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Merkel Putin Navalny

Non solo Nord Stream 2. Come Merkel e Putin non russano

L'approfondimento di Pierluigi Mennitti sul viaggio a Mosca di Angela Merkel per incontrare Vladimir Putin

Angela Merkel è a Mosca, accompagnata dal ministro degli Esteri Heiko Maas, per incontrare Vladimir Putin. Il viaggio in coppia nella capitale russa – dalla quale la cancelliera mancava dal 2015 – è di per sé un’iniziativa non comune nella diplomazia tedesca e sottolinea l’importanza e la delicatezza del momento.

Seguendo le cronache tedesche, potrebbe sembrare che Merkel abbia sbagliato direzione di viaggio, giacché al momento è un altro interlocutore difficile della cancelliera a creare nuove preoccupazioni. Quel Recep Tayyip Erdogan al quale Merkel da tempo ha consegnato le chiavi del flusso di immigrazione verso l’Unione Europea e che torna a occupare il dibattito interno tedesco dopo la rivelazione della Süddeutsche Zeitung di trattative in corso fra i due paesi per la fondazione di tre scuole turche in Germania, a Berlino, Colonia e Francoforte. Istituzioni scolastiche tedesche sono da decenni presenti (e apprezzate) in Turchia. Ma la richiesta di reciprocità ha già aperto il confronto in Germania su contenuti, metodi e controlli cui gli istituti turchi dovrebbero essere sottoposti e il tema ha innervosito una parte dell’elettorato tedesco (specie quello conservatore) che già rimprovera alla cancelliera la posizione remissiva della Germania nei confronti del leader turco.

E gli incroci strategici-diplomatici di questa turbolenta prima settimana del 2020 hanno in realtà già affiancato Erdogan e Putin, che appena qualche giorno fa hanno presenziato assieme al varo del gasdotto Turk Stream e hanno siglato un accordo per il cessate il fuoco in Libia, sancendo un nuovo protettorato sulle due parti del paese. Una mossa che ha spiazzato l’Italia ma anche il resto d’Europa, e pure la Germania che nella vicenda libica (come in quella iraniana) ha provato a ritagliarsi un ruolo da mediatore.

Angela Merkel tuttavia è sufficientemente esperta per evitare l’errore di parlare a Putin perché Erdogan intenda. E si concentrerà sui colloqui con il presidente russo, peraltro fissati già da tempo. I temi di confronto d’altronde non mancano, dalla Siria alla Libia, dall’Iraq all’Iran, fino alla situazione in Ucraina. E questo bilaterale può paradossalmente più giovare alla Germania, messa anch’essa all’angolo dalla diplomazia muscolare di questi tempi, che per un giorno può parlare con uno di quelli che muove davvero qualche filo tra Medio Oriente e Nord Africa.

CERCARE UNA SOLUZIONE PER IL COMPLETAMENTO DI NORD STREAM 2

Pur non presente nell’agenda dei temi fornita dalla cancelleria di Berlino, uno dei primi temi sul tappeto è quello che riguarda un altro gasdotto, che secondo le intenzioni di Gazprom sarebbe dovuto entrare in funzione ancor prima di Turk Stream, alla fine dello scorso anno: Nord Stream 2, il raddoppio della pipeline già in attività che trasporta il gas siberiano direttamente dalla Russia alla Germania sotto il Mar Baltico, evitando l’imbuto ucraino. E invece il presidente americano Donald Trump ha giocato un brutto tiro, proprio sull’ultimo miglio del gasdotto, controfirmando le sanzioni varate in maniera bipartisan dal Congresso e facendo tali pressioni nei confronti della società svizzera Allseas, impegnata nella dislocazione delle tubature in mare, da costringerla a interrompere di punto in bianco il completamento dell’opera.

Sulla questione Nord Stream 2 Russia e Germania sono alleate, in contrapposizione agli Usa (e, per quel che conta, ai paesi dell’Europa centro-orientale e baltica che in teoria sarebbero stretti partner dei tedeschi). Il gasdotto sarà completato lo stesso, è la posizione comune, ma la zampata di Trump ha creato più scompiglio del previsto. La strategia diplomatica di Berlino non ha funzionato come avrebbe dovuto: le rassicurazioni a Usa e alleati est-europei, la melina a Bruxelles con l’Ue, le sollecitazioni discrete alla Danimarca perché concedesse al più presto l’autorizzazione al passaggio (e invece il ritardo al via libera ha alla fine fatto il gioco di Trump), le pressioni su Mosca affinché affrettasse il rinnovo del contratto sul transito del gas con l’Ucraina e il muro di gomma alle bordate costanti dell’ambasciatore Usa Grenell si sono arenate a 160 chilometri dal traguardo. Tanti ne mancano, non al completamento dell’opera ma alla fine del dispiegamento dei tubi alla profondità oltre la quale scattano le sanzioni americane. La perfidia è nelle norme: solo la flotta di Allseas è in grado di depositare i tubi a quella profondità. I russi possono da soli completare l’aggancio alla terraferma, nel punto in cui la profondità si abbassa con il fondo marino che si avvicina alla costa. Ma per quei 160 chilometri Putin e Merkel sono ancora impotenti e dovranno trovare una soluzione che aggiri l’impasse: una soluzione tecnica, continuando il braccio di ferro con gli Usa (si è ipotizzato l’impiego della nave Akademik Tscherskij di proprietà di Gazprom, ma anche in questo caso vi sono enormi ostacoli), o diplomatica, tornando a trattare sul tavolo di Trump.

LA DIPLOMAZIA TEDESCA: COINVOLGERE MOSCA NELLA SOLUZIONE DELLE CRISI

Ma è sul caso Libia che l’azione diplomatica tedesca punta a raccogliere un risultato. Il tentativo congiunto di Putin ed Erdogan di rendersi dominus della scena, imponendo un cessate il fuoco alle due parti in campo è fallito – è la posizione degli sherpa di Berlino – perché il generale Khalifa Haftar (che Mosca appoggia) lo ha rifiutato. La Germania vuole dunque offrire a Putin l’occasione di essere reintegrato nel grande gioco diplomatico che dovrebbe produrre a catena le soluzioni in grado di appianare gradualmente tutti i conflitti in corso: dalla Libia alla Siria, dall’Iran all’Iraq, fino all’Ucraina. In verità non è una trovata nuova: in tutte le crisi dell’ultimo decennio la Germania si è sempre spesa per il coinvolgimento della Russia, sostenendo che senza Mosca non sarebbe stato possibile venire a capo di nulla. E il ministro degli Esteri Mass lo ha ribadito prima di mettere piede sull’aereo con la cancelliera: “Per risolvere le crisi bisogna parlare con Mosca. Nella guerra in Libia c’è forse l’ultima occasione per evitare un bagno di sangue. Per far questo, tutti gli Stati che hanno influenza nella regione devono sedersi attorno a un tavolo, specialmente la Russia”. E Mosca è ritenuta partner indispensabile anche nella partita con Teheran, nella quale Berlino spera ancora di salvare l’accordo sul nucleare: “Con la Russia si deve anche parlare di come poter salvaguardare l’accordo sul nucleare con l’Iran ed evitare una ulteriore escalation nel Golfo”.

ESPERTI TEDESCHI DUBITANO DEL SUCCESSO DELLA MISSIONE

Ma autorevoli osservatori a Berlino dubitano che Putin possa avere interesse a entrare in un gioco diplomatico che, sulla Libia, la cancelliera immagina guidato da se stessa e dall’inviato speciale dell’Onu Ghassan Salamé. Uno di questi, Wolfram Lacher, esperto della Stiftung Wissenschaft und Politik (Fondazione di economia e politica, Swp), influente think tank berlinese, lo ha spiegato in un’intervista alla radio Deutschlandfunk. “L’iniziativa di Erdogan e Putin non è piaciuta alla Germania che vorrebbe ancora ospitare la conferenza internazionale sulla Libia a cui sta lavorando da anni”, ha detto Lacher, “ma il problema è che questo processo di Berlino è il prodotto di una debole politica libica degli europei e degli americani che nulla hanno fatto per condizionare i sostenitori internazionali di Haftar, specie gli Emirati Arabi, dando così l’opportunità a Erdogan e Putin di diventare attori centrali”. La situazione è tutt’altro che fluida. Per l’esperto della Swp, Putin ed Erdogan non sembrano avere la forza per imporre un vero cessate il fuoco in Libia e forse non ne hanno neppure l’intenzione: “È probabile che il loro interesse sia di sotterrare gli sforzi tedeschi ed europei nel quadro del processo di Berlino e di prendere direttamente in mano l’agenda della questione libica”. Se l’analisi si dimostrasse corretta, Merkel e Maas rientreranno a mani vuote da Mosca o forse solo con qualche fiche da giocare sul tavolo del Nord Stream 2.

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