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Italia Libia

Perché si sono bruciacchiate le elezioni in Libia

Che cosa succede in Libia. Il punto di Giuseppe Gagliano

 

Come riferisce Al Jazeera, “il capo dell’Alta Commissione elettorale nazionale libica (HNEC) ha ordinato lo scioglimento dei comitati elettorali a livello nazionale, con una mossa che posticipa di fatto le elezioni presidenziali di questa settimana”.

Questo significa concretamente lo scioglimento sia degli uffici che dei comitati elettorali regionali e locali. A parte l’assenza – almeno allo stato attuale – di qualsiasi commento da parte da parte dell’attuale presidente libico e del suo omologo egiziano, i contrasti anche di natura tribale di cui si era accennato in un articolo precedente hanno minato di fatto la credibilità delle elezioni come era stato d ‘altra parte da più osservatori ampiamente previsto.

Non sorprende allora la decisione da parte del consiglio elettorale libico di rinviare le elezioni al 24 gennaio.

Il rinvio infatti dovrebbe risolvere le problematiche che hanno tormentato la preparazione di queste elezioni.

Staremo a vedere se questo rinvio risolverà nella realtà dei grossi problematiche che sono state sollevate in questi ultimi mesi.

Rimane il fatto tuttavia che sia l’Onu che l’Ue non sono in grado di controllare le logiche tribali libiche e ciò sta a dimostrare ancora una volta che la Libia rimane una polveriera a livello politico sempre pronta a esplodere. In qualsiasi momento.

Come sottolineato da La Jeune Afrique, ci sono dietro le quinte numerosi attori locali e stranieri che esercitano considerevoli pressioni per invalidare le elezioni.

Fra questi certamente vi è Gheddafi Seif el-Islam, le cui ambizioni politiche non possono non infastidire numerosi membri della comunità internazionale a cominciare dagli Stati Uniti.

Ma ci sono anche altri attori locali che suscitano forti ostilità: il primo ministro ad interim Abdulhamid Dabaiba, molto popolare in Tripolitania, e Khalifa Haftar, l’uomo forte della Cirenaica.

Per i critici del Primo Ministro, la legge elettorale approvata dal Parlamento non lo autorizza a candidarsi come candidato.

Ma esiste un altro aspetto che rende esattamente l’idea della situazione di profonda instabilità nella quale versa in questo momento la Libia.

La riunione che si è tenuta a Bengasi il 21 dicembre alla presenza di Khalifa Haftar e dell’ex ministro dell’Interno misrati Fathi Bachagha, è edificante a questo proposito.

Precedentemente nemici politici e persino nemici militari,  i due si sono avvicinati lo scorso marzo. Khalifa Haftar rimane anche aperto alle discussioni con il suo rivale Abdulhamid Dabaiba.

Come rivela Jeune Afrique, i disaccordi sul mantenimento del governo potrebbero dare fuoco alla polveriera.

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