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Non solo Milei. Risse verbali, alleanze sostanziali

Chi fa a gara a chi la spara più grossa talvolta manovra per alleanze sottotraccia. E' il caso di Milei. Ma non solo... Il corsivo di Battista Falconi

 

Il presidente argentino Milei – in visita in Italia tra Papa, Mattarella e Meloni, ma oggi vede anche gli industriali – stabilisce forse il record di chi la spara più grossa con la sua definizione dello Stato come associazione a delinquere. Ma il campionario e il campionato sono decisamente ricchi. La destra accusa la sinistra: per gli insulti di De Luca e del direttore del museo reo di un post infelice, del quale a dire il vero si è già strascusato; per il silenzio sulle foibe, ma La Russa (il presidente del Senato, la seconda carica dello Stato, il vice di Mattarella) se la prende anche con Amadeus, che le ricorda ma senza parlare di comunisti, probabilmente leggendo un testo concordato con un referente istituzionale; infine, ovviamente, per le parole dei cantanti di Sanremo.

La sinistra dal canto suo accusa continuamente, senza requie: per i silenzi su Acca Larentia, Fascismo e simili; per la censura Rai o per l’occupazione delle poltrone culturali, che sono poi due facce della stessa medaglia “egemonia”, su questo fronte ora se la prende con Mara Venier, colpevole di aver cercato di zittire uno dei cantanti di Sanremo.

Alcuni, pochi commentatori avvertono contro questa ciacola continua e persino qualcuno a sinistra, più avvertito, capisce che si esagera, per esempio con l’uso del termine “genocidio” per il quale ha fatto discutere uno dei cantanti di Sanremo.

Dopo il Festival fibrilla il dibattito, se così vogliamo nobilitare il chiacchiericcio, perché tutti sono in cerca di influencer: a destra la madre di Giogiò, a sinistra il padre di Cecchettin, che però già smentisce e minaccia querela (pure lui, altro sport nazionale) tramite l’agenzia di comunicazione che gli fa da consulente. All’ingegner Gino va comunque riconosciuto di avere capito che non bisogna sovraesporsi, cosa che hanno compreso anche Sinner e Vannacci, che resta l’influencer-testimonial-outsider-underodog di maggior appeal per le prossime europee.

Più moderatamente nei toni ma durissimamente nei contenuti, la vice di Biden gli spara contro dicendosi pronta a sostituirlo: nonostante di suo sia molto impopolare ce la potrebbe fare, se per caso l’appoggiasse Taylor Swift, che tutti danno come la testimonial in grado di spostare l’ago della bilancia. A proposito di influencer-testimonial, ma tutt’altro che outsider-underodog.

Assieme alle risse verbali si profilano alleanze sostanziali, per esempio tra amministratori locali bipartisan pro terzo mandato o pro abolizione dell’abuso d’ufficio. Due proposte di destra (o di una parte della stessa) che fanno comodo a molti di sinistra. E poi, ma qui sta la forza dell’attuale maggioranza, tra i partiti di governo che pur tra molte frizioni verbali riescono a chiudere le partite di rilievo. Come dice giustamente Meloni, “sennò saremmo un partito unico”. Quando si dice lavorare nel silenzio, o nell’ombra.

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