Skip to content

Russia Intelligence

La guerra ibrida della Russia

L'intervento di Francesco D'Arrigo, direttore dell'istituto di studi strategici Niccolò Machiavelli

 

Secondo molti analisti, l’autorizzazione all’utilizzo di sistemi d’arma occidentali a colpire postazioni all’interno del territorio russo, avrebbe spinto il Cremlino ad utilizzare più attivamente proxy terroristici in Europa e nei Paesi Nato. Una strategia volta a ridurre il supporto dell’Occidente a Kyiv e a distruggere i nostri valori democratici in politica estera. Una politica di destabilizzazione ed indebolimento dei Paesi occidentali, portata avanti dall’asse Pechino – Russia con la loro “partnership senza limiti” insieme ad Iran, Corea del Nord ed agli altri regimi fondamentalisti di ogni tipo che sfidano la comunità delle democrazie. Il loro obiettivo è chiaro: costituire un nuovo “forum” intergovernativo delle autocrazie mondiali per sovvertire, anche attraverso il ricorso alla guerra (cinetica e/o ibrida), l’ordine internazionale fondato sulle regole e sui diritti.

LA STRATEGIA DELLA RUSSIA

Nella Dottrina Militare della Federazione Russa, il conflitto di confine viene definito come una forma particolare di conflitto armato.

<< I conflitti armati possono essere di natura internazionale (che coinvolge due o più Stati) o internazionale e interna (con scontri armati condotti all’interno del territorio di un singolo Stato).

5. Il conflitto armato è caratterizzato da: – un alto grado di coinvolgimento e vulnerabilità della popolazione locale; – l’uso di formazioni armate irregolari – l’ampio utilizzo di metodi di sabotaggio e di terrorismo…>>

La Russia si è attivata per condurre operazioni di influenza in Occidente ricorrendo ad azioni di sabotaggio e di terrorismo?
Secondo il direttore dei Servizi segreti esteri russi (SVR), Sergei Naryshkin, per cambiare l’ordine mondiale esistente, la Russia dovrebbe attingere all’esperienza dell’Internazionale Comunista (Comintern), l’Unione di partiti comunisti guidata dai sovietici tra il 1919 e il 1943.
Questa dichiarazione pubblica del direttore dell’SVR, sembrerebbe rispondere alla domanda. Naryshkin, probabilmente, ha fatto riferimento all’esperienza dell’attività dell’Ufficio di Agitazione e Propaganda del Comintern ed all’esperienza dei suoi agenti dei Servizi segreti con compiti militari, dell’esercito e della marina.

L’idea del direttore Naryshkin di riprendere l’esperienza del Comintern, che conduceva operazioni aggressive anche durante la Guerra Fredda, sfruttando organizzazioni terroristiche amiche in Europa, è successiva ai cambiamenti ai vertici della Difesa voluti dal presidente Putin dopo la sua rielezione. Mentre lui ed il direttore del Servizio di sicurezza federale (FSB), Alexander Bortnikov, sono stati riconfermati nei rispettivi incarichi, la promozione del Ministro della Difesa Sergei Shoigu alla carica di Segretario del Consiglio di Sicurezza e la nomina di Nikolai Patrushev a Consigliere del Presidente, hanno rivoluzionato l’architettura su cui si basavano gli apparati di difesa e di sicurezza nazionale.

ATTIVITÁ DI SABOTAGGIO DELLA RUSSIA IN UE: LA NATO POTREBBE RICORRERE ALL’ARTICOLO 5 DEL TRATTATO?

Sebbene non sia mai stato confermato il coinvolgimento diretto della Russia in nessun sabotaggio, proprio per la “negabilità” che caratterizza la guerra ibrida che utilizza proxy per attentati, cyber-attacchi, disinformazione, sabotaggi ed altre tattiche di “guerra invisibile”, sin dall’annessione della Crimea alla Russia nel 2014, lo Stato Maggiore ed il Servizio di intelligence militare (GRU) hanno sicuramente condotto efficaci attività di sabotaggio in Ucraina. Da queste attività “covert” nasce il progetto di rilanciare operazioni sovversive, azioni di sabotaggio e di influenza più aggressive anche in Occidente. Una strategia coerente con la Dottrina militare della Federazione e con le aspirazioni espansionistiche dell’élite del Cremlino, alimentate dalla visione imperialista del presidente Putin durante la sua scalata al potere nell’era dello sviluppo della Russia post sovietica.

Certamente alcuni recenti attacchi ad infrastrutture ed aziende occidentali che producono armamenti hanno fatto ulteriormente aumentare i sospetti contro Mosca ed innalzare i livelli di protezione delle infrastrutture critiche in Europa. L’esplosione nell’impianto industriale di Mesko a Skarzysko Kamienna, nella parte sud-orientale della Polonia, che produceva vari tipi di munizioni per sistemi missilistici, potrebbe essere stato un atto di sabotaggio russo? Il Cremlino potrebbe aver colpito per minacciare Varsavia ed indebolire la capacità della Polonia di resistere a un conflitto armato, contro la Bielorussia o la stessa Russia. Un altro sospetto tentativo di sabotaggio, per fortuna fallito a causa dell’esplosione dell’ordigno durante la fase di preparazione il 5 giugno scorso, è quello sventato in un albergo limitrofo all’ Aeroporto di Parigi Charles de Gaulle. Un cittadino dalla doppia cittadinanza russa e ucraina, secondo quanto trapelato dalle indagini delle autorità francesi, aveva l’obiettivo di distruggere un deposito di forniture militari francesi destinate all’esercito ucraino. Azioni di sabotaggio che ricordano gli attacchi ai depositi di munizioni di Vrbetica del 16 ottobre e il 3 dicembre 2014. I depositi contenevano munizioni di una società ceca che forniva armi all’Ucraina.
Tutti ricordiamo l’attacco al Nord Stream nel 2022 e l’esplosione della diga di Kakhovka, nel 2023.

Anche se a guerra in corso è impossibile attribuire questi sabotaggi, sarebbe sorprendente se i servizi segreti militari russi e le organizzazioni proxy ad essi collegate nel contesto delle operazioni attive in Europa, fossero estranei a tutti questi attacchi.
Tuttavia, l’uso delle proprie unità di intelligence militare per le attività di sabotaggio in Occidente segnala che la leadership del Cremlino vuole portare la guerra in Europa, ma non vuole una guerra contro la Nato. Per questo Mosca considera ogni operazione sovversiva “coperta” sul territorio dei Paesi occidentali, indipendentemente dalla sua efficacia, come una vittoria tattica della sua strategia ibrida per intimidire ed influenzare l’Occidente.

LA GUERRA PSICOLOGICA

L’ambiguità strategica del presidente Emmanuel Macron, l’invio di addestratori militari in Ucraina, l’autorizzazione ad utilizzare armi occidentali per attacchi su territorio russo, la decisione del G7 di utilizzare gli asset russi immobilizzati per erogare un prestito all’Ucraina (fondi che non saranno utilizzati per scopi militari), sono fattori chiave del rinnovato sostegno occidentale a Kyiv che hanno aumentato l’ostilità di Mosca verso l’Europa, Francia e Germania in particolare.

Siamo in una situazione molto delicata con il Cremlino in evidente difficoltà politica, tuttavia, continuo a ritenere la sua minaccia di ricorso ad armi non convenzionali per inasprire il conflitto, una forma di guerra psicologica contro le opinioni pubbliche occidentali. Le Agenzie di intelligence statunitensi ed alleate considerano aumentata la probabilità che si verifichino più frequentemente atti di sabotaggio e di terrorismo soprattutto in Europa. Ma la Russia sa molto bene che non può agire in Europa con le stesse modalità che utilizza in Ucraina o in altre regioni del mondo, perché le Agenzie di intelligence occidentali, dotate delle più avanzate tecnologie, sono in massima allerta ed in grado di attribuire un eventuale attacco contro un Paese della Nato, che potrebbe provocare la richiesta di applicazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington.

Torna su