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Italia Libia

Perché in Libia si protesta per le elezioni

La situazione in Libia e il ruolo dell'Onu. Il corsivo di Giuseppe Gagliano

Che cosa succede in Libia? Ecco le ultime novità.

Come indicato un articolo precedente, le elezioni attuali in Libia non potevano che essere oggetto di contestazione, come di fatto è avvenuto il 7 dicembre a Tripoli. Contestazioni che si sono svolte davanti alla sede dell’alta commissione elettorale.

Da cosa nascono queste proteste?

In primo luogo dalla necessità di rivedere profondamente il processo elettorale viziato intrinsecamente di irregolarità molto gravi e soprattutto dalla necessità di chiedere un referendum sulla costituzione.

È evidente che queste proteste non vanno assolutamente sottovalutate perché potrebbero costituire la premessa per una nuova guerra civile all’interno della Libia.

Al di là del rifiuto da parte dei manifestanti di accettare fra i candidati il secondogenito di Gheddafi, e cioè Seif al-Islam Gheddafi, è significativo che i manifestanti abbiano espresso la loro totale e assoluta contrarietà anche al fatto che si presenti alle elezioni Khalifa Haftar.

Vedremo quello che l’ONU sarà in grado di fare per risolvere queste problematiche di natura politica.

Tuttavia -alla luce delle esperienze pregresse – è difficile pensare che sia in grado di attuare delle soluzioni condivise.

A parte le proteste, è stato nuovamente posto all’ordine del giorno un altro problema che ancora una volta l’ONU avrebbe dovuto risolvere insieme all’Unione europea e gli Stati Uniti e cioè la presenza di mercenari in Libia.

Stiamo naturalmente alludendo all’accordo che è stato stipulato ufficialmente a Ginevra l’ottobre dello scorso anno.

Nonostante l’ufficialità dell’accordo e la pubblicità che è stato data dai media internazionali, ben 20.000 combattenti stranieri e mercenari rimangono sul territorio libico (alludiamo naturalmente a quelli turchi e a quelli russi). Un altro fallimento dell’Onu?

Ai posteri l’ardua sentenza…

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