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Ilva Cina

M5S coccola troppo la Cina. Report Farefuturo

Venerdì 22 maggio è stato presentato il Rapporto "La sfida cinese e la posizione della Repubblica Italiana" della Fondazione Farefuturo presieduta da Urso (Fratelli d'Italia). Ecco i contenuti salienti del report (anche sulle relazioni M5s-Cina)

 

Esiste un pericolo Cina e la pandemia da Covid-19 non ha fatto altro che confermarlo. La tesi è della Fondazione Farefuturo che oggi, venerdì 22 maggio, alle 15 presenta il Rapporto “Conoscere per deliberare. La sfida cinese e la posizione della Repubblica Italiana”, curato dall’ex ministro per gli Affari esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata e da Laura Harth.

Dal quadro tracciato dalla Fondazione, presieduta dal senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso, si rileva quanto Pechino cerchi attivamente di utilizzare le risorse nazionali italiane – i settori economici, tecnologici e strategici, il mondo politico e culturale, i mass media – non solo per “censurare le critiche nei suoi confronti”, ma anche per “creare una dipendenza sempre maggiore con dei risvolti concreti di sinesizzazione anche del nostro sistema Paese stesso, che mettono a rischio il posizionamento della Repubblica italiana all’interno delle alleanze storiche”.

Alla presentazione del Rapporto, durante un webmeeting sulla piattaforma Zoom, interverranno Urso e vari parlamentari fra cui il presidente del Copasir, Raffaele Volpi (Lega), Enrico Borghi (Pd), Paolo Arrigoni (Lega), Antonio Zennaro (M5S) e Lucio Malan (FI).

Nel Rapporto si sottolinea il ruolo avuto dal Movimento Cinque Stelle in questi ultimi anni nell’apertura alla Cina ad esempio con “l’adesione entusiastica del governo italiano – unico nel G7 – alla Via della Seta e alla BRI, decisa e attuata senza alcun approfondito dibattito sull’assertività spregiudicata, spesso in violazione del diritto e delle regole internazionali, della nuova politica estera e di sicurezza di Pechino”.

Inoltre, la Fondazione punta il dito contro il comportamento del Paese guidato da Xi Jinping “con l’occupazione illegale” di parte rilevante del Mare della Cina, con la repressione voluta dal Partito Comunista Cinese (PCC) delle dimostrazioni a Hong Kong, con le minacce a Taiwan e con “la grave mancanza di trasparenza e le omissioni di notifica” al primo manifestarsi del Covid-19 lo scorso novembre a tutti i Paesi aderenti al Trattato International Health Regulation ratificato anche da Pechino. Sulla pandemia, peraltro, si chiede la creazione di una Commissione internazionale d’inchiesta per accertare tutte le responsabilità sull’origine e sulla gestione della crisi.

IL RAPPORTO DELLA FONDAZIONE FAREFUTURO

Nel Rapporto vengono anche raccolte le sintesi di contributi internazionali e dichiarazioni del regime cinese riguardo l’opera del PCC “di rovesciare i principi e i valori sottostanti le nostre democrazie occidentali, e le varie armi impiegati nel conseguimento di tale obiettivo anche nel nostro Paese”. Una particolare attenzione poi è ovviamente posta sull’attuale pandemia e sulla fallace gestione della crisi da parte di Pechino e anche sul suo inadeguato rapportarsi con la comunità internazionale mediante un “tentativo di insabbiamento”, in violazione delle International Health Regulations e dei Trattati sul Global Health e il rifiuto netto di aprire ad un’indagine internazionale e indipendente sulle origini del virus.

“La Cina sta mistificando la realtà – commenta Urso -. Il nostro Rapporto, così come altre indagini indagini indipendenti internazionali, chiama direttamente in causa proprio al responsabilità del Partito comunista cinese nella drammatica diffusione della pandemia in Italia e nel mondo e, purtroppo, anche l’Oms che è apparsa acquiescente ai desiderata di Pechino.

IL RAPPORTO ITALIA-CINA

Nel Rapporto si registra come il trasferimento di tecnologie italiane dual use verso la Cina, l’accesso incondizionato di società cinesi – statali o nominalmente private – in Italia, l’accesso fortemente condizionato di quelle italiane in Cina, la collaborazione tecnologica e scientifica “molto spesso assai sbilanciata a nostro sfavore” e l’inesistente tutela della proprietà intellettuale, sono tutti elementi che caratterizzano un quadro di rapporti bilaterali di cui soffrono tutti i Paesi partner di Pechino ma che per l’Italia è aggravato “da una politica di endemica acquiescenza; di mancanza di qualsiasi volontà politica nel far valere i principi della reciprocità tra gli Stati e il rispetto dei Trattati internazionali”.

Non solo: secondo Farefuturo “negli ultimi anni l’Italia si è contraddistinta se non come l’unica, per lo meno come la principale voce fuori dal coro ogni qualvolta l’Unione Europea è riuscita ad affrontare più seriamente questioni di rilievo nei rapporti con la Cina.E’ un gioco pericoloso – viene sottolineato – che rischia di mettere l’Italia ai margini nei rapporti con gli alleati euro-atlantici. Sono loro a rappresentare di gran lunga la principale forza per la nostra crescita”.

IL RUOLO DEL M5S

Un ruolo importante nel rapporto tra Pechino e il nostro Paese è “la cooptazione di una parte importante della classe politica di italiana” che è “talmente evidente che la sua descrizione diventa quasi superflua per quanto appare estesa e condivisa – chi più apertamente e chi nel silenzio più assoluto – all’interno dell’attuale maggioranza di governo”.

Esponente di spicco ne è il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, esponente di quel Movimento 5 Stelle che “ha sposato sempre più apertamente la linea di Pechino, la quale ha espressamente fatto capire la sua intenzione di aggiungere alla Via della Seta infrastrutturale un Via della Seta della Salute. In quel quadro – si legge nel Rapporto – vanno letti non solo le offerte continue di aiuti agli ospedali e la creazione di una rete dedicata da parte delle imprese Huawei e ZTE – possibilmente circumnavigando i paletti messi dal Copasir -, ma anche il pieno inserimento dell’Italia, in quanto partner privilegiato, nell’orbita dei Paesi vassalli della Cina”.

Peraltro gli accordi sulla nuova Via della Seta hanno portato ad un “allineamento dei Paesi coinvolti alla politica estera della RPC” e ciò lo si nota anche per l’Italia che ha ricevuto assistenza medica diretta – con l’invio di troupe di medici e infermieri – da Russia, Cuba e Venezuela, “un’asse moderna di reciproco sostegno – anche all’interno dell’Onu – fin troppo reminiscente della vecchia asse comunista”. Si tratta comunque di fenomeni non esclusivamente nostri visto che, ad esempio, a metà aprile la Bbc ha dipinto l’arrivo in Scozia di 11 milioni di mascherine e 100mila tamponi da Pechino come doni senza ricordare che si trattava invece di acquisti.

Se in tutto questo i parlamentari pentastellati hanno avuto un peso importante pure “la cooptazione e soprattutto la coercizione all’interno della classe politica italiana non è un fenomeno nuovo né esclusivo di quel movimento politico” visto il “silente appoggio dei suoi alleati nei due governi successivi (Lega e Pd, ndr)”.

LA “VIRATA” DI GRILLO

Sul fronte M5S, peraltro, va ricordata la “virata a 180° compiuta dal fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, e del suo Movimento circa le violazioni dei diritti umani in Cina”. Nel Rapporto si menziona, nel 2014, l’attacco di Grillo a Papa Francesco per aver rifiutato di incontrare il Dalai Lama, leader spirituale del popolo tibetano in esilio e simbolo mondiale di cosa accade alle minoranze etniche e religiose all’interno della Repubblica Popolare Cinese. Nel 2012 un’altra accusa, al Comune di Milano, per aver rinviato il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama.

I RAPPORTI COMMERCIALI TRA ITALIA E CINA

Peraltro occorre rilevare che secondo i suoi promotori, la sottoscrizione del Memorandum of Understanding sulla Via della Seta avrebbe portato enormi benefici economici reciproci mentre la Cina si conferma anche nel 2019 il primo Paese esportatore nel mondo. Per quanto riguarda gli scambia commerciali bilaterali nel 2019, si nota che le esportazioni dall’Italia alla Cina hanno continuato a scendere: da 13.509,45 milioni di euro nel 2017, a 13.188,66 milioni di euro nel 2018, a 12.992,63 milioni di euro nel 2019. Inoltre, i dati di gennaio 2020 dimostravano già un ulteriore ribasso. Al contrario, le importazioni dalla Cina sono aumentate: da 28.412,91 milioni di euro nel 2017, a 30.831,65 milioni di euro nel 2018, a 31.665,44 milioni di euro nel 2019.

Nello stesso periodo gli scambi commerciali tra Italia e Stati Uniti hanno visto la crescita delle nostre esportazioni verso gli Usa: da 40.483,91 milioni di euro nel 2017, a 42.760,33 milioni di euro nel 2018, a 45.584,21 milioni di euro nel 2019. Nel caso dello scambio con gli Stati Uniti c’è reciprocità nella crescita, con le importazioni che sono salite da 15.011,1 milioni di euro nel 2017 a 16.999,17 milioni di euro nel 2019. “Risulta dunque evidente – si legge – il vantaggio commerciale che l’Italia ha nei confronti degli Stati Uniti, mentre nei rapporti con la RPC i ruoli si invertono radicalmente”. Del resto “l’economia cinese non è un mercato basato sulla reciprocità o sui valori evocati dall’Amministrazione americana, né ha l’intenzione di diventarlo”.

IN FUTURO COSA CI ASPETTA?

Guardando al futuro, la Fondazione presieduta da Urso rileva come la Repubblica italiana sia particolarmente esposta alla “miriade di tattiche cinesi, svolte a promuovere le politiche e la potenza mondiale del Partito comunista cinese che mira alla sovversione dell’attuale ordine mondiale nonché delle norme e dei valori costituenti della nostra Repubblica e delle nostre alleanze storiche”. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e altri partner si stanno preparando ad uno scontro sia politico sia economico. Per questo “il mantenimento di una posizione equivoca da parte dell’Italia non è difendibile e impatterebbe in modo molto negativo i suoi interessi nazionali sotto tutti i punti di vista elencati.

Anzi, il nostro Paese dovrebbe proporre “l’immediata sospensione” del Memorandum sulla Via della Seta, un accordo che “manca evidentemente di reciprocità nei rapporti e che oltre a non portare gli auspicati benefici economici, ha messo l’Italia in una posizione di crescente sottomissione nelle sue politiche estere e interne come dimostra la titubanza del governo nell’adottare le misure attuative delle raccomandazioni del Copasir circa la tecnologia 5G”.

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