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La pandemia? Ha mostrato anche il fallimento dell’Intelligence. Parola di un generale ex funzionario dei Servizi

Che cosa ha detto Paolo Costantini, generale della riserva della Guardia di Finanza ed ex funzionario dei servizi di intelligence e sicurezza italiani, nel corso del seminario “L’impatto della pandemia da Sars-Cov 2 sulla sicurezza nazionale: nuove sfide per l’intelligence italiana” organizzato dall’Istituto Gino Germani.

 

“Tutti gli apparati di intelligence, non solo quello italiano, di sono trovati molto impreparati davanti alla pandemia”. Questa è la riflessione di Paolo Costantini, generale della riserva della Guardia di Finanza ed ex funzionario dei servizi di intelligence e sicurezza italiani che analizza la pandemia da Covid19 nell’ottica di una minaccia passata sotto il naso delle agenzie di intelligence mondiali . Il generale ha partecipato al seminario “L’impatto della pandemia da Sars-Cov 2 sulla sicurezza nazionale: nuove sfide per l’intelligence italiana” organizzato dall’Istituto Gino Germani. Insieme a lui sono interventi il prof. Luigi Germani, il prof. Michele Colajanni, il dott. Eugenio Spina della Polizia di Stato, il dott. Carlo Parolisi dell’Aise, il Gen. Nicola Alfieri della DIA, il Gen. Vincenzo Camporini e il prof. Massimo Amorosi.

Gli indizi non raccolti dall’Intelligence sulla pandemia

Nella sua analisi il generale Costantini ha evidenziato come l’intelligence italiana e internazionale non abbia colto i segnali di una possibile futura crisi pandemica. “Ci sono state evidenze abbastanza palesi, basta pensare alla vicenda che ha visto protagonista la Johns Hopkins Foundation e la Linda e Bill Gates Foundation che il 18 ottobre del 2019 nella simulazione Event 201 hanno immaginato un evento pandemico che partiva dal Brasile e che avrebbe causato circa 60 milioni di morti per via di un virus pandemico partito da un allevamento di maiali”. Solo pochi mesi dopo quella simulazione è diventata quasi realtà.

Il fallimento dell’Intelligence, la scienza del prima

“Un sistema di intelligence globale avrebbe dovuto quanto meno percepire l’esistenza di una minaccia”. Anche perché le simulazioni distopiche non erano il solo segnale sul campo. “Dobbiamo considerare anche altri segnali” – continua il Gen. Costantini -. Il primo è l’attività di ricerca da parte dei più grossi colossi farmaceutici nel settore delle malattie respiratorie. Dal 2017 importantissimi gruppi farmaceutici, una sorta di holding farmaceutica, stava studiando gli effetti di malattie dell’apparato respiratorio con diffusione a livello pandemico”. Il Gen. Costantini non usa giri di parole sul fallimento dei servizi di informazione. “Siccome l’intelligence è la scienza del prima e i segnali si colgono osservando la quotidianità di determinati attori che più o meno si interessano di determinati settori. Diciamo che il fallimento dell’intelligence è conclamato”.

Imparare dagli errori: centralizzare la salute e proteggere l’economia

Oggi siamo stiamo vivendo quella che dovrebbe essere la fase conclusiva della pandemia e i suoi effetti, sulla salute e sull’economia sono ancora evidenti. “Non c’è dubbio che la pandemia ci ha portato a riflettere sulla sicurezza della salute di tutti noi e sulla sicurezza dell’economia dei Paesi in cui viviamo – aggiunge il Gen. Costantini -. Tutte le economie sono state colpite così come tutte le nazioni sono state colpite a livello sanitario da questa vicenda. Quindi l’intelligence deve ragionare in termini di tutela dell’economia e tutela dei sistemi economici che possono essere colpiti da eventi analoghi nel futuro. E parlando del nostro paese mi viene da pensare come il sistema sanitario nazionale debba essere un elemento non più regionalizzato ma un elemento di chiaro interesse nazionale e centralizzato come la difesa, gli interni o le finanze. La sanità è oggi uno strumento per tutelarci e da tutelare”.

Cambiano le attività di “interesse nazionale”

Il Gen. Costantini fa poi una riflessione sui settori di interesse nazionale e su come questi sono cambiati dopo la pandemia. “L’azienda sanitaria di Pomezia che era molto avanti nella ricerca del vaccino contro il Sars-Cov2 era una risorsa da tutelare. Invece è stata acquisita per 20 milioni di sterline da una società inglese e ha contribuito alla creazione del vaccino Astrazeneca. Era una risorsa che avevamo nel nostro territorio e che non è stata tutelata dal sistema Italia – ricorda il Gen. Costantini -. Questo significa che determinate industrie del sistema sanitario non erano considerate strategiche. Invece lo sono, e lo saranno sempre di più sistema delineato dalle vicende pandemiche”. Paolo Costantini ricorda poi come nelle prime fasi della pandemia nel nostro paese mancassero dispositivi di protezione individuale come le mascherine, i guanti e i liquidi per disinfettare le mani. “Ci siamo resi conto che durante l’emergenza mancavano determinati supporti sanitari e questo perché non li produciamo più. Abbiamo demandato la produzione di determinati presidi sanitari a terzi perché nell’economia globale è ovvio che si delocalizza, che si acquista e si produce laddove c’è maggiore convenienza economica”, aggiunge Costantini. Un sistema che va ridisegnato, lasciando da parte il mantra della globalizzazione a tutti i costi.

Il nuovo ruolo della logistica dopo la pandemia

Non è solo la produzione che va ripensata ma anche il settore della logistica.  “Oggi l’Italia ha un sistema logistico sotto dimensionato rispetto alle esigenze che si sono manifestate durante la pandemia – spiega il Gen. Costantini -. Abbiamo capito che con un sistema logistico che funziona bene si riescono a superare determinati scogli che un evento pandemico può generare. Senza considerare la variazione degli indici economici della distribuzione delle materie prime”.

La riforma dell’intelligence: serve un’agenzia per l’intelligence economica e finanziaria dopo la pandemia

Una riforma dell’intelligence, a questo punta tutta l’analisi del generale della Guardia di Finanza. “Va fatta una profonda riflessione sulla riforma dell’intelligence economica e finanziaria che deve essere ripensata come un unicum e non come una parte di un apparato più esteso che comprende vari rami – conclude il militare -. L’intelligence economica e finanziaria deve essere distaccata da tutto il resto, deve dialogare con tutti gli altri organismi di intelligence ma deve essere completamente autonoma e governata da logiche che sono sue esclusive come oggi accade in Italia nella cyber security. Finalmente dopo tanti anni si è deciso di creare un’agenzia dedicata solo ed esclusivamente alla cyber security”. Anche nell’intelligence economica e finanziaria deve avere un’agenzia dedicata, “Come nel modello francese dove l’intelligence economica e finanziaria è stata completamente distaccata dall’intelligence interne ed esterne. Questo ci consentirebbe di avere una struttura più attiva e più snella e più capace di penetrare e valutare le minacce che arrivano dell’esterno verso il nostro paese, anche in situazioni di forte confusione come quella scatenata dalla pandemia”.

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