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Mediterraneo

Perché l’Italia e l’Ue devono tornare a concentrarsi sul Mediterraneo

Chi c'era e cosa si è detto alla giornata di studi "Il Maghreb: dalle indipendenze a oggi" promossa dalla Fondazione Craxi. L'articolo di Paola Sacchi.

 

Agenda Mediterraneo. Per l’Italia, il suo stesso “interesse nazionale”, l’Europa e anche perché dal Mediterraneo e l’Africa passa la stessa soluzione dell’emergenza energetica posta dalla guerra di Putin all’Ucraina.

Così sintetizza, al termine della giornata di studio organizzata a Roma dalla Fondazione Craxi sul “Maghreb”, Nicola Carnovale, direttore generale dell’istituto dedicato alla memoria dello statista Bettino Craxi. Alla tavola rotonda conclusiva partecipano la presidente della Fondazione Craxi Margherita Boniver, la presidente uscente della commissione Esteri di Palazzo Madama, Stefania Craxi, senatrice di FI e creatrice della Fondazione, Marco Minniti, ex ministro dell’Interno (Pd) e Marina Sereni (Pd) viceministro uscente della Farnesina, con l’ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci.

Gli esponenti del Pd, ex Pci-Pds Ds, sono d’accordo con le parole di Stefania Craxi, che commenta: “Era quello che diceva mio padre Bettino, però 40 anni fa”. Occasione persa? Secondo l’ambasciatore Feroci ci sono stati “lacune e errori” da parte di un’Europa che ha guardato sempre più lontano, a Est, forse troppo rispetto alla sua strategica sponda Sud del Mediterraneo e cioè l’Italia, che però da sola senza la Ue non potrà mandare in porto la sua agenda. Che è determinante, secondo Minniti, per le stesse conseguenze geopolitiche e sul piano dell’emergenza energetica del conflitto Russia-Ucraina.

Boniver e Andrea Spiri, docente dell’Università Luiss, Guido Carli, ricordano il discorso del premier incaricato Craxi nel 1983 e la necessità che “l’Italia torni ad esser leader nel Mediterraneo”, in quell’area del Maghreb (Marocco, Algeria, Tunisia) attraversata da conflitti e di cui il nostro Paese è partner strategico. “L’Algeria – ricorda Stefania Craxi –  è stata fino al 2013, prima della Russia il nostro principale fornitore di gas”. “Chiunque andrà alla Farnesina non potrà ignorare a lungo la collocazione geopolitica dell’Italia nell’area euro-mediterranea e l’importanza per il nostro Paese di avere un ruolo proattivo nei confronti dei Paesi a sud del Mediterraneo”, premette Boniver. Craxi sottolinea come sia necessario che l’Italia elabori “un proprio documento nazionale e una strategia a più livelli che riguardi il Maghreb, una regione con cui abbiamo relazioni a più livelli”. “Basti pensare che Paesi come Algeria, Marocco e Tunisia sono partner economici strategici per l’Italia”,  sottolinea la presidente della commissione Esteri del Senato. Che aggiunge:  “Il protagonismo italiano non è solo utile ma necessario”.

Secondo l’ambasciatore Nelli Feroci, le problematiche del Maghreb non si esauriscono nel Mediterraneo e nell’affrontarle bisogna tener conto anche degli sviluppi del Mediterraneo Orientale e delle “regioni collegate direttamente o indirettamente”, attraverso un “approccio complessivo”. L’obiettivo è discutere della regione e delle sue dinamiche interne e internazionali, “troppo spesso lasciate in secondo piano nell’analisi di quello scacchiere mediterraneo al cui centro si trova l’Italia”.

Minniti pone l’accento sulla stretta relazione tra la crisi ucraina e la sponda sud del Mediterraneo. “Il Mediterraneo è un mare chiuso, ma non è un mare regionale ed è cruciale per gli equilibri complessivi del pianeta”, e “l’idea di un nuovo ordine mondiale non può prescindere dal Mediterraneo”, ha dichiarato il presidente della fondazione MedOr, emanazione di Leonardo che si occupa di cooperazione internazionale, culturale e di formazione in particolare nell’area del Medio e Vicino Oriente. La “guerra produce rotture globali”, afferma Minniti, precisando: “Quelle prodotte dalla guerra in corso in Ucraina riguardano la questione energetica, umanitaria e alimentare”. “Queste tre grandi crisi globali fatte scattare dalla guerra ucraina si riflettono nel Mediterraneo e la loro risoluzione è lì”.

Oltre alle sfide legate alla sicurezza, Minniti fa riferimento anche alla “partita” legata alle terre rare, che ci fa comprendere la ricchezza di un continente, quello africano, spesso considerato povero”. Per la viceministro Sereni, Roma dovrebbe “trascinare” anche altri Paesi europei quali Germania, Francia e Spagna a trovare un equilibrio in termini di strategie tra il “vicinato meridionale” e quello orientale, in un momento in cui l’attenzione  è sempre più rivolta alla crisi ucraina.

“C’è bisogno di partnership con il Mediterraneo e di maggiore collaborazione economica, culturale e politica”, dichiarato Sereni. Che chiosa: “Abbiamo il dovere di non rassegnarci e, anche se l’asse della politica internazionale si è spostato verso l’Ucraina e l’Est, c’è bisogno di insistere sulla strategicità della sponda sud del Mediterraneo”.

L’Agenda Mediterraneo è cruciale appuntamento per il nuovo governo di centrodestra che sta per nascere. E, come emerge dal convegno, la politica estera potrebbe essere su questo strategico aspetto, come avvertiva Craxi 40 anni fa, anche oggetto di una sessione comune del nuovo parlamento.

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