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Le news su Cairo, Caltagirone, Melania, Trump, Veltroni e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Cairo, Melania, Trump, Veltroni e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

CHI C’ERA E CHI NON C’ERA ALL’INSEDIAMENTO DI TRUMP

 

UN MONDO TRUMPIANO

 

TRUMP VISTO DA JUNCKER

 

RADIOGRAFIA DEL CAPPELLO DI MELANIA

 

CARTOLINA DALLA SPAGNA

 

CARTOLINA DALL’EUROPA

 

CARTOLINA DA BOLZANO

 

VI RICORDATE DEL PIANO PANDEMICO?

 

CONSIDERAZIONI GENERALI SU NATIXIS

 

CALTAGIRONIANI FURIOSI

 

UN MESSAGGERO DI TRASPARENZA

 

QUEL GENIO DI URBANO CAIRO…

 

UN VELTRONI DA SCUOLA DI GIORNALISMO

 

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SU GENERALI, NATIXIS E CALTAGIRONE:

Via libera all’accordo tra Generali e Natixis nell’asset management ma tra non poche incognite. Non a caso il sigillo è arrivato dopo un cda fiume durato quasi sei ore. Ad alimentare il confronto due lettere, entrambe dal peso specifico importante, oltre allo spettro della golden power. Da un lato la missiva del collegio sindacale fatta pervenire sul tavolo del comitato investimenti e quindi, a cascata, su quello del board, pare tuttavia oltre il tempo massimo, e dall’altro le righe inviate a ciascun consigliere dal socio Caltagirone riguardo le responsabilità a cui ciascun membro del consiglio va incontro se assume una decisione che non rispetta in toto, secondo la tesi dell’azionista, le regole.

Due missive messe agli atti e che con ogni probabilità verranno poi acquisite anche dall’Autorità di Vigilanza ma che non hanno frenato il cda delle Generali, o meglio quella parte di esso che crede nell’operazione Natixis. Il consiglio della compagnia, sebbene non allineato e lontano dall’unanimità (tre i voti contrari su 13) ha infatti dato il via libera a un memorandum of understanding con il gruppo francese per creare una piattaforma comune di gestione degli asset.

Il sigillo, dunque, non ha tenuto conto dell’allerta lanciata dai sindaci che hanno acceso un faro su almeno due passaggi della procedura seguita dal Leone di Trieste rispetto alla firma dell’accordo. Da un lato la tempistica: troppo stretta vista la portata dell’operazione, l’imminente scadenza del mandato dei consiglieri (il nuovo cda sarà eletto all’assemblea di bilancio e sarà probabilmente Mediobanca a presentare la lista dei candidati) e le fairness opinion degli advisor arrivate eccessivamente a ridosso del comitato e del cda. Dall’altro, il collegio sindacale, nella sua interezza, ha posto un altro tema cruciale: il cambio dell’oggetto sociale. O meglio il fatto che la compagnia non si sia tutelata acquisendo preventivamente un parere che escludesse il possibile concretizzarsi di questa eventualità. Parere che sarebbe stato trasmesso verbalmente ieri in sede di consiglio. Ma su quest’ipotesi alcuni grandi soci avrebbero già avviato una riflessione al punto che potrebbero valutare di chiamare a raccolta gli azionisti in un’assemblea straordinaria che passi al setaccio l’operazione. Attorno alla quale il principale punto di domanda è legato alla mancanza di un exit strategy, assenza che sembrerebbe rendere permanente l’intesa andando dunque a sollevare la questione dell’impatto trasformativo dell’accordo.

E in ragione di ciò nelle scorse ore si sarebbe mosso il gruppo Caltagirone (6,92%), azionista forte di Trieste, e ostile, come il gruppo Delfin (9,93%), all’accordo con Natixis. A ciascun consigliere sarebbe stata inviata una missiva nella quale non si escluderebbe il ricorso a una potenziale azione di responsabilità se dovesse emergere che le procedure non sono state rispettate alla lettera.

 

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