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Leonardo, Minniti di Med-or sballotta Meloni e Talò per la telefonata con Vovan e Lexus

Che cosa ha detto a sorpresa l'ex ministro Marco Minniti, ora presidente della Fondazione Med-or del gruppo Leonardo (ex Finmeccanica), sulla telefonata dei comici russi Vovàn & Lexus vicini ai Servizi moscoviti.

“Se, per esempio, come è stato scritto, quel numero è stato chiamato dall’Italia, c’è qualcosa che veramente non ha funzionato. Quei numeri vanno verificati, c’è bisogno che ci sia la rete diplomatica, c’è bisogno che ci sia l’intelligence. È una cosa talmente grave che va ricostruita nel dettaglio perché al di là del gioco, un grande Paese non può permettersi queste cose”.

E’ quello che a detto ieri sera alla trasmissione de La7, Piazza Pulita, l’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, presidente della Fondazione Med-or del gruppo Leonardo (ex Finmeccanica), sul caso della telefonata dei comici russi Vovàn & Lexus vicini ai Servizi moscoviti.

Parole non secondarie, non solo perché Minniti è stato appunto ex titolare del Viminale e ora è alla testa della fondazione di Leonardo ma anche perché è stato sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai Servizi segreti. Non solo: Minniti è considerato con Luciano Violante e Giuliano Amato uno degli esponenti della sinistra che senza avere più cariche di partito hanno intessuto relazioni non ostili, anzi, con il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia.

Quindi le parole di Minniti sono significative perché per la prima volta – viste le innumerevoli sortite pubbliche e televisive di Minniti in qualità di presidente della fondazione di una società partecipata dallo Stato – ossia Leonardo, ex Finmeccanica – lasciano trasparire una critica non troppo velata.

ECCO LA CONVERSAZIONE TRA FORMIGLI E MINNITI A PIAZZA PULITA SULLA TELEFONATA DEI COMICI RUSSI CON GIORGIA MELONI:

È un fatto grave?

“Sì, nel senso che le comunicazioni del presidente del Consiglio, chiunque esso sia, la riservatezza di quelle comunicazioni hanno a che fare con la sicurezza nazionale, nel senso che garantire la riservatezza di quelle comunicazioni è un elemento fondamentale per la credibilità del nostro Paese, per quella che è l’immagine del nostro Paese nel mondo. C’è stata una ricostruzione dei fatti. Se, per esempio, come è stato scritto, quel numero è stato chiamato dall’Italia, c’è qualcosa che veramente non ha funzionato. Quei numeri vanno verificati, c’è bisogno che ci sia la rete diplomatica, c’è bisogno che ci sia l’intelligence. È una cosa talmente grave che va ricostruita nel dettaglio perché al di là del gioco, un grande Paese non può permettersi queste cose”.

Lei pensa che ci possa essere anche un’infiltrazione spionistica?

“Può esserci, cioè nel senso che si trova un punto di fragilità, se si comprende che così facilmente si può entrare in contatto con il presidente del Consiglio, con il capo del governo italiano, senza che ci sia nessuna verifica questo può stimolare altri attori meno giocosi”.

La cosa molto interessante di questa telefonata è il tono molto confidenziale ma anche rivelare un retropensiero non espresso sull’Ucraina – ‘grande stanchezza dell’Occidente per questa guerra e la necessità di trovare una soluzione accettabile per entrambe le parti’ – come interpreta questa frase? Come l’idea che secondo Giorgia Meloni bisogna iniziare a pensare a delle concessioni territoriali anche a Putin?

“Adesso si dice che Giorgia Meloni avesse compreso di avere a che fare con un interlocutore farlocco. Noi non lo sapremo mai, probabilmente. E, tuttavia, il tema della sicurezza delle comunicazioni ha a che fare anche con queste frasi. A un certo punto c’era una cosa che sarebbe diventata una sorta di cartina al tornasole – che non era un leader africano – quando si chiede del leader nazionalista ucraino, di tale Bandera, è evidente che il presidente dell’Unione africana non è interessato al ruolo del leader nazionalista in Ucraina, sapendo tra l’atro che i russi avevano aggredito l’Ucraina dicendo che volevano porre fine al nazismo che c’era in Ucraina. Ecco quindi abbiamo di fronte una questione maledettamente seria, la ricostruzione di quello che è avvenuto è un pezzo fondamentale per la credibilità e il futuro del nostro Paese perché in questi tempi così difficili avere la certezza che quello che si pensa e si dice è qualcosa che viene tra virgolette “governato” e non trasferito ad altri attori, in questo caso gioiosi in altri casi possono essere attori ostili. È un elemento fondamentale della sicurezza nazionale e la sicurezza nazionale sta a cuore a tutti gli italiani”.

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