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Zambon

Perché io, ex Oms, accuso l’Oms anche sul virus cinese. Parla Zambon

Cosa ha detto Francesco Zambon, ex ricercatore Oms, su Oms, virus cinese e piano pandemico italiano

“Credo che l’Oms non dirà mai la verità sull’origine del virus”.

E’ quello che ha detto Francesco Zambon, a Non è l’Arena, programma di La7.

La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha censurato il rapporto a firma di 10 ricercatori Oms, guidati da Francesco Zambon, in cui si denunciavano le mancanze dell’Italia, tra febbraio e marzo 2020, nella risposta alla pandemia da Covid-19.

Tutti i dettagli.

LE PAROLE DI ZAMBON SULL’OMS

Per Francesco Zambon, funzionario Oms che ha rassegnato le dimissioni nelle scorse settimane, l’Organizzazione “non dirà mai la verità sull’origine del virus”, ha detto l’autore del libro “Il pesce piccolo – Una storia di virus e segreti” in uscita per Feltrinelli.

“E’ impossibile che lo faccia, perché non ha potere investigativo, non ha potere sanzionatorio, abbiamo visto cosa è successo con il rapporto che è uscito, con le quattro ipotesi, plausibili o probabili, sull’origine del virus”, ha aggiunto ieri Zambon a Non è L’Arena, programma condotto da Massimo Giletti.

ZAMBON (EX OMS): LE IPOTESI IN CAMPO

D’altronde lo stesso Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha già affermato “che è necessario avere più informazioni per valutare le varie opzioni. Come sapete c’è un’ipotesi di un passaggio dal pipistrello all’uomo, poi c’è un’ipotesi con un ospite intermedio, poi un’ipotesi secondo cui il virus sarebbe entrato in Cina attraverso cibi congelati e un’ipotesi, giudicata molto improbabile, di un incidente di laboratorio”, spiega Zambon.

“Ci sono molti laboratori che trattano il coronavirus, quindi è un’ipotesi che resta in campo”, ha continuato l’ex funzionario Oms.

DATI NASCOSTI DALL’OMS

Quelle informazioni maggiori cui invoca il Direttore generale dell’Oms, però, sono state nascoste da Pechino. “Nelle mie discussioni con il team, gli esperti mi hanno espresso le difficoltà incontrate nell’accesso ai dati grezzi”, ha detto Ghebreyesus: “Mi aspetto che i futuri studi includano una condivisione dei dati più tempestiva e completa”.

IL VETO DELLA CINA SUI PARTECIPANTI

Ai dati nascosti, in realtà si aggiunge anche il fatto che la Cina ha avuto il potere si scegliere chi tra i ricercatori ed esperti avrebbero potuto partecipare alla spedizione dell’Oms a Pechino per indagare sulle origini del virus, come ha sottolineato nei giorni scorsi Start Magazine.

“In questa trattativa la Cina ha ottenuto il potere di veto sui membri della commissione d’inchiesta, vale a dire chi avrebbe partecipato e chi no. E ha ottenuto il potere di svolgere l’indagine e presentare le sue conclusioni. Il problema è che l’OMS è controllata e finanziata dagli stati, l’OMS si trova nella posizione di indagare sugli stati che la finanziano”, ha rivelato Jamie Metzil, consulente Oms.

UNA PRESENZA SOSPETTA

Tra i partecipanti alla spedizione anche Peter Daszak, presidente di EcoHealt Alliance, società finanziata dal governo federale americano che, a sua volta, finanzia la ricerca dei coronavirus dei pipistrelli del laboratorio di virologia di Wuhan.

“Dal momento che una delle teorie da approfondire è proprio quella della fuga accidentale del virus dall’istituto di virologia, qualsiasi scienziato che sia stato coinvolto in questo tipo di collaborazioni, non dovrebbe far parte dell’indagine”, aggiunge Metzil.

UNA MISSIONE A META’

Presenze e veti a parte, anche l’indagine è stata ristretta. Come si racconta in questo articolo di Start Magazine, la delegazione dell’Organizzazione mondiale della sanità, indaga quanto accaduto a Wuhan, senza andare “nei villaggi dello Yannan, una regione a sud della Cina al confine con il Laos, dove è stato trovato il virus RATG13 che condivide con il Sars-CoV-2 il 96,2% del DNA”.

IL RAPPORTO DELL’OMS SULL’ITALIA

Ma la poca trasparenza dell’Oms sulla questione Covid è stata già ampiamente sancita da quanto avvenuto in Italia, con il rapporto “Una sfida senza precedenti. La prima risposta dell’Italia al Covid”, scritto da 10 ricercatori Oms, pubblicato sul sito dell’Oms e ritirato dopo solo 24 ore. Nel documento veniva denunciata l’impreparazione dell’Italia alla pandemia.

LE PRESSIONI DI RANIERI GUERRA (OMS)

Ranieri Guerra, direttore generale aggiunto dell’Oms, come dimostrato dalle e-mail, aveva fatto pressioni su Francesco Zambon perché quel rapporto venisse modificato, cambiando la data di aggiornamento del piano pandemico.

Tra le mail inviate da Guerra a Zambon, rese pubbliche da Non è l’Arena, anche una in cui si sostiene che quel rapporto, prima di essere pubblicato, aveva già provocato dei sussulti istituzionali e che doveva “essere revisionato dal Ministero della Salute”,

In quella mail “Si fa riferimento alla possibilità di istituire una commissione per far revisionare il rapporto da tre enti: Oms, Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità”, spiega Zambon a Gilletti.

IL COINVOLGIMENTO DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’

E che anche l’Istituto Superiore di Sanità, costola del Ministero della Salute, voleva che quel documento non fosse pubblicato allo stato originale, si intuisce dalle conversazioni Whatsapp tra Guerra e Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità.

“Sono stato brutale con gli scemi del documento di Venezia” scriveva Guerra a Brusaferro, ricorda negli scorsi giorni il Corriere della Sera. “Ho mandato scuse profuse al ministro e ti ho messo in copia di alcune comunicazioni. Alla fine sono andato su Tedros e ho fatto ritirare il documento. Sto ora verificando un paio di siti laterali e di social media dove potrebbe essere ancora accessibile per chiudere tutti i canali. La ritengo comunque una cosa schifosa di cui non si sentiva la mancanza. Spero anche di far cadere un paio di incorreggibili teste”.

LE DIMISSIONI DI ZAMBON DALL’OMS

Qualche testa, in effetti, è saltata. Meglio, ha deciso di cadere. E’ quella del ricercatore dell’Oms di Venezia, Francesco Zambon, che ha rassegnato le dimissioni: “Negli ultimi mesi non potevo più lavorare, nessuno rispondeva alle mie richieste, come se ci fosse stata una reazione allergica nei miei confronti”, ha raccontato giorni fa in un’intervista a La Stampa.

“L’Oms, su pressione di Guerra, che aveva i suoi interessi personali, non ha voluto colpire l’immagine dell’Italia, in virtù di un accordo di tipo politico e a discapito della sua necessaria indipendenza. Ho letto lo scambio di messaggi tra Guerra e Brusaferro sulla possibilità di revisionare il rapporto, dopo che era stato ritirato: non esiste che l’Oms si metta a riscrivere un documento a quattro mani con l’Istituto superiore di sanità, cioè con il paese oggetto del report”, aggiunge Zambon.

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