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Il pensiero di Macron su Usa, Nato, Russia e Cina spiegato all’Atlantic Council

Che cosa ha detto Macron all'Atlantic Council su  Usa, Nato, Russia, Cina e Medioriente. L'approfondimento di Giuseppe Gagliano

 

La lunghissima intervista che il presidente Macron ha concesso al think tank americano Atlantic Council mostra una grande lucidità geopolitica e, soprattutto, la consapevolezza da parte del leader francese della necessità imperativa di conseguire un’autonomia da parte dell’Europa sia nel campo militare che nel campo della tecnologia. Naturalmente a guida francese o quantomeno a guida franco-tedesca.

Ma soprattutto -e crediamo di non esagerare nel fare questa osservazione- il presidente francese dimostra di avere una statura di leader politico a livello globale.

Difficile poter immaginare che un discorso così articolato possa essere semplicemente concepito e -tantomeno formulato- da un leader politico italiano. A qualunque partito politico appartenga.

SOVRANITA’ EUROPEA

Secondo Macron la Francia ha cercato di reinventare o ripristinare la vera sovranità europea. Infatti la vera sovranità consiste nella capacità di decidere in maniera autonoma, di stabilire le proprie regole, di regolamentare e di fare le proprie scelte. Proprio per questa ragione la Francia ha posto l’enfasi sulla necessità di avere un’agenda comune nel campo della tecnologia, della difesa, della risposta alle crisi valutarie, economiche e fiscali. Tutto ciò rientra nel concetto di autonomia strategica, concetto questo che manca in modo evidente nelle riflessioni dei nostri leader italiani.

Secondo il presidente francese l’UE deve essere in grado di vedere se stessa come un’entità comune capace di prendere decisioni da sola e di investire molto di più in settori chiave della sua sovranità, come la difesa.

Fino a questo momento far parte della NATO significava godersi infatti la protezione delle forze armate statunitensi e, in cambio, avere accesso a contratti e acquistare hardware americano. Ebbene secondo il presidente francese tutto ciò deve essere messo in discussione: la presenza dei soldati americani in Europa e dispiegati su questa scala non ha un reale senso strategico perché non corrisponde alla difesa di interessi chiari e diretti e quindi non è un approccio sostenibile. L’Europa insomma deve assumersi le proprie responsabilità. È infatti evidente che qualsiasi entità politica esistente debba assicurare la protezione del proprio popolo. Ecco allora che se veramente si vuole portare avanti e promuovere l’idea e la realtà dell’Unione Europea, questa deve essere in grado di proteggere in maniera adeguata i suoi cittadini.

Questo concretamente significa che l’Europa deve investire molto di più nella difesa dei suoi interessi ed è proprio in questa direzione che vi è stato da parte della Francia un significativo aumento nel bilancio della difesa. Inoltre allo scopo di conseguire questa autonomia strategica è necessario costruire progetti comuni, armonizzare le diverse organizzazioni sviluppando nuove tecnologie e nuove attrezzature comuni.

Ecco perché un anno e mezzo fa Macron ha lanciato un’iniziativa per il 5G per avere una soluzione europea al 100%. Ebbene a marzo 2020 la Commissione Europea ha introdotto i propri standard per il 5G, per la supervisione delle nostre piattaforme e per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale.

Inoltre, Macron è persuaso che si possa collaborare molto di più grazie alla Global Partnership for Artificial Intelligence, che è stata lanciata alcuni semestri fa al G7. Sviluppato di concerto con il Canada, consente all’UE di lavorare collettivamente e di stabilire una governance democratica comune sulla questione dell’intelligenza artificiale. Preservare la capacità decisionale da parte dell’UE è la conditio sine qua non di qualsiasi discussione sia con la Cina ma anche con gli USA .

TURCHIA

Veniamo adesso a una questione particolarmente delicata e cioè alla postura della Turchia. Non è accettabile che un membro della Nato come la Turchia si sia comportata in questo modo su diverse scacchiere. È infatti evidente che, a causa della Turchia, Europa e Stati Uniti sono stati oggetto di una politica estera non condivisibile. Infatti la sua posizione in Europa e negli Stati Uniti è aberrante. Due anni fa la Turchia ha lanciato un’operazione nel nord-est della Siria senza alcun coordinamento con la NATO, gli Stati Uniti o la Francia. A quel tempo, le truppe francesi erano schierate sul terreno, perché la coalizione, guidata dagli Stati Uniti, con il sostegno della NATO, era in Siria.

Questa operazione lanciata dalla Turchia è stata motivata da considerazioni nazionali, che equivalevano a dire: “Le forze democratiche siriane rappresentano per me una minaccia terroristica, perché sono legate al PKK”. Ma ecco che, all’improvviso, la Turchia ha dichiarato che il PKK era una organizzazione terroristica e che andava eliminata. Tuttavia, le operazioni effettuate dalla Turchia sono state rese possibili dalla decisione degli Stati Uniti, implicita poi esplicita, di ritirarsi dalla Siria. Dopo la Libia, nel Nagorno-Karabakh, nel Mediterraneo orientale, la Turchia ha adottato sistematicamente comportamenti ostili nei confronti dei suoi vari partner, Europa o membri della Nato, con la volontà di porre in essere sfere di influenze con la Russia.

Se pensiamo poi alla Libia, diventa imperativo allontanare le truppe turche dal Paese, ottenere la partenza delle migliaia di jihadisti inviati dalla Siria in Libia dalla stessa Turchia (in totale violazione con la conferenza di Berlino) e allentare la pressione nel Mediterraneo orientale.

IL RUOLO DELLA CINA

Tuttavia il ruolo e l’influenza dell’Unione Europea non può essere solo nell’ambito della difesa comune ma anche nella capacità di esercitare il proprio Soft Power attraverso iniziative come quella portata in essere durante il G 20 nota come ACT-A, una gestione congiunta con i leader africani e l’Unione africana, nonché l’iniziativa sul vaccino COVAX.

A tale proposito non c’è dubbio che la Cina sia riuscita a convincere alcuni paesi africani. Infatti i cinesi hanno ottenuto risultati molto efficaci anche perché erano in grado di produrre un vaccino. Recentemente, la Cina è stata meno colpita dalla pandemia rispetto agli Stati Uniti o all’Unione Europea, e si è assicurata di poter fornire molte dosi ad alcuni paesi, nei Balcani occidentali, nel Golfo e in Africa, in quantità che non si conosce appieno, ma questo rappresenta chiaramente un successo diplomatico.

Ciò potrebbe dare l’idea che l’azione della Cina sia più efficace della strategia multilaterale che l’UE ha perseguito alcuni mesi fa. Ma a lungo termine, se l’UE avrà un approccio olistico e coordinato, dimostrerà di porre in essere una strategia più efficace di quella cinese.

Proprio a proposito della Cina la posizione francese ma anche quella della UE europea è inevitabilmente articolata: la Cina infatti è sia un partner, sia un concorrente, sia un rivale sistemico. Per esempio è un partner nell’affrontare alcune questioni globali come la questione del cambiamento climatico. Ma quando si tratta di commercio e industria, la Cina è un concorrente. Ed è un rivale sistemico, date le sue ambizioni nella regione Indo-pacifica e i suoi valori, sulla questione dei diritti umani.

Quindi la domanda è come conciliare queste diverse priorità e come affrontare tutto ciò. Secondo Macron ci sono due diversi scenari: il primo sarebbe quello di allearci contro la Cina. Questo scenario è il più conflittuale che ci sia ed è controproducente, perché incoraggerebbe la Cina a rafforzare la sua strategia regionale e ridurre la sua cooperazione su numerose questioni fondamentali per la sicurezza e la stabilità globale.

Un secondo scenario per l’Unione europea, inammissibile, sarebbe quello di affermarsi come un chiaro partner della Cina, il che porrebbe l’UE a pari distanza da Cina e Stati Uniti. Sarebbe assurdo poiché l’UE non è affatto un concorrente sistemico degli Stati Uniti. In effetti, con gli USA l’UE condivide valori comuni.

IL RUOLO DELLA RUSSIA

La Russia fa parte dell’Europa e quindi diventa necessario, includere la Russia in questo orizzonte, perché la pace e la stabilità in Europa, dipendono dalla capacità di negoziare con la Russia. Sia sugli attacchi infornatici che sulla questione dell’Ucraina e della Bielorussia è necessario dice Macron ricreare un quadro di discussione per i paesi situati in questa parte del continente.

In secondo luogo, per quanto riguarda il controllo degli armamenti, è imperativo discutere con la Russia il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio. Il presidente francese si dice consapevole ed insieme convinto che sia necessario avviare un dialogo su questa questione sia con gli Stati Uniti che con la Cina. Insomma la sicurezza del continente europeo dipende innegabilmente da un dialogo tra Russia e Ue anche su questo argomento.

MEDIO ORIENTE

In Medio Oriente, sia a livello NATO che ONU, negli ultimi anni abbiamo assistito – sottolinea Macron- a una perdita di credibilità collettiva, “perché abbiamo deciso di non intervenire, mentre intervenivano o inviavano gruppi che agiscono per procura, e abbiamo affrontato molto bene questa zona grigia”. Tuttavia, sia gli europei che gli americani, sono ormai quasi scomparsi e non sono quindi in grado di definire un quadro internazionale o multilaterale in questo settore. Anche in questo contesto diventa necessario riaprire il dialogo con la Russia. Altrettanto centrale, nel contesto mediorientale, è la questione dell’Iran. Ed -ancora una volta – proprio per affrontare questa complessa problematica diventa necessario avviare un dialogo costruttivo sia con la Cina che con la Russia. Macron sottolinea che pur impegnandosi per essere un mediatore imparziale, il ruolo degli Stati Uniti diventerà fondamentale; in primo luogo perché l’Iran e ora molto più vicino che in passato alla bomba nucleare e in secondo luogo perché diventa necessario affrontare la problematica dei missili balistici. È evidente, sotto il profilo politico, che sarà necessario coinvolgere Arabia Saudita e Israele perché sono attori chiave direttamente interessati dalle decisioni che potrebbero essere prese.

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