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Libia

Libia, cosa c’è dietro le dimissioni del capo della missione Onu?

La situazione pre-elezioni in Libia si fa sempre più tesa. Ecco i retroscena nell'articolo di Giuseppe Gagliano

 

Come sappiamo dai principali media internazionali il primo ministro libico Abdulhamid Dabaiba ha presentato la sua candidatura presidenziale il 21 novembre a Tripoli. Questa candidatura costituisce un problema insieme alle dimissioni del capo della missione Onu.

Tutto ciò determina l’aumento delle tensioni politiche che di fatto stanno compromettendo in modo evidente il processo elettorale libico. Infatti queste elezioni – che come sappiamo saranno previste a dicembre – stanno di fatto preparando il terreno per nuovi conflitti e quindi nuovi processi di destabilizzazione.

Uno dei massimi esponenti libici e cioè Imad Al-Sayeh, rappresentante dell’Alta Commissione elettorale nazionale libica (Hnec), ha sottolineato l’esistenza di diversi problemi: la lentezza delle procedure, il fatto che gli elettori abbiano solo due settimane di tempo per conoscere i candidati ma soprattutto il fatto che tenere un’elezione presidenziale in questo momento quando l’eletto di fatto rappresenta solo una parte del Paese può soltanto destabilizzare la situazione in Libia.

Concretamente la Libia è di fatto un Paese diviso come dimostra il fatto che i candidati dell’ovest non possono certamente andare all’est né tantomeno possono farlo gli elettori. Queste problematiche hanno di fatto trasformato le elezioni libiche in una vera e propria battaglia legale tra i contendenti: anche se i candidati per le elezioni sono 98 l’elenco definitivo sarà conosciuto soltanto il 4 dicembre e solo i tribunali avranno la parola definitiva.

Infatti si possono presentare i ricorsi presso il tribunale delle regioni in cui i candidati si sono registrati e tutto ciò non fa altro che complicare enormemente la situazione.

Facciamo due esempi eloquenti per semplificare: proprio recentemente, e cioè il 28 novembre, l’ex ministro degli Interni Misrati Fathi Bachagha e il diplomatico Aref Ali Nayed, entrambi candidati alla presidenza, hanno presentato due ricorsi contro la candidatura di Abdulhamid Dabaiba. Il premier ha ancora pochi giorni per presentare ricorso.

Passiamo al secondo esempio: l’Hnec ha respinto la candidatura di Saif al-Islam Gheddafi, a causa della sua fedina penale. Inoltre, le forze di Khalifa Haftar gli hanno impedito di presentare ricorso dinanzi al tribunale di Sebha il 25 novembre.

Ma i paradossi giudiziari non sono finiti: è stato infatti presentato un ricorso contro la candidatura di Haftar a Bengasi.

All’inizio del nostro articolo parlavamo delle dimissioni – che sono state certo una sorpresa – di Jan Kubis, capo della missione Onu in Libia. Qual è la motivazione che che lo ha indotto alle dimissioni?

Esiste secondo il diplomatico slovacco il fondato sospetto che vi saranno non solo sconti armati ma addirittura che sia possibile un ritorno all’autoritarismo. Ad ogni modo il suo sostituto dovrebbe essere l’ex ambasciatore britannico Nicholas Kay.

Al di là delle problematiche strettamente elettorali la situazione in Libia è tutt’altro che stabile: nel sud, per esempio, la situazione è estremamente grave a causa del fatto che le forze del generale Haftar hanno bloccato la corte di giustizia di Sebha per impedire a Gheddafi di presentare ricorso. Proprio per questo si temono nuovi scontri tribali nel Fezzan dove la convivenza tra Gheddafa, Ouled Slimane e Toubous è sempre stata difficile. Alcuni scontri sono infatti scoppiati durante le elezioni del 2012 e del 2014. Ma anche la presenza di mercenari stranieri rappresenta un problema serio.

Nonostante infatti l’autorevolezza-presunta o reale dell’Onu, le forze mercenarie turche sono ancora presenti sul territorio libico. Si stima infatti che i mercenari siano diverse migliaia.

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