skip to Main Content

Di Maio Salvini

Vi racconto che cosa succede davvero fra M5S e Lega

Mentre si fa un gran parlare di ipotesi di rimpasti o di elezioni anticipate, anche d’inverno, come ha scritto lunedì 26 novembre sul Corriere della sera Paolo Mieli, per il quale una vittoria del centrodestra a questo punto sarebbe il male minore per ricostituire il bipolarismo con il centrosinistra, la Lega pur sollecitata, da varie…

Mentre si fa un gran parlare di ipotesi di rimpasti o di elezioni anticipate, anche d’inverno, come ha scritto lunedì 26 novembre sul Corriere della sera Paolo Mieli, per il quale una vittoria del centrodestra a questo punto sarebbe il male minore per ricostituire il bipolarismo con il centrosinistra, la Lega pur sollecitata, da varie parti, a passare subito all’incasso, con sondaggi così favorevoli, fa orecchie da mercante. Pur essendo alle prese con una crescente difficoltà a governare con i grillini.

Allergici nel Dna, nonostante abbiano eliminato la parola Nord con l’ambizione di essere un partito nazionale, a quella che Umberto Bossi bollò come “la palude romana”, che stavolta potrebbe presentarsi sotto le sembianze di una sorta di governo di salvezza nazionale – una volta staccata la spina all’esecutivo Conte – i leghisti tirano dritto. E Matteo Salvini ogni volta conferma che lui resta fedele al contratto e che il governo durerà cinque anni.

Ma la Lega è consapevole che ci potrebbe essere una deadline oggettiva da qui a qualche mese: le elezioni europee di maggio. E che solo i numeri veri, reali, e non i sondaggi, secondo il ragionamento dei leghisti, potrebbero rendere a quel punto oggettivamente inevitabili le elezioni anticipate che diventerebbero l’unica soluzione se il rapporto di forza tra i due contraenti del governo si dovesse del tutto capovolgere.

Perché come potrebbe convivere una Lega arrivata quasi al 40 per cento con i Cinque Stelle di poco sopra il 20? Sarebbero cifre e rapporti di forza così mutati a favore del Carroccio, oggi al governo con il 17 per cento a fronte dei 5 Stelle con il 32 per cento, che a quel punto renderebbero impossibile continuare l’esperienza dell’esecutivo giallo-verde, dove per forza di cosa si aprirebbero frizioni interne e contraddizioni insanabili. Quindi, la parola d’ordine che sembra essersi data la Lega è quella di “trangugiare” le “bizze” dei contraenti fino alle Europee e poi si vedrà.

Perché quello e solo quello sarà per Matteo Salvini il primo vero test sulla base del quale con realismo e accortezza muoversi. Ma a quel punto forti di numeri tali che renderebbero il voto anticipato praticamente una certezza. Senza quindi rischiare di inciampare nei trabocchetti di “qualche pastrocchio romano” e senza assumersi nei confronti dei 5 Stelle e del loro elettorato la responsabilità della rottura.

E intanto fino alle Europee la linea è quella di portare a casa più risultati possibili, a cominciare dal decreto Sicurezza, il provvedimento bandiera della Lega. Trangugiare il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio è stato bere finora il calice più amaro (“Qui si rischia che nessuno vorrà più fare il sindaco…”, si sfoga un deputato del Carroccio).

Ma nei ragionamenti che si fanno sottovoce tra parlamentari del Carroccio, sempre più insofferenti in generale ai “capricci” e all’ “improvvisazione” di un movimento che rischia di sfuggire al controllo del capo politico Luigi Di Maio, il problema della riforma “giustizialista” della prescrizione viene esorcizzato così: “Abbiamo ottenuto che il provvedimento scatta nel 2020, no? Ecco, ma tanto nel 2020 questi siamo sicuri che al governo ci saranno più?”. E per “questi” naturalmente si intendono i grillini. Soltanto sfoghi e pronostici fatti sottovoce nelle file leghiste. Salvini ribadisce che il governo durerà 5 anni.

Ma comunque sia, dalla sera del 20 novembre in cui l’esecutivo è andato sotto alla Camera sul ddl anti-corruzione si è inaugurata una seconda fase nei rapporti tra i due contraenti. Ora nella trattativa con L’Europa sulla manovra per evitare la procedura d’infrazione, nel bilanciamento della riduzione dell’impatto sul deficit dei numeri (anzi dei “numerini”) dei due provvedimenti cardine per il reddito di cittadinanza e il raggiungimento di quota 100 per le pensioni, altre frizioni potrebbero ripetersi. Ha già iniziato il viceministro pentastellato all’Economia Laura Castelli che ha punzecchiato, in un’intervista a “Il Messaggero” la Lega accusata di fare “propaganda con i soldi dello Stato”. Salvini molto soddisfatto per aver incassato il provvedimento Sicurezza vessillo del Carroccio non ha voluto alimentare la polemica: “Spero sia stata fraintesa”.

Ma, nella trattativa con l’Europa, è un fatto che mentre per i pentastellati il reddito di cittadinanza è la ragione sociale del programma del MoVimento, la revisione della legge Fornero pur restando un architrave del programma leghista non viene al primissimo posto dove invece ci sono immigrazione e sicurezza. Comunque sia, anche se il governo sembra destinato ancora a durare, le Europee alla fine paradossalmente potrebbero essere più decisive per l’ Italia che per la stessa Europa.

Back To Top