto ai movimenti NoVax. Non è difficile risalire alle sorgenti della disinformazione. Il documento riservato pervenuto al Corriere e poi declassificato indica le modalità specifiche relative a come le narrative si originano per esempio sui canali Telegram dedicati (messaggi prodotti e promossi da entità legate dalla Federazione russa).

Per quanto riguarda la Cina, invece, è stata portata avanti una campagna molto penetrante (e con complicità rilevanti anche nel nostro paese), al fine di accaparrarsi una quota molto ampia per quello che riguarda le tecnologie digitali e le telecomunicazioni nel nostro paese.

Per le imprese cinesi l’operazione è stata piuttosto costosa per i budget pubblicitari impiegati e per il ricorso ad influenti agenzie italiane di pubbliche relazioni. Ma muovendosi così – e fingendosi paladina del libero mercato – la Cina ha potuto sviluppare (come del resto la Russia nell’ambito del mercato dell’energia) una capillare opera di penetrazione nel nostro paese soprattutto nel 5G mobile e nella fibra a banda larga.

Se non inserisci la singola fake news in questa cornice strategica non capisci il vero significato delle operazioni ibride. Quando una TV sa di potere contare su finanziamenti pubblicitari molto consistenti non è affatto facile restare imparziali. Senza analisi ad ampio spettro delle strategie e delle metodologie della disinformazione rincorrere le singole bufale serve a poco…

Per quanto attiene alle narrative uno studio davvero molto complesso e articolato è stato realizzato, da qualche anno, per fare un altro esempio di disinformazione, da alcuni think thank russi sulla questione NATO. Si è cercato di accreditare la tesi che il più grave errore dell’Occidente sarebbe stato quello di non aver sciolto la NATO all’indomani della caduta del muro di Berlino. Racconto che è stato veicolato in modo carsico all’interno ed all’esterno della Federazione russa con una pluralità di strumenti accademici e non. Piano piano la narrativa sulla presunta l’inutilità della NATO è venuta alla luce e da noi il discorso è stato ripreso – sia pur in versioni diverse – da varie personalità. Ricordo per esempio quella di uno storico di valore come Paolo Mieli.

L’Alleanza atlantica è uno strumento difensivo piuttosto efficace. È ovvio che i regimi illiberali cerchino di delegittimarlo. La storia non si fa con i se, ma se l’Ucraina fosse entrata nella NATO i carri armati russi non avrebbero osato oltrepassare i confini. Il rifiuto di farla entrare 15 anni fa è dovuto alle scelte energetiche di numerosi paesi europei, Germania in primis, ma anche l’Italia. Non si è voluto deludere il maggior fornitore di gas e petrolio e le conseguenze si sono viste prima in Crimea e oggi in Ucraina .

I russi sono stati molto abili a delegittimare gli alert americani che venivano emanati in via pubblica e e riservata da diversi mesi. Neppure i vertici politici dell’Ucraina credevano che gli Stati Uniti disponessero di fonti e analisi affidabili sulle mosse del Cremlino e sulla decisione di invadere l’ucraina.

Nessuno dice ancora ad alta voce la verità di fondo: il popolo ucraino combatte anche per la nostra libertà. La posta in gioco è molto alta sul piano etico e dei valori dello stato di diritto. La libertà di espressione deve essere totale, ci mancherebbe altro. Ma anche la libertà di controbattere e denunciare le ambiguità e le ipocrisie. Fa davvero molto male vedere alcuni politici, come Salvini e Conte, che, per un pugno di voti nella prossima elezione, cercano di bloccare le forniture militari all’esercito ucraino. È un regalo che il regime di Putin proprio non si merita.

Aggiungo che alcuni comportamenti di Matteo Salvini per me rappresentano un vero e proprio enigma. Non parlo della Lega né tantomeno entro nel merito delle posizione politiche, ma appunto di comportamenti difficili da comprendere. Indico tre casi specifici. Nella prima settimana del luglio 2018, appena arrivato al Viminale, ha bloccato (perché aveva salvato alcune decine di migranti) l’operatività di una nave militare irlandese – la Samuel Beckett – della Missione EU Sofia. La nave aveva a bordo sofisticate unità di intelligence e di contrasto alla grande criminalità organizzata. Se non erro anche Europol era coinvolta. Da quel momento tutto è rimasto bloccato per mesi e mesi proprio mentre stava iniziando una inedita e rilevante cooperazione aereo navale UE e NATO nel Mediterraneo.

Un secondo caso sono le visite (per niente nascoste) all’ambasciatore della Federazione russa a Roma durante la crisi ucraina. Salvini non ha voluto rivelare niente dei contenuti specifici di cui ha parlato generando volutamente curiosi e inevitabili sospetti. Infine, il comunicato dell’ambasciata della Federazione russa in Italia. I biglietti del volo di Salvini per Mosca (poi cancellato) sono stati pagati/anticipati dal governo russo…

Una leggerezza di un ministro dell’Interno appena nominato si può anche capire, ma questo perseverare in comportamenti erratici è strano. Sembra quasi che il leader della Lega voglia dimostrare che può permettersi tutto… Non è così?

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