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Lega Università Telematiche Stop Bernini

Meloni e Bernini stoppano la Lega sulla norma pro università telematiche

Il ministro Bernini (FI) boccia a nome del governo l'emendamento voluto dalla Lega che rimandava al prossimo anno gli obblighi per le università telematiche di adeguarsi agli standard qualitativi degli atenei tradizionali. Fatti, approfondimenti e polemiche

Per una battaglia vinta dalla Lega in campo agricolo, un’altra viene persa in quello universitario. E’ l’emendamento tutto leghista – a firma dei membri del Carroccio Laura Ravetto, Alberto Stefani, Simona Bordonali,  Edoardo Ziello e Igor Iezzi – che rimandava di un anno (e poi chissà) gli obblighi per le università telematiche di uniformarsi agli standard qualitativi degli atenei tradizionali.

Un emendamento in netto contrasto con le recenti istanze della Conferenza dei rettori che chiedeva di aumentare i docenti a tempo indeterminato nelle telematiche in rapporto alla crescita esponenziale degli studenti iscritti. L’emendamento, si diceva, non ha oltrepassato il vaglio della ministra forzista Anna Maria Bernini (nella foto), titolare del Miur, che in merito crea un inedito asse Pd-M5s. E dunque si trasformerà in un semplice ordine del giorno.

QUEL DECRETO CHE SPAVENTA LE UNIVERSITÀ TELEMATICHE

Alla base di tutto, si diceva, l’obbligo per gli atenei telematici di adeguarsi agli standard qualitativi cui sono tenute le facoltà tradizionali. Il 14 ottobre 2021, quando a Viale Trastevere c’era Maria Cristina Messa, è stato emanato il decreto ministeriale 1154/2021 che ha modificato i requisiti didattici per le università in termini di tipologia di docenti da garantire e di modalità di calcolo del numero di studenti, senza distinzione fra atenei telematici e non. In un secondo momento è arrivato un decreto direttoriale, il 2711/2021 che ha fissato al 30 novembre 2024 la data di verifica dei requisiti.

COSA SCRIVE L’ANVUR

Se l’ordine del giorno voluto dalla Lega passasse, le università telematiche tirerebbero un bel sospiro di sollievo. Tanto più se si considera che, allo stato attuale, se non fosse rimandata la “sessione degli esami” chiesta dal Miur verrebbero rimandati gli atenei, almeno stando a ciò che si legge nell’ultimo rapporto dell’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ente pubblico vigilato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha evidenziato come durante i corsi del 2022 le università tradizionali avessero messo a disposizione un professore ogni 28,5 studenti mentre nelle telematiche il rapporto sia salito a 384,8 studenti per docente.

Si legge infatti nel report: “L’’effetto combinato della riduzione dei requisiti di docenza richiesti per l’accreditamento dei corsi di studio, a fronte comunque di un aumento del numero dei docenti contestuale all’esplosione nel numero di iscritti, ha determinato il rilevante aumento del rapporto studenti/docenti, che è passato da 152,2 del 2012 a 384,8 del 2022 (un indicatore di circa tredici volte superiore rispetto alle università tradizionali)”.

Per nulla rosee le conclusioni dell’Anvur: “Pensare che un’offerta formativa possa reggersi appaltando integralmente la docenza all’esterno dell’ateneo è ritenuto un elemento di scarsa attenzione alla qualità della didattica e alla centralità dello studente”.

IL TIMORE (PALPABILE) DELLE TELEMATICHE

Che le università telematiche siano spaventate dall’affrontare l’esame contenuto in quel decreto ministeriale lo ha messo nero su bianco il gruppo Multiversity, la società guidata dall’ad Fabio Vaccarono (ex Google) e controllata dal fondo Cvc, alla quale fanno capo Pegaso, San Raffaele e Universitas Mercatorum e dunque tra i maggiori player del Paese, che nel bilancio d’esercizio 2022 scrive “essendo lo scenario ancora aperto e imprevedibile, non era oggettivamente prevedibile, come non lo è tuttora, prevedere se e quali impatti produrrà il DM1154”.

IL PD VA ALL’ATTACCO

Il Pd, che lo scorso ottobre si era già responsabile dell’assalto parlamentare agli atenei digitali Pegaso, Mercatorum e San Raffaele del Pd con riferimento all’ intesa firmata dal governo con le università telematiche Mercatorum, Pegaso e San Raffaele di Roma, va all’attacco dell’interessamento leghista per gli atenei digitali.

“La Lega insiste nel voler esaminare in via prioritaria l’emendamento a firma Ziello al decreto mille proroghe che rinvia di un anno gli obblighi per le università telematiche di uniformarsi agli standard qualitativi degli atenei tradizionali. Un’attenzione ‘sospetta’ per una norma che, come denunciato dalla Conferenza dei rettori, dall’Anvur e dell’Anac, favorisce le università telematiche in termini economici, impoverisce la qualità dei percorsi accademici e crea problemi in termini di legalità”, segnalano le deputate e i deputati democratici, Simona Bonafè, Debora Serracchiani, Gianni Cuperlo, Federico Fornaro, Andrea Orlando e Matteo Mauri.

“Questa norma – spiegano i dem – contrasta con i recenti pronunciamenti della Crui e delll’Anvur che chiedono alle università telematiche (11 in Italia) di aumentare la quota dei docenti a tempo indeterminato in rapporto agli iscritti. Secondo i dati del 2022, le università tradizionali hanno in media un professore ogni 28 studenti a fronte di uno ogni 385 delle online. Inoltre – concludono – il Tar e l’Anac – hanno segnalato che questa sproporzione ha generato vantaggi competitivi e aumentato il rischio di corruzione legati ai titoli di studio, soprattutto in riferimento al mancato controllo su migliaia di esami e tesi”.

L’INTERESSE LEGHISTA PER LE UNIVERSITA’ TELEMATICHE

Resta da capire come mai i leghisti abbiano provato a infilare di straforo nel Milleproroghe l’emendamento pro Università telematiche. Un interessamento che, per il quotidiano La Stampa, non sarebbe affatto accademico: “la Lega ha ottenuto dall’università telematica E Campus finanziamenti sostanziosi. Secondo i contributi pubblicati dal Carroccio, a febbraio 2023 tra le principali donazioni singole spicca la E Campus con 30 mila euro, fondata da Francesco Polidori, ex parlamentare di Forza Italia e soprannominato Mister Cepu (la piattaforma online per la preparazione degli esami universitari)”.

Polidori – fa notare il quotidiano torinese – è anche il patron del Link Campus university, l’ateneo che negli anni scorsi è stato lambito dal “Russiagate”, l’inchiesta sulle interferenze di Putin alle presidenziali americane del 2016. “Tra le donazioni alla Lega figura pure un assegno di 10 mila euro proprio di Francesco Polidori a cui si aggiungono altri 10 mila euro del Monte finanziario europeo Srl e altrettanti della Polimedia Srl, società che rientrano sempre nella galassia della famiglia Polidori. Quindi, in totale, solo spulciando i dati di Febbraio 2023, la Lega di Matteo Salvini ha ottenuto 60 mila euro dalle aziende vicine a Mr Cepu, uno dei maggiori imprenditori del settore delle università online.”

CHI DIFENDE GLI ATENEI DIGITALI

C’è da dire che non tutti, nel mondo degli atenei tradizionali, alzano le sopracciglia e arricciano il naso quando si parla di Università telematiche. È il caso per esempio del professor Alfonso Celotto è ordinario di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre che al Giornale ha dichiarato: “la didattica digitale è totalmente diversa da quella in presenza dove i ragazzi devono stare tutti in aula per seguire una lezione. Nel digitale la platea può essere molto più estesa senza conseguenze negative per la didattica”.

Per Celotto, che difende l’emendamento leghista “nel digitale non serve la stessa quantità di professori che esiste in presenza. Del resto, la Consulta nel 1958 ha chiaramente stabilito che per avere eguaglianza si devono differenziare le posizioni”.

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