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Perché Salvini sballotta Draghi e Letta non solo sul catasto

Parole e mosse del leader della Lega, Matteo Salvini, su elezioni comunali e delega fiscale

 

Molti nomi di città piccole e medie conquistate dalla Lega che cita Matteo Salvini  in conferenza stampa ieri pomeriggio alla Camera, sono sconosciuti ai giornalisti solo da Palazzo. Ma sono nomi di luoghi di un’Italia profonda, reale, solida nervatura del Bel Paese. Sono i Comuni di quei “69 sindaci in più conquistati dalla Lega”, che scandisce orgoglioso il leader leghista.

Non manca una frecciatina a chi lo aveva accusato di aver trascurato il Nord, base storica: “Ecco, solo qui abbiamo 46 primi cittadini in più”. E continua: “Nel Centro 17 e al Sud 6”.

Al Sud il nome più noto è quello di Caserta dove la Lega per la prima volta andrà al ballottaggio con l’ex centrista Gianpiero Zinzi. Uno che una volta avrebbero messo nell’elenco dei “buoni” e “moderati”. In Basilicata la Lega conquista 4 sindaci, di cui due nuovi.

Risalendo a Nord, c’ è “la vittoria storica di Chioggia al primo turno”, un Nord con percentuali in generale “da 40 per cento”. Solo il dato della veneta Cittadella: 80 per cento.

Chiosa Salvini, rispondendo a Enrico Letta, segretario del Pd: “Di sconfitte così ne vorrei una a settimana”. Claudio Borghi in un tweet, dove ricorda anche la vittoria a Nocera Umbra, nell’Umbria ex fortino rosso da 60 anni, espugnato due anni fa da un centrodestra a determinante trazione leghista, di Andrea Caparvi, segretario regionale e sottolinea “il valore dell’impegno dei nostri militanti sul territorio”.

Lo stesso leader leghista ricorda che la Lega è il partito più capillarmente “impegnato e vicino alla gente”. Che poi a Roma e Torino il centrodestra possa “giocarsela bene” al ballottaggio Salvini lo riconferma.

È però giornata in cui tiene banco la mancata partecipazione dei ministri leghisti al via libera alla delega fiscale. Nel mirino in particolare la riforma del catasto. Salvini è duro: “Tassare la casa sarebbe una follia, sarebbe colpire lo stipendio e bloccare l’edilizia”.

È molto critico però anche sul “metodo”: “Non è possibile avere mezz’ora di tempo per esaminare il futuro degli italiani. Occorre un cambio di modalità operativa”. Letta accusa la Lega di “strappo”. Salvini: “Lo strappo non è nostro, ma la nostra è richiesta di chiarezza”. E ricorda le famose parole di Draghi: “Non è il momento di chiedere soldi agli italiani ma di darli”.

La Lega lascerà il governo? No. “Se qualcuno spinge perché la Lega si smarchi dalla maggioranza di governo è fuori tema”, risponde secco alle domande dei giornalisti. Altro indizio del fatto che non sarà crisi viene dalla risposta alla domanda se vuole andare al voto anticipato, come richiesto da Giorgia Meloni: “Io mi occupo dell’oggi e delle tasse”.

Nel cortile di Montecitorio, intanto, continua la perenne ricerca dei media mainstream sui presunti guai della leadership del “capitano”. Un leghista storico sbotta: “Ma che volete ancora? I voti li ha Salvini. Punto e basta”.

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