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Vaccini Bambini

Perché la terza dose di vaccino non sarà l’ultima

La lettera dell'avvocato Antonio de Grazia

Gentile direttore,

Leo Longanesi aveva come alter ego il signor Naso. Quando la situazione diveniva complicata, appariva Naso e dava una soluzione. Semplice, intuitiva, buona execution.

Nel labirinto della pandemia, dopo qualche mese incontro Lillo. Il suo vero nome è Guglielmo, Lillo è nato perché il suo fratellino minore farfugliava il nome e finalmente diceva: Lillo, Lillo.

Quando ho bisogno di una parola intelligente, di uno sguardo disincantato e irriverente, ricorro a Lillo. Alto, allampanato, con due occhi sporgenti di vetro azzurro, Lillo ama i bon mots, i paradossi (secondo lui verità nascoste), e non teme di scontentare la doxa corrente o gli influencer che vanno per la maggiore. Noto che Lillo pare allegro, lo sguardo birichino ma attento.

“L’ho scampata bella! Non sapevo di aver avuto la cinese, non mi ero accorto di nulla…ed ora sono immunizzato naturale. Un professorone della Sapienza di Roma ha detto che i guariti dal virus hanno una maggiore immunità rispetto ai vaccinati”.

“Caro Lillo, ma non eri nella lista d’attesa dei candidati al vaccino fin da gennaio? Mi avevi detto che il vaccino era una straordinaria scoperta, la scienza aveva fatto miracoli in pochi mesi”

“È vero… ma poi è stata colpa della terza…”

“La terza?”

“Eh, sì: una dose, e poi una seconda dose e infine una terza siringhetta di vaccino, e non sarà l’ultima. Allora ho capito, come un marito che scopre che sua moglie se la fa con il suo miglior amico… Un vaccino imperfetto, che l’oste – pardon Il virologo di turno – dice che è buono, ottimo”.

Il buon Lillo se ne va, lasciandomi trasecolato, canticchiando Short People di Randy Newman.

Così è, se vi pare.

Un caro saluto.

Avv. Antonio de Grazia

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