Dopo mesi e mesi in cui Start Magazine ha ribadito la curiosa situazione in cui si trovano le università telematiche, coccolate in Parlamento nonostante le recensioni non positive dell’Anvur (l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) sulla qualità della didattica offerta e ora sedute al tavolo ministeriale per la riforma del settore, anche Milena Gabanelli ha deciso di occuparsi della questione.
COSA SCRIVE MILENA GABANELLI SULLE UNIVERTITÀ TELEMATICHE
“È evidente – scrive Gabanelli dalle colonne del Corriere della Sera – che le università online riescono a intercettare studenti che non hanno altre scelte, e pertanto sarebbe necessaria la presenza di un ateneo pubblico per soddisfare questo bisogno, ma al momento la gigantesca offerta è solo quella appena descritta”.
L’ATTACCO DEL RETTORE DELLA BOCCONI
Sentito in merito, Francesco Billari, rettore dell’Università Bocconi, ha dichiarato: “Finché aiutano chi lavora a migliorare la propria preparazione possono offrire un supporto, ma non devono essere la scorciatoia per affrontare la grave crisi che investe la qualità della formazione. Se isoli i ragazzi nelle loro camerette senza la possibilità di frequentare professori e coetanei, non produci quel percorso di crescita che è alla base della comunità universitaria”.
Per questo per Billari “per migliorare davvero la qualità degli atenei si cominci ad abolire il valore legale del titolo di studio così tutte le università, tradizionali e telematiche, saranno spinte a migliorare e competere tra loro”.
Già, il titolo legale, ribadisce Gabanelli: “in un concorso pubblico il titolo conseguito per esempio in scienze politiche all’Università di Bologna vale tanto quanto quello conseguito alla Guglielmo Marconi, quello in Economia e Management conseguito alla Italian University Line vale tanto quanto quello ottenuto frequentando in presenza alla Bocconi o alla Luiss”.
CHI SONO GLI ISCRITTI ALLE UNIVERTITÀ TELEMATICHE
“Pensate per aiutare chi lavora a conseguire un titolo, in realtà oggi quasi uno studente su quattro è under 23”, sottolinea Gabanelli parlando delle università telematiche. Ma perché attraggono tanti giovani? I motivi principali sono due: “Le rette vanno dai 1.200 ai 5.900 euro all’anno: non ci sono test di ingresso e gli appelli sono numerosi e flessibili. Quindi più accessibile e più economica per chi vive lontano dalle città con sedi universitarie. Inoltre – si legge sempre sul Corriere – alle telematiche è più facile laurearsi velocemente. Il 44,8% ottiene la laurea breve in tre anni, contro il 37,8% dei laureati negli atenei tradizionali”.
LA DIDATTICA OFFERTA
Parlando delle università telematiche Milena Gabanelli riporta le conclusioni del report Anvur pubblicate a più riprese su Start: “Nell’ultimo rapporto dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca sulla qualità delle università su una scala che va da A (Molto positivo) a E (Insoddisfacente), solo la Uninettuno ottiene un risultato positivo, otto si fermano alla sufficienza mentre due, Leonardo da Vinci e Italian University Line, strappano un accreditamento temporaneo «vincolato alla risoluzione delle criticità riscontrate» (la Italian University Line è dal 2018 che viene rimandata)”.
LA QUESTIONE DEGLI STANDARD RIFORMULATI DALLA LEGGE
E poi c’è il tema, sempre seguito pedissequamente da Start, della riforma del settore. “Tre anni fa il Ministero dell’Università ha emanato il decreto 1154/2021 che impone entro novembre del 2024 nuovi standard qualitativi, e obbliga gli istituti digitali ad adeguare il numero dei propri docenti a quello delle università tradizionali. Secondo lo studio «Il piano inclinato» della CGIL, a settembre 2023 nelle telematiche il rapporto tra professori e studenti era di uno a 342, contro 1 a 25 negli atenei statali”.
I TENTATIVI POLITICI DI CALCIARE LA PALLA LONTANO
“A gennaio – ricorda il Data Room di Milena Gabanelli sulle università telematiche – il deputato leghista Edoardo Ziello ha presentato un emendamento nel Milleproroghe (qui, il 6.55) con il quale chiedeva di far slittare di un anno l’adeguamento. C’è stata la levata di scudi e l’emendamento è stato ritirato, ma pochi mesi dopo, in difesa degli interessi delle telematiche, è stato costituito un intergruppo parlamentare formato da una ventina di deputati del centrodestra, presieduto dallo stesso Ziello”.
“Al Ministero dell’Università da circa 3 mesi è in discussione un decreto che blocca di fatto l’adeguamento previsto dall’ex ministra Messa e in cui con ogni probabilità si concederà alle telematiche non solo di avere molti più studenti delle tradizionali a parità di numero di docenti, ma anche di poter avere ancora alcuni anni per assumere i docenti necessari ad abbassare gli attuali parametri. Insomma, – commenta Gabanelli – c’è un occhio di riguardo crescente per questi atenei.”